Buso della Rana (Vicenza): seconda puntata
Ramo Principale fino all'incrocio col ramo Trevisiol Labirinto e sala da Pranzo Ramo dei Ponticelli Ramo del Congiungimento Ramo Verde fino all'incrocio col ramo dei Sabbioni Ramo dei Sabbioni: sala degli Imbuti e fessura Allagata Ramo Mexico e cunicolo (ex) Morto Ramo Trevisiol: tratto iniziale
09/10/2011
Continuano le nostre peregrinazioni all'interno della Rana... oggi siamo in due, io e Bicio, e abbiamo un programma abbastanza ambizioso: l'idea è di raggiungere la sala da Pranzo dal ramo Principale, risalire i rami dei Ponticelli e del Congiungimento fino alla sala del Ballatoio, passare al ramo Verde e vedere dove porta, infine tornare al Principale dal ramo Mexico, magari dando un'occhiata alla ramificazione che parte dalla sua seconda sala. Per chi è abituato a girare in queste zone della grotta, perlomeno in quelle più remote, o per chi addirittura le ha esplorate certamente non è un problema riconoscere il percorso, ma ben diverso è il discorso per noi che mai ci abbiamo messo piede, e neppure sappiamo dove siano gli incroci e che forma abbiano gli spazi vuoti che incontreremo.
Possiamo contare su un buon rilievo (solo la pianta però) e alcune vecchie relazioni tratte dal prezioso sito www.busodellarana.it creato da Sandro Sedran, poi su una discreta esperienza, una curiosità infinita e una particolare tendenza, se si può definirlo così, all'azzardo razionale. Chiaramente ho avvertito Sandro, gli ho comunicato il nostro itinerario e nel tardo pomeriggio ci incontreremo al bar Rana (loro in giornata saranno impegnati in lavori di disostruzione nel buso della Pisatela, proprio sopra alle nostre teste), o ci sentiremo al telefono per confermare che abbiamo trovato la strada del ritorno e siamo usciti... ed evitare così che lui allerti il Soccorso Speleologico!
Anche questa volta, come la precedente nel ramo Trevisiol, non abbiamo riscontrato difficoltà significative di orientamento grazie ai vari segni presenti (frecce, vecchi aloni nerastri lasciati dalle fiammelle alimentate con acetilene, strisciate nel fango, impronte, pietre rotte o spostate o accatastate dagli esploratori e da chi ha reso in passato transitabili i passaggi), alle correnti d'aria spesso rilevanti soprattutto nelle numerose strettoie superate, all'accuratezza del rilievo e all'evidente allusione alla morfologia nel nome attribuito ad alcuni luoghi: sala del Ballatoio, sala degli Imbuti, fessura Allagata... Altra cosa invece per le difficoltà tecniche: nulla di estremo, ma l'ingresso nel ramo Verde avviene in uno stretto meandro a qualche metro d'altezza prima (c'è una corda per assicurarsi) e sulla scomoda base con marmittine poi, gli imbuti che danno il nome alla sala sono infidi scivoli di fango che non darebbero scampo (il buco sotto è profondo 4/5 metri) in assenza della provvidenziale corda di sicura, il ramo del Congiungimento propone una lunga serie di cunicoli e fessure non banali (alcune inquietanti a vedersi, ma non particolarmente selettive), e la ramificazione nel Mexico un budellotto piuttosto "rognoso" (o "cancaro" come ho sentito dire da speleologi veneti) all'inizio e subito dopo una risalita pericolosa. E' risultato infine evidente che la zona bassa del ramo Verde e la sala degli Imbuti, dalla quale partono i rami dei Sabbioni, dei Sassi Mori e Scaricatore, non sono punti in cui farsi sorprendere da una "piena" (può darsi che esageri, ma per me laggiù l'acqua arriva tranquillamente al soffitto...).
