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Articolo inserito in data 18/03/2012 17:51:25
Complesso Fiume-Vento
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GROTTA DEL FIUME: ramo basso e ramo alto del Rinoceronte

Grotta del Fiume (Frasassi - Ancona): settima puntata

Ramo basso del Rinoceronte
Ramo alto del Rinoceronte

10 marzo 2012

"Tempo libero" è per me al momento un'espressione priva di significato per cui mi limiterò a produrre una brevissima relazione descrivendo solo la via che abbiamo seguito per arrivare in questi bellissimi settori del complesso ipogeo. Voglio però dare un paio di consigli a chi seguirà i nostri passi: gli ambienti in cui ci si muove sono di grande rilevanza estetica e piuttosto delicati, per cui è obbligatorio il massimo rispetto per ciò che si ha attorno; questa grotta è alla resa dei conti un articolato e inquietante labirinto dove perdere l'orientamento è facile, anzi, normale, quindi occorre fare molta attenzione ai particolari che caratterizzano il percorso affrontato, lasciando al limite segnavia (noi utilizziamo freccettine catarifrangenti rimovibili) che, vi assicuro, risulteranno confortanti e utili al ritorno.

Relazioni precedenti in cui è possibile trovare qualche indicazione utile:

prima puntata: laghi Verdi e Piani Vecchi
seconda puntata: sala delle Ossa, sala Rosa e ramo col passaggio Borioni
terza puntata: corridoio del Bufalo e risalite nel ramo col passaggio Borioni
quarta puntata: lungo la condotta dei Fabrianesi fino alla grotta Grande del Vento
quinta puntata: rami della Selce, Sulfureo e a destra del Rinoceronte

- Riprendiamo le nostre "esplorazioni" dalla zona in cui ci eravamo fermati un po' di tempo addietro; tratto dalla "quinta puntata":

"Nel punto 4 ci accorgiamo, ragionando sul rilievo in nostro possesso, di aver visitato accuratamente questi rami a sinistra del principale e decidiamo così di dare un'occhiata alla prosecuzione che abbiamo definito A, che potrebbe portarci verso i rami più lontani, verso il Mexico...
Scendiamo nella parte bassa della grande camera affrontando uno scomodo gradino e fra grandi massi di crollo, memorizzando la presenza di un'interessante rampa verso sinistra (scopriremo poi che permette di accedere al ramo basso del Rinoceronte, il cui nome è dovuto a un'evidente roccia concrezionata dall'inconfondibile forma che giustifica il nome e che avremmo senza dubbio apprezzato se solo avessimo alzato gli occhi da terra...), ci teniamo a destra trovando subito una corda che cala dall'alto..."

- Risaliamo dunque la rampa a sinistra (a destra, in alto, abbiamo la "testa del Rinoceronte") ed entriamo in una grande galleria: siamo nel ramo basso del Rinoceronte. Arriviamo in uno slargo dove notiamo due diramazioni: quella a sinistra permette di accedere ad una zona di limitato sviluppo e relativamente interessante che visiteremo poi, mentre quella a destra, più nascosta, ci propone subito un salto che pare non affrontabile in libera, proseguiamo così lungo il percorso principale.

- Poco più avanti incontriamo, a destra della galleria, un passaggio stretto e scomodo, ma evidente, aldilà del quale aggiriamo a sinistra uno sprofondamento. L'ambiente è ora caotico, tuttavia non vi sono deviazioni che possano indurre in errore; dopo una breve discesa ci imbattiamo in un pozzo pericoloso perché si apre improvvisamente, poco visibile, in mezzo alla galleria che proprio qui si restringe considerevolmente (capita spesso e ovunque di trovarne nella grotta del Fiume, per cui è consigliabile durante la progressione non dare alcunché per scontato...). Spostandoci di qualche metro a sinistra riconosciamo l'imbocco di un basso cunicolo con a fianco la scritta "Godzilla": questo ramo, disostruito non troppo tempo fa, dovrebbe portare verso le lagune di Maracaibo e permettere di salire al Rinoceronte alto, cioè dovrebbe secondo i nostri progetti odierni consentirci di tornare compiendo un notevolissimo circuito... i risultati saranno differenti e presto ci renderemo conto di aver per l'ennesima volta sottovalutato le difficoltà di orientamento nel micidiale labirinto in cui ci stiamo muovendo!

