Buso dei Pisaroti (Verona)
- Premessa: non so di preciso dove questa bellissima grotta si trovi, ma non è del tutto colpa mia! All'una di notte eravamo ancora sul corno d'Aquilio, appena usciti dalla spluga della Preta dopo una dozzina d'ore di progressione; alle due entrammo in un pub di Fosse per mangiare qualcosa e bere una birra e più o meno alle 3.30 montammo una tendina per provare a riposare un poco nel parcheggio di Ponte di Veja... ero in piedi dalle 4 del mattino precedente, quando caricai l'auto e partii da Forlì per raggiungere sui Lessini Sandro, Simona, Damiano, Donato e Lara.
Sveglia fra le 8 e le 9, colazione nel provvidenziale bar-trattoria vicino, qualche chiacchiera coi colleghi che gironzolavano in zona per una esercitazione tecnica in palestra di roccia e partenza per il settore opposto dei monti Lessini: suppongo che la piccola frazione dove un'oretta dopo lasciammo le auto sorga a nord-ovest di Bolca, il paese famoso per i rilevanti ritrovamenti di fossili e il museo a questi dedicato. Curiosando nelle mappe in Internet e utilizzando le coordinate dell'ingresso (WGS84: 45°36'41,842"N - 11°11'22,799"W) ho probabilmente riconosciuto la contrada: si chiama Roncari e vi si arriva andando da Bolca verso San Bortolo della Montagna e deviando a destra (nord) dopo meno di 3 km. Considerato comunque che neppure il breve avvicinamento a piedi è semplice, consiglio a chi volesse visitare questa notevole risorgente di chiedere informazioni dettagliate a gruppi speleologici che conoscono l'area.
- Tenendo a sinistra la fonte di contrada Roncari abbiamo di fronte una casa fiancheggiata da due viottoli: scendiamo blandamente in quello a destra. Un punto di riferimento potremmo averlo poco dopo, quando rasentiamo l'ultima recinzione: davanti a noi (nord) notiamo in lontananza un colle boscoso dall'aspetto regolare, conico, con sullo sfondo una catena di monti; ne memorizziamo la direzione e per seguirla lasciamo presto il tratturo che curva a destra. Passiamo accanto a un tozzo castagno con vicino due alberi slanciati e ne miriamo altri due simili che aldilà di un prato svettano nettamente sul bosco retrostante. Raggiunto quest'ultimo (in tutto 5 minuti di cammino) risulta subito evidente che la pendenza in discesa diventa molto ripida, per cui su tenue traccia vi entriamo tenendoci quasi in piano a sinistra. Una ventina di metri e anche in questa direzione il terreno cala più bruscamente, ma in basso, fra gli alberi, è possibile intravedere una parete rocciosa; usiamo una corda da 40 metri per calarci in sicurezza e ci spostiamo a destra prima dell'ultimo salto, quando oramai è evidente la stretta ansa rocciosa alla cui base si apre il piccolo ingresso della grotta. Atterrando ci accoglie uno sgradevole cumulo di rifiuti: bancali, ferraglia, la parte nateriore di un ciclomotore, plastica...
- Le pareti che in questa gola cieca ci sovrastano sono estremamente fratturate, molto friabili, per cui occorre prestare attenzione alle possibili scariche di pietre. Considerato il tipo di grotta è consigliabile l'uso della muta, e soprattutto indossarla correttamente... non a rovescio come ho fatto io... All'interno non serve l'attrezzatura per la progressione verticale.
- Strisciamo in leggera discesa in un brutto cunicolo dall'aspetto instabile sentendo distintamente il rumore dell'acqua che presto incontriamo; ci immergiamo in una grossa pozza, una vera e propria vasca, poi ne usciamo per risalire il corso del torrentello in un piacevole meandro. Troviamo un secondo laghetto meno profondo, ma dentro il quale siamo costretti a procedere a carponi a causa dell'abbassamento del tetto, che precede il settore esteticamente più bello della grotta: a sinistra è splendido il tunnel a sezione quasi circolare con eleganti pareti erose a scallops che presto termina nel sifone che alimenta il corso d'acqua, mentre a destra è altrettanto rilevante l'armonioso meandro, caratterizzato dalla presenza di varie marmitte, che seguiamo entrando in una zona fossile.
- Aldilà di un elementare gradino concrezionato un paio di stretti, ma facili passaggi a sinistra permettono di scendere nuovamente a livello del corso d'acqua; andando verso valle lo spazio si riduce, pur non causando mai reali problemi nella progressione, e irrimediabilmente ci fermiamo sull'orlo (... Damiano all'interno...) dello stesso sifone toccato in precedenza nel suo lato opposto. Procedendo invece verso monte superiamo due cascatelle, lasciamo l'acqua risalendo per pochi metri un cumulo di macigni e ci infiliamo a destra in una condotta fossile. Più avanti torniamo ad incontrare il torrente, tuttavia la visita termina definitivamente qualche metro dopo di fronte al misterioso sifone dal quale lo stesso trae origine. A destra un passaggio ci illude per un attimo, ma è semplicemente l'inutile porta d'accesso ad un basso ambiente di frana.
- In www.speleolessinia.it Sandro Sedran ha pubblicato alcune notevolissime fotografie che illustrano compiutamente la bellezza dei fenomeni erosivi tipici di questa grotta.
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