Grotta del Fiume (Frasassi - Ancona): quinta puntata
Sala dell'Ala Bianca, ramo della Selce e diramazioni varie Ramo Sulfureo Ramo a destra del ramo basso del Rinoceronte
19 novembre 2011
Entrare in questa grotta con l'obiettivo di trovare e documentare, senza l'ausilio di una guida esperta, rami che non si conoscono rappresenta sempre una sfida eccitante e sfibrante. In pratica non esiste un solo ambiente in cui risulti facile orientarsi perché innumerevoli sono le diramazioni, spesso cieche, o che tornano a congiungersi più avanti, o che conducono in zone altrettanto complesse. Ne consegue che anche una descrizione successiva risulti confusa perché i particolari notati da noi possono essere sfuggiti ad altri speleologi che, a loro volta, avranno individuato punti di riferimento differenti. A mio parere è quindi necessario poter contare su una rilevante esperienza per muoversi qui con sufficente tranquillità, e in ogni caso porre la massima attenzione sempre, non dare mai nulla per scontato.
I rilievi che siamo riusciti a procurarci sono utili, ma incompleti e relativamente precisi... non può essere altrimenti perchè risulta umanamente impossibile rappresentare su carta uno spazio tridimensionale tanto articolato... l'area della sala Rosa, ad esempio, propone almeno una decina di percorsi alternativi... un affascinante incubo, quindi!
Per accedere a questi ambienti protetti occorre richiedere un permesso che viene concesso solo nei periodi dell'anno in cui si ha la certezza di non arrecare danno alle colonie di pipistrelli presenti; io ho scritto a info@parcogolarossa.it specificando giorno della visita, orari, numero dei componenti, percorso, motivazioni e recapito di un responsabile della spedizione. Per informazioni dettagliate: Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi - Regolamentazione delle attività speleologiche
I rami da noi visitati sono belli e delicati, non particolarmente difficili tecnicamente, ma caratterizzati a volte dalla presenza di impressionanti quantitativi di fango (micidiale e oggettivamente pericoloso è però il ramo Sulfureo).
Relazioni precedenti in cui è possibile trovare qualche indicazione utile:
prima puntata: laghi Verdi e Piani Vecchi seconda puntata: sala delle Ossa, sala Rosa e ramo col passaggio Borioni terza puntata: corridoio del Bufalo e risalite nel ramo col passaggio Borioni quarta puntata: lungo la condotta dei Fabrianesi fino alla grotta Grande del Vento
Programma odierno: 1) individuazione e visita dei rami a sinistra della sala Rosa (ramo della Selce e ramo Sulfureo); 2) individuazione del ramo Rinoceronte ed eventualmente della via per arrivare al ramo Mexico; 3) individuazione della via per... tornare a casa!
Partecipanti: Teo (Fred senza Barney), Fabio (Fabione alì alà), Andrea (el Charro) ed io (Doc).
Risultati ottenuti: 1) operazione riuscita; 2) operazione forse in parte riuscita (nel senso che un ramo notevole l'abbiamo trovato e studiato, ma non sappiamo con certezza quale sia...); 3) operazione riuscita!
Descrizione dell'itinerario percorso:
Nelle puntate precedenti ho spiegato come raggiungere la zona della sala Rosa. In pratica, risalito e attraversato in alto il pozzo dei Cristalli si percorre una breve galleria, si striscia in un budello e si sbuca in una bella saletta. Qui si prende a destra la via principale, inizialmente poco appariscente, e quando si allarga si sale a sinistra. Giunti di fronte a una camera con notevoli concrezioni ci si tiene a destra e si supera un tratto più ripido e caotico. Presto abbiamo di fronte un trivio e ognuna delle vie è ampia e invitante... e si intrica la matassa... che provo a dipanare razionalmente.
- Chiamiamo punto 1 quello in cui ci troviamo: restiamo a sinistra ed entriamo in un'altra camera (punto 2) da dove in discesa a sinistra giungiamo al punto 5, cioè in una bella saletta di cui parlerò in seguito; proseguendo invece dritto dal punto 2, calando blandamente, arriviamo in un vano di dimensioni maggiori (punto 4) che si abbassa verso sinistra, mostra un'ampia prosecuzione (A) di fronte e un'altrettanto evidente apertura (B) a destra, appena più in alto, quasi alle nostre spalle.
- Se dal punto 1 prendiamo la via centrale scendendo un poco verso destra, passiamo nella sala Rosa vera e propria (punto 3) da dove restando a sinistra giungiamo al punto 4 (con un saliscendi vi arriviamo dall'apertura B). Evitando di andare a sinistra e proseguendo centralmente, in salita, dalla sala Rosa ci immettiamo nell'itinerario (spettacolare traversata (quarta puntata), ma di notevole complessità dal punto di vista dell'orientamento... come quasi tutto, d'altronde, qua dentro!) che porta verso la condotta dei Fabrianesi e la grotta Grande del Vento, se invece riusciamo ad individuare un pertugio a destra è possibile entrare in una zona più appartata, caotica, dalla quale si stacca, fra l'altro, il fangoso cunicolo del passaggio Borioni (seconda puntata).
- La terza via, a destra nel punto 1, porta a una rilevante galleria che come la principale collega la saletta attraversata dopo il pozzo dei Cristalli alla sala Rosa (seconda puntata), poco prima di quest'ultima.
