Buso della Rana (Vicenza): prima puntata
Ramo Principale fino al camerone della Lavina Ramo Trevisiol Cunicolo (ex) Morto e tratto iniziale del ramo Mexico
02/10/2011
Il buso della Rana è una grotta di dimensioni notevoli e di eccezionale fascino. Se della Preta e di altri spettacolari abissi colpisce la verticalità, qui è lo sviluppo orizzontale che stupisce e lascia interdetti. Le gallerie, gli splendidi meandri paiono infiniti, si assomigliano e possono confondere, creano l'illusione di un cammino ipogeo che mai si fermerà. Ovunque c'è acqua e come afferma lo speleologo-fotografo-divulgatore Sandro Sedran parlando di alcuni rami: "Prima ti bagni e meglio è, così non ci pensi più". In effetti parlando di grotte attive è impossibile ignorare questa enorme risorgente famosa fra l'altro per le sue poderose "onde di piena" capaci di bloccare all'interno speleologi esperti in esplorazione in zone remote o visitatori occasionali che in momenti non adatti si sono avventurati nel semplice ramo Principale.
Ciò che ho notato girovagando ad esempio nel ramo Trevisiol con un rilievo dettagliato in mano è che con un po' di attenzione ed esperienza ci si orienta facilmente, ma pure che entrambe sono fondamentali per non perdersi: a guidare è il corso dell'acqua, a segnalare il giusto pertugio nelle sale è la corrente d'aria, poi utili sono le tenui tracce di passaggio e altri piccoli particolari. In realtà questo ramo, come d'altronde quello Principale, non pone difficoltà rilevanti, tuttavia da un'idea precisa di ciò a cui si va incontro inoltrandosi in vie più complesse e lontane: molte possono essere le diramazioni che spesso si chiudono o stringono eccessivamente, ma a volte sono la strada d'accesso per altri ambienti altrettanto articolati... d'altronde lo sviluppo complessivo della grotta si avvicina ai 30 km, innumerevoli sono gli incroci e gli spazi vuoti simili e l'effetto dominante se non li si conosce bene è quello di trovarsi in un gigantesco labirinto.
Risulta poi evidente l'impossibilità, a meno chè non si giri con foglio e penna per prendere appunti, di fornire in seguito una descrizione esatta dell'intero percorso fatto: in un ramo semplice come il Trevisiol abbiamo scelto bucanotti per proseguire, in alto o in basso, praticamente uguali l'uno all'altro, e attraversato sale non sempre identificabili con precisione. Sandro ha ideato e creato un sito, www.busodellarana.it, che è diventato una preziosa opera enciclopedica dedicata totalmente a questa grotta. Vi trovano descrizioni dettagliate di ogni ramo, rilievi, bellissime fotografie... ne consegue che consiglio a chi volesse avventurarsi là sotto di fare riferimento alle nozioni da lui pubblicate, ben più utili di quelle che potrei fornire io.
Mi limiterò più che altro, in questa relazione e nelle altre che seguiranno, a segnalare particolari riscontrati, a sottolineare il valore estetico di alcune zone ed eventualmente a raccontare aneddoti.
Descrizione dell'itinerario percorso:
- Nel ramo Principale: dal colossale ingresso al laminatoio-sifone il cammino è obbligato; aldilà di questo fastidioso, ma elementare passaggio (... è la prima trappola a scattare in caso di piena: 5/6 ore dopo un discreto temporale il livello dell'acqua si alza e da qui non si passa più... dalla sola via d'uscita non si passa più...) attraversiamo la sala del Trono e incontriamo la Ferrata, un divertente tratto attrezzato con comodi gradini, pioli e fune metallica di sicurezza che permette di superare il profondo laghetto di Caronte.
- Senza intoppi proseguiamo fino alla sala Trivio: a sinistra c'è una ripida galleria che presto diventa impercorribile, a destra l'arrivo del ramo delle Marmitte e davanti a noi il condotto semi-allagato che ci interessa. Più avanti lasciamo a sinistra l'imbocco del poco invitante ramo del Pantano, quindi a destra, nella zona denominata Labirinto, la spaccatura oltre la quale una galleria porta alla sala da Pranzo (luogo sicuro dove eventualmente attendere il deflusso di una piena improvvisa) e all'incrocio fra ramo Morto e ramo dell'Argilla. Entriamo nel camerone dei Massi e nel lato opposto curviamo a destra infilandoci presto in una botola, risaliamo il meandro attivo e sbuchiamo nella sala della Cascata: appena a destra abbiamo una pozza e in basso il cunicolo semi-allagato per la sala Nera (ramo Attivo di Destra), mentre di fronte una scaletta metallica ci permette di superare un salto di 4 metri e accedere al corridoio delle Stalattiti, il tratto esteticamente più bello del ramo Principale. Il meandro è ora elegante, con pareti rocciose compatte e splendide marmitte lavorate dall'acqua che oggi scorre particolarmente tranquilla. Un affluente a destra e un "ometto" su un masso segnalano il punto in cui si devia per entrare nel ramo Trevisiol.
- Ramo Trevisiol: si può strisciare nel cunicolo a livello del torrentello, o passare un metro sopra affrontando una facile fessura. Procediamo contro-corrente nel meandro seguente e dopo un centinaio di metri giungiamo nella grande sala dei Due Rami, che prende nome dalla presenza contrapposta di due diramazioni: a sinistra il ramo del Guano, di modesto interesse, e a destra il cunicolo (ex) Morto, ben più importante perché porta, grazie ad un micidiale lavoro di disostruzione condotto con successo dal gruppo di Schio una trentina d'anni fa, al ramo Mexico, quindi al bivio della sala del Ballatoio (a sinistra si continua nel ramo Verde verso i lontani rami Scaricatore, dei Sabbioni e dei Sassi Mori, mentre a destra si torna tramite i rami del Congiungimento e dei Ponticelli nelle zone più vicine all'uscita, cioè verso i rami dell'Argilla, delle Marmitte e Morto).
- Da qui in avanti è un continuo susseguirsi di sale collegate da comodi corridoi e semplici cunicolotti a livello del torrente, o passaggi più alti mai complessi; ogni volta che non è stato possibile risalire direttamente il corso d'acqua abbiamo senza difficoltà individuato una via tranquilla pochi metri sopra allo stesso, spesso supportati nella scelta del pertugio giusto dalla forte corrente d'aria che vi soffia. Attraversiamo la saletta del Colatoio, il salone dei Due Camini e la sala della Frana notando che aumenta la frequenza delle concrezioni, non vistose a causa delle piccole dimensioni e del colore scuro, ma certamente belle e interessanti per la varietà e la fantasia delle forme. Da segnalare una grande, spettacolare colata che inaspettatamente appare sulla sinistra, un passaggio a sinistra con breve arrampicata su pietre poco stabili, una facile fessura orizzontale sormontata da stalattiti, una stretta curva in galleria facilmente riconoscibile (la direzione del percorso muta di almeno 140°) e la salita su macigni immediatamente successiva a quest'ultima nella sala dei Massi Incastrati.
- Ancora un centinaio di metri e arriviamo nella sala della Targa (targhe a destra, una posta a ricordo dell'impresa esplorativa dagli scopritori, nei cui pressi pende da un camino la corda che permette di accedere al ramo Giacomelli, prevalentemente verticale, che dopo una serie di risalite l'ultima delle quali in un grande P100 ha consentito agli speleologi di giungere a poche decine di metri dall'esterno). Il torrente del ramo Trevisiol proviene da un cunicolotto angusto percorribile senza eccessive difficoltà solo quando il livello dell'acqua è basso; aldilà c'è una sala con notevoli concrezioni e sul fondo due aperture non particolarmente invitanti: i budelli che seguono sono stretti, attivi, di discreto sviluppo (quello a destra è lungo una sessantina di metri), tuttavia di modesto interesse.
- Cunicolo (ex) Morto e nel ramo Mexico: al ritorno siamo andati a curiosare in questo condotto fangoso dalla sezione trasversale limitata, ma privo di complessità significative. Al termine siamo entrati nel ramo Mexico, abbiamo attraversato 3 sale, notato alcuni invitanti camini forse "vergini" e piccole, piacevoli concrezioni; superata l'ennesima semplice fessura, di fronte a una galleriotta rettilinea dalle dimensioni apparentemente maggiori abbiamo invertito il senso di marcia e siamo tornati nelle sala dei Due Rami. In ognuna delle camere il giusto pertugio in cui infilarsi è segnalato da freccie, e in ogni caso percorso da una considerevole corrente d'aria.
- Nel ramo Principale: tentando di ritrovare Sandro, Simona, Damiano e i colleghi che stavano guidando in giro per la Rana un gruppo CAI composto da quasi 40 persone (in zona sala Snoopy c'erano anche Giorgio e altri ragazzi del GAM di Verona), siamo rientrati nel ramo Principale e l'abbiamo seguito verso monte. Il corridoio delle Stalattiti è bellissimo e oltre alle marmitte e alle sinuose pareti erose già ammirate propone ora spettacolari concrezioni di rilevanti dimensioni. In una rientranza a sinistra, a due metri d'altezza, c'è un meandrino dal quale proviene l'acqua che alimenta una cascatella: è questo il punto di partenza del ramo dei Salti, quasi completamente verticale e il cui punto più elevato si trova a pochi metri dalla superficie esterna.
- Più avanti l'ambiente si allarga; un pendio detritico ci porta a una comoda fessura oltre la quale si apre il considerevole camerone della Lavina.
... nessuna presenza nella grande sala, nessun vocìo in lontananza... convinti di essere stati abbandonati all'interno della grotta per ordine dell'inflessibile capo-spedizione a causa del nostro imperdonabile ritardo, abbiamo interrotto la visita di questo ramo e velocemente siamo tornati verso l'uscita per scoprire di aver esagerato con la fretta nel momento in cui abbiamo udito l'orrido grido di richiamo all'ordine lanciato da Sandro nei confronti dell'avanguardia del gruppone CAI che ancora non era "riemersa" dal ramo delle Marmitte... giunti alle auto in netto anticipo abbiamo atteso gli altri per un'ora da me trascorsa ascoltando la frase che quell'orco di Fabione, mio compagno d'avventura, ha migliaia di volte ripetuto: "L'avevo detto io che c'era il tempo per arrivare in fondo al ramo Principale..." ... sono state necessarie due "medie" e una gigantesca bruschetta con gorgonzola, speck e porcini per lenire la mia contrizione nella vicina birreria Rana...
"Ingresso"
"Laghetto di Caronte"
"Laghetto di Caronte"
"Ramo Principale"
"Ingresso del ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
Alcune foto sono di Fabio Belletti, dello Speleo Club Forlì |