Descrizione dell'itinerario percorso:
- Nel ramo Principale (parzialmente estratto dalla relazione precedente): dal colossale ingresso al laminatoio-sifone il cammino è obbligato; aldilà di questo fastidioso, ma elementare passaggio (... è la prima trappola a scattare in caso di piena: 5/6 ore dopo un discreto temporale il livello dell'acqua si alza e da qui non si passa più... dalla sola via d'uscita non si passa più...) attraversiamo la sala del Trono e incontriamo la Ferrata, un divertente tratto attrezzato con comodi gradini, pioli e fune metallica di sicurezza che permette di superare il profondo laghetto di Caronte.
- Senza intoppi proseguiamo fino alla sala Trivio: a sinistra c'è una ripida galleria che presto diventa impercorribile, a destra l'arrivo del ramo delle Marmitte e davanti a noi il condotto semi-allagato che ci interessa. Più avanti lasciamo a sinistra l'imbocco del poco invitante ramo del Pantano, quindi entriamo nella zona denominata Labirinto. Contiamo tre corde che arrivano dall'alto; cercando la diramazione per la sala da Pranzo risalgo in libera lo scivolo su cui si appoggia la terza, ma sopra trovo solo brutte fessure verticali e rinuncio. Sappiamo che a destra del ramo Principale deve esserci la deviazione, così nei pressi di una curva secca a sinistra mi infilo nella bassa apertura che noto davanti a me; dopo qualche metro lo spazio si allarga e restando in contatto a voce con Bicio, che nel frattempo sta continuando la ricerca del giusto pertugio oltre la curva indicata, insisto nel tentativo. Passano pochi minuti e sento nitidamente la frase: "Ho capito dove sei, arrivo!" Improvvisamente mi trovo su un terrazzino affacciato su una galleria di modeste dimensioni; due metri sotto c'è Bicio che mi aspetta. "Sei rimasto sul ramo Principale?", chiedo. "Boh, ho sentito che mi chiamavi, ho visto la tua luce in un pertugio e ti ho raggiunto". Mentre scendo provo a ragionare: "Sei arrivato nel camerone dei Massi?" "E come faccio a saperlo? Sono stato in Rana una volta solamente dopo il corso, 4/5 anni fa, e..." "Ok, ammesso che tu non abbia lasciato il ramo, allora il camerone è a destra... andiamo... però non riconosco niente qui..." ... infatti sbuchiamo in una camera ben più piccola di quanto mi aspetti, con una scatola di plastica attaccata alla parete destra e un cavo telefonico che vi giunge accompagnando il nostro cammino... "Siamo alla sala da Pranzo... incredibile, per sbaglio abbiamo preso la diramazione che non riuscivamo a trovare!!", esclamo soddisfatto, consapevole di poter al momento contare su una buona dose di c...! In pratica è successo (lo capiremo solo al ritorno) che Bicio ha individuato il buco giusto per passare rapidamente dal ramo Principale alla sala che sorge all'incrocio fra ramo Morto e ramo dell'Argilla seguendo i miei segnali vocali e visivi: è una comoda strettoia che si trova a destra appena prima del grande laminatoio che precede il camerone dei Massi; anch'io sono arrivato alla stessa galleria di collegamento seguendo una via più articolata, in compenso indirizzando correttamente, e involontariamente, lui...
- Ramo dei Ponticelli e ramo del Congiungimento: seguiamo a destra il ramo dell'Argilla e in breve, ad una netta curva a destra, lo lasciamo per risalire un evidente scivolo fangoso (corda con nodi) di fronte a noi... siamo nel ramo dei Ponticelli. La via è logica e non incontriamo difficoltà. Superiamo un bel meandro, qualche passaggio basso, minuscole salette, semplici strettoie e un gradino di 2/3 metri con buoni appigli; un po' di fango ci si attacca addosso, tuttavia il fastidio che procura è realmente minimo. Una corda proveniente da un ambiente che dal basso pare ampio indica la presenza ad una quota maggiore del ramo del Sogno; le altre diramazioni hanno pertugi d'accesso talmente angusti che risulta facile ignorarli e solamente uno, a destra, può indurre a strisciarvi dentro, ma anche in questo incrocio non abbiamo dubbi sul fatto che bisogna proseguire dritto, supportati fra l'altro dalla presenza di inequivocabili frecce.