- Scendendo a sinistra del punto 4 arriviamo al punto 5... tutto chiaro, vero?
- Nella saletta del punto 5 abbiamo due possibilità evidenti: tenendoci a sinistra entriamo in una camera molto concrezionata in fondo alla quale affrontiamo una facile strettoia e sbuchiamo in un ambiente che identifico come punto 6; restando invece a destra, oltre un'enorme stalagmite, entriamo in quella che credo si chiami condotta dell'Ala... subito a sinistra vi troviamo un pendio che ci porta al punto 6... proseguiamo da qui e visitiamo un ramo laterale senza nome caratterizzato dalla presenza di tanti bucanotti, una leggera corrente d'aria, sigle del rilievo alle pareti, fanghiglia fastidiosa, alcune salette e strettoie e belle concrezioni, e che alla fine pare chiudersi irrimediabilmente.
- Torniamo nella condotta dell'Ala per continuarne l'esplorazione e subito notiamo un ramo imponente che si stacca a destra (punto 7 - ramo Sulfureo)... per ora lo ignoriamo. Capiamo dove siamo solo quando giungiamo nell'enorme sala dell'Ala Bianca; nei pressi della spettacolare formazione che le da il nome parte il ramo della Selce: seguiamo i caposaldi azzurri dipinti nelle pareti, la forte corrente d'aria e le tracce di passaggio fino ad una bassa camera ricchissima di concrezioni in fondo alla quale, o meglio in cima alla quale, ci infiliamo anche in un orrido cunicolo discendente che, credo, porti alla risorgente Sulfurea (... ammesso che sia vero quanto ho letto in una relazione su internet sull'esistenza di questo collegamento!)... in ogni caso non ne abbiamo la certezza, e se anche l'avessimo non ne conosciamo lunghezza ed effettiva difficoltà per cui rinunciamo quando la fessura diventa tanto stretta da rendere eccessivamente complicata la risalita.
- Dal punto 7 entriamo nel ramo Sulfureo: ad ogni passo il fango aumenta mentre camminiamo su un piano inclinato che dalla nostra destra cala verso sinistra, sempre più ripido e insidioso... c'è una corda e la tentazione è forte... scendiamo così in un mare di melma micidiale fino ad incontrare il torrente la cui acqua ricca di zolfo ha un odore già da tempo impossibile da ignorare. Giriamo a vanvera nei pressi del fondo di questo incredibile crepaccio inclinato: troviamo verso monte un primo laghetto, quindi un secondo passando dall'alto e muovendoci su terreno piuttosto insidioso, in pratica tagliando a varie quote una grande parete dalla pendenza accentuata, un vero e proprio viscido scivolo progredendo sul quale una disattenzione può senza dubbio risultare fatale. Retrocediamo e verso valle "scopriamo" un terzo lago, bello e profondo, poi, appesantiti da una fastidiosissima crosta fangosa e consapevoli che probabilmente non c'è altro da vedere, risaliamo dagli inferi.
- Nel punto 4 ci accorgiamo, ragionando sul rilievo in nostro possesso, di aver visitato accuratamente questi rami a sinistra del principale e decidiamo così di dare un'occhiata alla prosecuzione che abbiamo definito A, che potrebbe portarci verso i rami più lontani, verso il Mexico... Scendiamo nella parte bassa della grande camera affrontando uno scomodo gradino e fra grandi massi di crollo, memorizzando la presenza di un'interessante rampa verso sinistra (scopriremo poi che permette di accedere al ramo basso del Rinoceronte, il cui nome è dovuto a un'evidente roccia concrezionata dall'inconfondibile forma che giustifica il nome e che avremmo senza dubbio apprezzato se solo avessimo alzato gli occhi da terra...), ci teniamo a destra trovando subito una corda che cala dall'alto. Superata la parete di 10/15 metri proseguiamo su quella che pare la via principale, ignoriamo le innumerevoli diramazioni laterali (sono ovunque...) tranne un paio che prendiamo per sbaglio (presto si chiudono), e nella galleria che assume dimensioni modeste notiamo i cerchietti in plastica rossi utilizzati come caposaldi e qualche piccolo, inquietante, sprofondamento. Improvvisamente sbuchiamo nei pressi dell'orlo di un grande pozzo: ad occhio potrebbe essere alto una trentina di metri, ma ciò che colpisce è soprattutto l'improvvisa vastità dell'ambiente oscuro che abbiamo davanti e sotto ai nostri piedi. Nel buio riesco a scorgere distintamente un salone là in basso, con una colossale colonna che pare svolgere, tanta è la sua imponenza, un ruolo essenziale per garantire la stabilità di un simile, enorme spazio vuoto. Il luogo è piuttosto caratteristico e mi ricorda qualcosa che avevo osservato nelle nostre peregrinazioni precedenti, ricavo così la convinzione di essere sull'orlo di un finestrone che domina parte dell'immensa camera che si incontra durante la traversata Fiume-Vento, quella col pendio detritico che sale alle porte del Paradiso e che in un rilievo pubblicato decine di anni addietro è definita sala Nera... occorrerà tornare in futuro per verificare la sensatezza di questa intuizione!
- Per oggi abbiamo terminato... ci restano l'energia e la concentrazione sufficienti per ritrovare la strada per uscire... fuori è buio, freddo, ma arriva una luce consolante dalla pizzeria nei pressi della quale abbiamo lasciato l'auto...
I video di Teo
Alcune foto sono di Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì |