Cesare Pavese
"Prima che il gallo canti"
Compongono questo libro due romanzi brevi in gran parte autobiografici: "Il carcere" e "La casa in collina", un disarmante capolavoro.
"Il carcere"
E' un racconto interessante, ma di non semplice lettura a causa della presenza di descrizioni di sensazioni troppo complesse, ambigue, con frasi il cui significato non è di immediata comprensione. Non è evidente l'obiettivo che si prefigge, anche se probabilmente si tratta semplicemente di un'esposizione del persistente disagio interiore dello scrittore.
Stefano è un ingegnere, confinato politico in un paesino arretrato del sud. Lo tormenta il ricordo del carcere, ma neppure riesce ad adattarsi alla momentanea situazione di uomo libero non-libero, obbligato a risiedere in luoghi non suoi per un tempo che non conosce. Trova consolazione nelle nuotate in mare e un po' di compagnia in alcuni paesani, ma la sua è in realtà una contraddittoria ricerca di solitudine, come a voler amplificare la propria condizione di disagio. I giorni trascorrono lenti con passeggiate in spiaggia, sospese all'arrivo dell'inverno, e incontri all'osteria con le solite persone. Le sere e le notti nella povera abitazione sono deprimenti. Diventa sua amante la donna, vedova, che lo accudisce, figlia della padrona di casa; Stefano la tratta con freddezza perché lei interrompe il suo malinconico isolamento, vorrebbe considerarla unicamente come un corpo, ma la cerca quando la stessa, umile, materna e sottomessa, con uno scatto d'orgoglio si allontana. Entra a far parte della sua vita Giannino, un uomo del posto, più interessante e controverso degli altri, intelligente, e quando questi finisce in prigione a causa della denuncia per violenza carnale da parte dei genitori di una ragazza rimasta incinta, la reazione di Stefano è confusa: pensa spesso alle costrizioni dell'amico, ma quasi le utilizza per giustificare e accettare la solitudine, che gli crea malessere, eppure alla quale sembra ambire. E' attratto da Concia, una giovane serva dall'aspetto selvaggio, dal carattere forte, indipendente, che tende a idealizzare, ma anche in questo caso si riduce tutto a semplici sensazioni vissute da solo. In definitiva è un uomo rassegnato al disagio interiore, che per vivere ha bisogno di rimpianti.
Arriva finalmente la lettera che gli restituisce la libertà e può partire per casa in treno; sono di nuovo ambigui i suoi pensieri...
"La casa in collina"
E' un breve romanzo di notevole interesse, se letto attentamente di inquietante bellezza e profondità, in cui appare evidente il disagio interiore dello scrittore. Incapacità di assumere un ruolo nella vita, inadeguatezza, consapevolezza di questo stato grazie all'intelligenza che ne facilita lettura, si trasformano in codardia, egoismo e disinteresse del protagonista, l'unico personaggio del racconto che pur avendo cultura e capacità di analisi eviterà accuratamente ogni scelta, che esiste quindi inutilmente, e in pericolosa solitudine dell'autore.
Corrado è un professore che insegna a Torino durante il periodo in cui la città viene ripetutamente bombardata dagli alleati. La seconda guerra mondiale sta per tramutarsi in Italia in guerra civile. La sera torna alla casa in collina dove vive ospite di due donne adulte, madre e figlia; ama girovagare per colli e boschi col cane Belbo, col quale si trova a proprio agio perché il rapporto non prevede assunzioni di responsabilità. Frequenta una vicina locanda dove si incontrano giovani semplici e allegri, e dove ritrova Cate, una donna alla quale era stato legato anni prima e che aveva crudelmente lasciato, umiliandola, per la propria cronica incapacità di occuparsi delle esigenze degli altri, anche solo di prenderle in considerazione. Lei era innamorata di lui ed ora ha un figlio, Dino. Corrado capisce che potrebbe essere il padre e si avvicina al ragazzo, ma lo fa sempre con un certo distacco, trasformandolo in un compagno di passeggiate, di gioco, di studio, mai in un figlio vero e proprio.
La situazione precipita, scoppia la guerra civile e molti dei ragazzi scelgono di diventare partigiani; durante una retata all'osteria Cate viene con altri arrestata. Corrado assiste alla scena e terrorizzato fugge. Lo aiuta Elvira, teneramente, ingenuamente, inutilmente innamorata di lui, a nascondersi nel collegio di Chieri, dove vivrà schiavo della propria codardia. Lo raggiungerà Dino e per l'uomo sarà più una preoccupazione che un piacere. Entrambi alla fine fuggiranno, ma per motivi differenti: il ragazzo per unirsi ai partigiani e il professore per cercare rifugio nella casa natia, dove ancora vivono sorella e genitori. Grazie ad un paio di episodi fortunati riesce ad arrivarvi...
Corrado è un uomo solo, tristemente destinato all'oblio. Vengono i brividi percependo ciò che Cesare Pavese ha palesato con tanta semplicità e crudezza in questo romanzo due anni prima di suicidarsi. |