- Spesso procediamo stesi, altrettanto spesso ci imbattiamo in fessure, un paio dall'aspetto particolarmente arcigno (non complesse però), e l'ambiente non varierà fino a quando improvvisamente si allargherà nella sala del Ballatoio, per cui non riusciamo a individuare il punto in cui lasciamo il ramo dei Ponticelli per entrare in quello del Congiungimento; forse è nei pressi della caratteristica cameretta nella quale sbuchiamo da un'apertura sormontata, a non più di 3 metri d'altezza, da una finestrella con nei pressi un chiodo, e dove per un attimo sbagliamo cunicolo prendendo quello a sinistra, più largo, "ventoso" e con chiare tracce di passaggio, che presto però diventa umanamente impercorribile infilandosi sotto a una frana: andando dritto, invece, e curvando subito a sinistra, dopo una salitella in fessura sulla stessa frana arriviamo in una seconda piccola sala, meno "infida" tuttavia della precedente perché propone solo due buchi... da uno si entra e dall'altro si esce!
- E' piacevole la sensazione quando finalmente ci alziamo in piedi nella sala del Ballatoio che dopo tanto strisciare ci pare immensa, ben più vasta di quanto in realtà lo sia. Una stretta frattura a sinistra permette di accedere al ramo Mexico e illustra chiaramente cosa ci aspetterà al ritorno, mentre davanti a noi c'è uno sprofondamento con a sinistra un comodo passaggio (il ballatoio) che ne favorisce l'aggiramento; del ramo Verde sappiamo unicamente che per giungervi occorre andare oltre questo pozzaccio franoso per cui, sognando grandi gallerie in cui camminare tranquillamente, vi giriamo attorno ed entriamo in un ambiente più basso; subito notiamo un piccolo ingresso e capiamo di esserci illusi.
- Ramo Verde: dalla camera adiacente alla sala del Ballatoio si esce solo retrocedendo o infilandosi in un cunicolotto che immediatamente piega a destra; come le altre fessure incontrate fino ad ora nei rami importanti della Rana anche questa è delle dimensioni giuste per consentire il passaggio con relativa facilità... o la natura è stata particolarmente gentile nei confronti degli speleologi, o sono stati lungimiranti esploratori e disostruttori! Qualche difficoltà in più, tuttavia, si presenta dopo la curva secca: assicurandoci ad una corda fissa avanziamo faticosamente, e lentamente, in uno stretto meandro a 2/3 metri d'altezza dalla base... lo sconforto per un attimo ci assale: "Cazzo, se il ramo Verde è tutto così mi sa che di strada ne facciamo poca... e pensare che l'ho scelto a caso fra i tanti, quasi tutti, che non conosco qua dentro...", mugugno. "Comunque continua...", sentenzia Bicio con voce strozzata aggiungendo improperi irripetibili perché il casco gli si è incastrato fra le pareti di roccia. "Lo vedo anch'io che continua... a cosa pensavi che servisse la corda? Cerca piuttosto di non incastrarti... si è bloccato il mio sacco... ma porXXΨXXΨ di quella XΨXXXΨXX puttXXΨXXX...!!" "Qui si allarga, si scende a terra". "Ok, va avanti, penseremo poi a come uscirne..."