- Lasciamo l'ingresso di Godzilla e continuiamo a procedere mantenendo la direzione; aggiriamo un altro sprofondamento, avanziamo a carponi fra concrezioni regalando al fango superfici su cui attaccarsi e sbuchiamo in un ambiente più largo: proseguendo entreremmo nel settore denominato "Mexico" (credo...), ma noi ci avviciniamo alla parete destra dove troviamo una corda che scende dall'alto. Risaliamo con gli attrezzi un breve scivolo, poi in libera una fastidiosa rampa, infine su corda fissa una parete di una ventina di metri... inaspettatamente arriviamo in una grande sala. Sarebbe necessario studiarla con attenzione, ma preferiamo dirigerci a sinistra seguendo le evidenti tracce fangose di chi ci ha preceduto.

- Passiamo a destra di un immancabile sprofondamento, a fianco dell'imbocco poco visibile di un probabile pozzo e ci arrampichiamo verso una semplice fessura fra belle concrezioni, poi ci fermiamo di fronte a un pozzetto attrezzato con corda fissa con nodi. In basso abbiamo, faccia alla parete appena discesa, una galleria che cala a sinistra ed una che in piano va a destra. Ci spinge a scegliere quest'ultima (sbagliando...) la corda fissa che vi incontriamo più avanti e ci permette di superare, salendo, l'ennesimo bucaccio che forse si chiude o chissà dove porta!

- Un pertugio fra colonne ci consente di entrare in corridoio ricco di splendide concrezioni, che promette grandi sorprese... in effetti ce ne propone presto una sorprendente... sparendo! Di fronte a noi si apre infatti un grande pozzo del quale non riusciamo a vedere il termine, che valutiamo profondo almeno una quarantina di metri:
"... ma dove cazzo siamo finiti?!?"

- Nel sacco abbiamo alcuni cordini, una 27 e una 30, pochi moschettoni... decidiamo di provare a scendere: sul fondo troviamo molto fango, due gallerie con belle concrezioni (una alta e lunga una trentina di metri, e l'altra più angusta e breve) e una frattura quasi invisibile con all'interno spettacolari eccentriche. Ragionando sul nostro discutibile rilievo concludiamo di essere atterrati in fondo al pozzo del Congedante, praticamente cieco, che si trova ad una delle estremità del ramo alto del Rinoceronte (devo ammettere che fino a questo momento ero convinto di essere in un'altro settore della grotta...). Per i posteri: se qualcun altro volesse un giorno calarsi quaggiù, potrebbe farlo con sufficiente sicurezza utilizzando una corda da 60 metri, alcuni cordini e i numerosi attacchi naturali presenti.

- Risaliamo e prima di tornare al salone, al Rinoceronte basso e all'aperto, diamo un'occhiata alla galleriotta che si apre nei pressi della corda con nodi: vi scendo sperando che presto si chiuda per poter risparmiare energie e tempo, per poter dichiarare nella mia testa chiuso lo "studio" di questa area... incontro un budellotto, un orrido pozzo "trappola" a imbuto per aggirare il quale occorre reggersi a stalagmiti, alcune diramazioni verso l'alto probabilmente prive di significato, ma soprattutto 3 vie che calano senza accennare a ridurre le proprie dimensioni (una di queste, fra l'altro, è segnalata da un'evidentissima freccia nera...)... come sempre accade nella grotta del Fiume, mai si arriva al termine, mai si può dire di conoscere completamente un settore, mai si esce con la sensazione di sazietà e soddisfazione che prova chi è consapevole di aver raggiunto uno scopo...
... nessun problema, siamo pazienti e "duri a morire"... siamo già pronti per la prossima puntata...

I video di Teo

Alcune foto sono di Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì

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