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Articolo inserito in data 16/11/2011 11:08:04
Grotta di Monte Cucco
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GROTTA DI MONTE CUCCO: il salone Saracco e il pozzo del Gitzmo

Grotta di Monte Cucco (Perugia): quarta puntata

Ingresso grotta turistica - sala Margherita - pozzo Terni - galleria dei Laghetti - pozzo Birone - pozzo Perugia - Baratro - salone Saracco - pozzo del Gitzmo

06/11/2011

Difficile, una volta conosciuti i percorsi che portano agli ingressi, che io possa evitare di tornare in una grotta come questa... tanti sono i rami da visitare, colossali e affascinanti i saloni e i pozzi, e rilevanti le possibilità esplorative (nell'ultimo anno speleologi del centro-Italia sono finalmente riusciti a disostruire la parte terminale dei cunicoli del Vento, aldilà del salone Canin, trovando così un nuovo fondo e aumentando di chilometri lo sviluppo).

Sono consapevole dei limiti della mia età e di una forma fisica non ottimale, eppure quando leggo su un rilievo certe misure (il Gitzmo, ad esempio, è un P173) non riesco più a togliermi dalla testa il desiderio di raggiungere questi baratri senza fine, di appendermi a una corda e scendervi, anche solo per sentire cosa si prova stando lì sospeso...
So per esperienza diretta che la risalita sarebbe micidiale, ma ho la certezza che lì, sull'orlo, non riuscirei a trattenermi, così applico piccoli trucchi preventivi: evito di percorrere rami che mi condurrebbero di fronte a simili, irresistibili abissi oscuri, o porto con me colleghi per vari motivi meno preparati o più titubanti in modo che siano loro a dirmi: "lascia perdere... chi mi riporterebbe su, poi... non vorrai farmi aspettare delle ore qui al freddo...", o rinuncio a priori a grotte che non mi porrebbero alternative...

Componenti della squadra odierna: Teo e Bicio alias "Fred e Barney", ovvero gli storici compagni di mille mie avventure ipogee... Max alias "Collina", fondatore con i primi due della celeberrima Compagnia del Budello... Andrea alias "il Charro", appena uscito dal corso di introduzione alla speleologia, ed io, alias "Doc" (... alludendo a quello di "Ritorno al futuro", col quale pare abbia alcune caratteristiche in comune, non ultime la candida chioma e la razionalissima stramberia...).
I 4 colleghi sono dello Speleo Club Forlì e mai hanno messo piede in questa grotta (... prezioso particolare che mi ha permesso di "intortarli" raccontando la solita storiella: "giretto semplice, relativamente faticoso... 6/7 ore al massimo... quando siamo stanchi usciamo... ma no, figurati se andiamo verso il fondo...")

Programma (... quello vero, non l'altro opportunamente epurato per i 4 dell'SCF): passare dall'ingresso turistico (fino ad ora sono sempre entrato dal Nibbio) e dalla sala Margherita, trovare la deviazione per il pozzo Terni, arrivare al Baratro (a metà del quale mi ero fermato la volta precedente), individuare la galleria dei Barbari e più in basso il salone Canin, percorrere i cunicoli del Vento e superare la difficile fessura disostruita che permette di accedere alla zona nuova denominata "Cucco Libero", in modo da valutare le mie effettive possibilità di partecipare in futuro alle esplorazioni che Luca Budassi ("Pipistrelli" di Terni) e amici frequentemente intraprendono a queste profondità senza risultare per loro un inutile peso.

Variazione sul programma: girovagando nello spettacolare salone Saracco mi sono reso conto di essere giunto alla base del Baratro, cioè di aver saltato la deviazione per la galleria dei Barbari; attendendo l'arrivo degli altri e dovendo scegliere se risalire per riprendere la ricerca, o continuare a scendere nel pozzetto che nel frattempo avevo individuato e che mi avrebbe portato all'imbocco del colossale pozzo del Gitzmo, ho leggermente modificato la storiella proposta ai 4 fiduciosi compagni: "Ho saltato il bivio... oramai siamo qua, diamo un'occhiata attorno, facciamo ancora un paio di saltini e torniamo su..."

Descrizione dell'itinerario percorso:

- In due relazioni precedenti (3a puntata - 2a puntata... un po' romanzata) ho già indicato come arrivare all'ingresso della grotta turistica e a quello alto del Nibbio, e la via da seguire per raggiungere il Baratro (P115), tuttavia ritengo utile fare qui un po' d'ordine. Entrando dal primo ci si trova a procedere su passerelle e occorre individuare il punto in cui lasciarle per dirigersi verso le zone più profonde: dopo un lungo tratto con vari saliscendi in un'alta e ampia galleria curviamo sensibilmente a destra e continuiamo a camminare tranquillamente sul sentiero attrezzato nell'enorme sala Margherita. La deviazione è un centinaio di metri più avanti: notiamo che la parete di roccia a sinistra, compatta ed evidente fino ad allora, si allontana e che in quella direzione fra gli enormi massi di crollo (sul più alto c'è un paletto) si snoda un grosso tubo di plastica; abbandoniamo le passerelle, superiamo in arrampicata un gradino di un paio di metri e assicurati a una corda fissa un traverso, quindi ci infiliamo nel bucanotto che ci permette di accedere a una condotta normalmente allagata (quando il livello dell'acqua è rilevante risulta fondamentale la fune di metallo presente).
Da segnalare che siamo usciti dal percorso turistico appena prima di una serie di bassi e larghi gradini in blanda salita e di un settore in cui il soffitto roccioso è nettamente più basso, oltre il quale, non distante, incontreremmo una ripida, scomoda, caratteristica scala metallica avendo così la certezza assoluta di aver saltato il bivio.