- Proseguiamo nel meandrino restando di nuovo alti, ma siamo costretti a fermarci di fronte a un salto di qualche metro, allora retrocediamo di pochi passi e in contrapposizione ci caliamo alla base, stretta, con marmittine piene d'acqua limpida, ma percorribile. Sbuchiamo presto, finalmente, in un'ampia galleria, il ramo Verde vero e proprio: a sinistra si va verso il settore a monte, noi optiamo però per quello a valle, a destra. Superiamo una frana e torniamo sul ruscelletto intuendo che risulterà impossibile restare asciutti. Procediamo in un ambiente che assume un discreto interesse estetico grazie alla roccia lavorata che forma belle marmitte; cerchiamo di evitarle passando quando possibile un metro sopra, tuttavia presto o tardi la morfologia del meandro ci costringe a finirvi dentro. Non abbiamo dubbi sulla via da seguire fino a quando, aldilà di un facile gradino in salita, non incontriamo una corda grigiastra che consente di accedere ad ambienti superiori. Decidiamo per il momento di ignorarla perché si riesce a transitare anche restando a livello dell'acqua, sotto alla frana ciclopica che apparentemente sbarra la strada. Infilo la testa in una strettoia e noto una pozzetta torbida, provo ad allungarmi, ma alla fine sono obbligato a infilarvi un piede che affonda di almeno 30 centimetri in una poltiglia appiccicosa: "Che cazzo...", blatero rialzandomi e facendo passi veloci per evitare di restare intrappolato. "Cosa succede?", chiede Bicio da dietro. "Tutto ok, nessun problema, vieni pure..." PAPLOF! "... sbrigati però, se no non ne esci più". "Ma vaffanc...!!"
- Curviamo a sinistra mentre la superficie, pur restando particolarmente morbida, in parte si asciuga e di conseguenza riesce a reggere il nostro peso. Aldilà della netta curva successiva, sempre a sinistra, ci troviamo di fronte un corridoio senza fine, perfettamente rettilineo, largo 70/80 centimetri dove si cammina, chiuso ad alcuni metri d'altezza dopo che le pareti di roccia si sono avvicinate con regolarità, in pratica un affascinante fessurone lungo decine di metri, con la base immacolata formata da umida ghiaia e limo, soffice, quasi elastica... un irreale crepo oscuro disegnato con riga e squadra, inquietante perché non vi è traccia umana, perchè l'acqua ha cancellato tutto, perché in caso di piena qui arriva fino al soffitto... "Dove siamo?" "Non lo so, secondo il rilievo dovevamo incontrare una sala... andiamo avanti per un po', poi controlleremo nuovamente".
- Il corridoio termina: siamo sulla riva di un lago profondo oltre un metro, la corrente d'aria è forte quindi aldilà lo spazio vuoto è considerevole, tuttavia lo specchio d'acqua ha l'aspetto di un sifone posto alla fine di una galleria e non riusciamo a vedere dove sia il proseguimento... impossibile poi pensare di superarlo, non tanto per l'acqua quanto per l'alto strato di ghiaia/fanghiglia sul fondo, capace di bloccare le gambe almeno quanto la pozza incontrata in precedenza, probabilmente con maggiore tenacia... a destra abbiamo un'alta frattura intransitabile dalla quale è facile che esca lentamente l'acqua quando il livello sale... guardiamo con attenzione il rilievo e ogni dubbio scompare, anche se inizialmente proviamo ad alimentarli perché ci sfuggono alcuni particolari: "Siamo nella fessura Allagata, nel ramo dei Sabbioni... vedi quant'è dritta, lunga, e le due curve prima, e il punto da cui defluisce l'acqua?" "E la sala degli Imbuti? Gli incroci con gli altri rami? Come abbiamo fatto ad arrivare qui?" "La corda... noi siamo passati in basso... la sala deve per forza essere in alto, deve portarvi la corda... maledizione, se avessi trovato la sezione del rilievo del ramo avremmo capito subito... però questo è uno dei posti più strani in cui mi sia capitato di andare e secondo me non capita spesso di trovarlo quasi in secca, facilmente percorribile... scattiamo due foto, saranno le prime di questa zona in www.busodellarana.it... le venderemo a Sandro a un prezzo esorbitante..."
- Retrocediamo fino alla prima curva: in alto, davanti a noi, è evidente la presenza di una sala; supero in libera il gradino di un paio di metri e vi entro. E' tetra, scura, ampia, bassa, di forma irregolare; a sinistra c'è l'imbocco di una galleria (ramo Scaricatore), davanti a me la roccia liscia di un bellissimo camino "deturpato" (... nel senso che avrei voluto risalirlo io...) da una fila di fix, appena a destra l'ingresso del ramo dei Sassi Mori e più in là una corda fissa sistemata per assicurare, suppongo, un traverso esposto... chiamo Bicio che subito mi raggiunge: siamo nella sala degli Imbuti. Decidiamo di tornare; ci avviciniamo alla corda che inseriamo nei moschettoni delle nostre longe e improvvisamente ci appare chiaro il significato del nome del luogo: il ripido scivolo fangoso sotto ai nostri piedi sparisce in un paio di buchi neri e anche reggendosi risulta difficile mantenere l'equilibrio... sono imbuti attraverso i quali senza la provvidenziale fune si precipiterebbe per 5/6 metri nel meandro sottostante, quello percorso per arrivare alla fessura Allagata. Ed è chiara anche un'altra cosa: "Hai visto il fango? E' ovunque, umido... e le pozze nel ramo Scaricatore? Forse ho capito perché si chiama così: l'acqua sommerge tutto, arriva al tetto, e defluisce da quella galleria..." Proprio nel punto in cui termina il traverso e ci si cala alla base del meandro c'è un ponte di massi tramite il quale (è presente una corda per assicurarsi) è possibile passare sul lato opposto, dove si aprono i due ingressi del ramo dei Sabbioni (dal rilievo si deduce che i due condotti presto si uniscono in una via principale nella quale confluisce poi da destra quello che si trova aldilà della fessura Allagata... controlleremo personalmente la prossima volta).
- Rimuginando su ciò che abbiamo visto, sguazzando in pozze e marmitte e maledicendo i sacchi che si incastrano anche dove passerebbe un camion (... quand'è che ne inventeranno di minuscole dimensioni, ma spaziosi all'interno, capaci di contenere tutto il necessario lasciando però il peso nel baule dell'auto...) voliamo verso la sala del Ballatoio.
- Ramo Mexico: "Finalmente si striscia... laggiù in fondo al ramo Verde cominciavo ad annoiarmi... così ovvio... troppa tranquillità, mancanza di stimoli e pericoli... più che affondare nelle sabbie mobili, sparire in uno degli imbuti o affogare ed essere sparati giù dallo... Scaricatore... cosa poteva succederci?!?" In realtà il Mexico è un utilissimo ramo di collegamento, solo relativamente faticoso; non vi sono punti complessi o in cui ci si incastra e semplicemente occorre un po' di pazienza per affrontarne le galleriotte, i cunicoli e le semplici strettoie. La fessura iniziale propone un piccolo sprofondamento, poi un saltino di un paio di metri che si discende, sfruttando comodi appigli, per entrare in un ambiente momentaneamente più ampio, con qualche concrezione. Procediamo a volte a carponi, a volte stesi, ma sempre senza problemi; fra l'altro è impossibile sbagliarsi perché le diramazioni risultano insignificanti, vi sono varie frecce disegnate sulla roccia e in più punti è rilevante la corrente d'aria che percorre la via. Sbuchiamo in una camera con piccole stalattiti cresciute sotto a un bel camino caratterizzato da un consistente stillicidio.