- Risaliamo in parte e aggiriamo a destra il pozzo Terni (bello) sfruttando le corda fisse e tramite un pertugio su una pozza d'acqua arriviamo alla saletta che precede la galleria dei Laghetti; lungo questa occorre mantenere più o meno sempre la stessa direzione (c'è subito un traverso con corda fissa) ignorando una deviazione a destra (ha un aspetto invitante, ma termina presto in una zona con angusti cunicoli apparentemente insignificanti). Un budello semi-allagato annuncia il pozzo Birone (P23): anche questo, come tutti gli altri incontrati, è al momento armato con corda fissa che però nel tratto inferiore mostra una notevole lesione in un'ansa nei pressi di un frazionamento; la galleria a sinistra dell'imbocco porta verso il pozzo del Nibbio.

- Atterriamo su un vasto terrazzo e davanti a noi sprofonda il grande pozzo Perugia (P25); la corda che sale permette di giungere al pozzo del Groviglio (P38) in cima al quale c'è la galleria ascendente che conduce alla base del pozzo del Nibbio (vi si immette anche il percorso indicato prima).

- In fondo al Perugia proseguiamo in discesa (nella parte opposta ci sono un pertugio con una pozza d'acqua, varie belle concrezioni e una corda che consente di introdursi qualche metro sopra nel ramo dei Cecchini, una condotta che dovrebbe andare verso la sala Margherita - non sono a conoscenza delle condizioni della corda e delle caratteristiche della galleria, ma a giudicare dal rilievo pare che la stessa termini sotto al salone, per entrare nel quale occorra poi risalire un pozzo), superiamo uno scalino ed entriamo in un'apertura a sinistra; presto incontriamo le corde che calano nel Baratro: questo P115 inizialmente nasconde la sua reale dimensione mostrandosi come una serie di piccole verticali intervallate da terrazzi.
Uno scivolo, un traverso e un salto di non più di 20 metri portano a un piano abbastanza ampio: la corda si sposta in orizzontale, guadagna un paio di metri e si infila in una vera e propria botola proseguendo la propria discesa e garantendo un'assicurazione visto che appena a lato il buco nero del Baratro è ora inquietante.
Sotto ci sono un salto elegante e, dopo un breve tratto da fare camminando, un altro appoggiato, irregolare, poi un traverso a destra (quello a sinistra, con una corda rossa dall'aspetto non troppo rassicurante, non so dove porti... verificherò prossimamente...), un gradino scivoloso (a destra si apre una grande camera in cui, in base alle indicazioni del rilievo in mio possesso, dovrebbe trovarsi la deviazione per la galleria dei Barbari) e infine l'ultima frazione verticale del Baratro, ai piedi della quale ho capito di essere sceso troppo, di essere cioè arrivato nel salone Saracco.

- Nel lato opposto di questo enorme vano partono un paio di meandrini discendenti, ma ciò che per noi risulta realmente interessante è il brutto pozzetto (P3) che nei pressi del punto in cui siamo atterrati permette di accedere a una bassa camera in forte pendenza in fondo alla quale, guidati dalla corrente d'aria, affrontiamo una semplice e contorta strettoia lunga qualche metro. Sbuchiamo in una saletta riccamente concrezionata, con una bel micro-laghetto in un anfratto a sinistra, melma appiccicosa per terra e, davanti, il nero assoluto... il pozzo del Gitzmo (P173)... é una meraviglia naturale... immenso, ammaliante e impressionante, tanto da rendere inutile una descrizione, anche delle emozioni provate nel momento in cui, solo percependone l'insondabile profondità, stavo decidendo di affrontarlo, perché finirebbe per risultare poco credibile... bisogna vederlo di persona per convincersi dell'esistenza di un simile, fantastico abisso!
Vi scendono due corde, una attaccata a piastrine inviolabili che sembrano avere una certa età e l'altra a chiodi, nettamente più recenti, fissati con resina. Calandosi occorre tenere presente un paio di cose: nella prima metà, fin quasi al terrazzino dei Brividi, il fango risulta abbastanza fastidioso; la corda fra un chiodo e l'altro è realmente molto "tirata" e sono perciò macchinosi i passaggi dei frazionamenti col discensore.

Il video di Teo

Alcune foto sono di Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì

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