- Nella sala seguente, ad occhio la più vasta, c'è a destra l'unico rametto laterale di una qualche importanza; decidiamo di visitarlo nonostante una vecchia relazione ci parli della presenza, già all'inizio, di una fessura "molto impegnativa". Rimontiamo un pendio di grossi detriti e tramite un passaggio largo e basso ci immettiamo in una frattura che a destra subito si chiude; a sinistra, invece, sale tranquillamente verso la strettoia indicata nella descrizione; la osserviamo con attenzione, poi Bicio parte e io lo seguo: è brutta, lunga 2/3 metri, piuttosto bassa dopo una curva secca a sinistra, ma non selettiva e neppure particolarmente difficile... può darsi che qualcuno, tempo addietro, l'abbia "ingentilita", oppure che la nostra capacità di sopravvivere nelle grotte "minimali" della Vena del Gesso Romagnola torni utile in casi come questo! Aldilà c'è una minuscola sala. Risaliamo per poco, superiamo una seconda strettoia, elementare, ed entriamo in una bella forra alta forse 6 metri sul cui fondo un pozzetto permette di accedere ad una cameretta senza prosecuzioni significative. Davanti a noi c'è ora il passaggio che ci costringerà a desistere: la forra in basso si chiude e prosegue solo 4 metri sopra, le pareti sono lisce, scivolose, non parallele, convergenti tanto da sconsigliare di attaccarle in contrapposizione, con poche prese definite, piccole e distanti. Provo ad arrampicare una, due, tre volte raggiungendo sempre un punto a quota superiore, tuttavia mi appare presto evidente che probabilmente sarei stato in grado di salire, ma di certo mi sarebbe stato impossibile scendere senza l'ausilio di una corda. Un po' abbacchiato rinuncio e torniamo indietro.
- Dalla seconda sala passiamo alla terza e da qui, dopo aver visionato un notevole camino e la sua discreta "decorazione" a fix, attraverso una botola con una grossa freccia sopra ci infiliamo nel cunicolo (ex) Morto che senza inghippi ci indirizza verso la grande sala dei due Rami, nel tratto iniziale del ramo Trevisiol. Andiamo a sinistra e in breve arriviamo al ramo Principale, poche decine di metri a monte della scala posta nella sala della Cascata.
Per terminare potrei raccontare di come, dopo tanto girovagare in zone sconosciute della Rana, dopo innumerevoli fessure non sempre banali, cunicoli, arrampicate in libera, traversi in stretti meandri o su infidi scivoli, sia riuscito ad incagliarmi nel laminatoio della sala del Trono, quello che precede il laghetto di Caronte e che bambini, turisti e pensionati affrontano con disinvoltura nelle frequentissime gite CAI, e illustrare di conseguenza l'acume del commento espresso, con l'intento di consolarmi, dall'impagabile Bicio mentre provava a liberarmi: "Comunque per me non sei il primo "pataca" che si incastra qui in questo modo!", ma sono convinto che il lettore non crederebbe ad una sola parola di una storia simile perché la riterrebbe esagerata, troppo distante dalla realtà, e anche priva di fantasia, per cui eviterò di narrarla e attenderò che l'unico testimone presente la dimentichi... e se così non fosse lo sopprimerò...
"Sifone a valle del laghetto di Caronte"
"Laminatoio a valle del laghetto di Caronte"
"Laghetto di Caronte"
"Ramo dei Ponticelli"
"Ramo dei Ponticelli"
"Ramo dei Ponticelli"
"Ramo dei Ponticelli"
"Ramo del Congiungimento"
"Ramo del Congiungimento"
"Ramo del Congiungimento"
"Ingresso del ramo Verde"
"Ramo Verde: meandro fra la sala del Ballatoio e il condotto principale"
"Ramo Verde: meandro fra la sala del Ballatoio e il condotto principale"
"Ramo Verde: meandro fra la sala del Ballatoio e il condotto principale"
"Ramo Verde: meandro fra la sala del Ballatoio e il condotto principale"
"Ramo Verde: meandro fra la sala del Ballatoio e il condotto principale"
"Ramo Verde: tratto verso valle"
"Ramo Verde: tratto verso valle"
"Ramo Verde: tratto verso valle"
"Ramo dei Sabbioni: fessura Allagata"
"Ramo dei Sabbioni: fessura Allagata"
"Ramo dei Sabbioni: fessura Allagata"
"Ramo dei Sabbioni: fessura Allagata"
"Ramo Mexico"
"Ramo Mexico"
"Ramo Mexico: parte spaziosa della fessura nella diramazione della 2a sala"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Trevisiol"
"Ramo Principale"
"Ramo Principale"
"Ramo Principale"
Alcune foto sono di Fabrizio Bandini, dello Speleo Club Forlì |