Sentiero: Giara Modon (Valstagna) - pian Valente - val Gadena - Lessi - Stoner - monte Spitz - Loke - pian Valente - Giara Modon (Prealpi Vicentine - Canale del Brenta - Vicenza)
Val Gadena - Loke
difficoltà: E, con alcuni tratti esposti
segnavia: 784 (800) - 785
cima: monte Spitz (1093m)
in totale 5h 15' di cammino e 950 metri di dislivello
dati parziali:
- da Giara Modon al bivio per Lessi: 1h 55' di cammino e 470 metri di dislivello - dal bivio per Lessi a Stoner: 1h 10' di cammino e 410 metri di dislivello - da Stoner al monte Spitz: 20' di cammino e 70 metri di dislivello - dal monte Spitz a Giara Modon: 1h 50'
miei commenti e consigli: l'itinerario, per quanto semplice, non è banale a causa della presenza di tratti esposti (occorre prudenza soprattutto dopo il bivio per Lessi, quando dal greto del torrente si inizia a salire con continuità per superare le alte pareti rocciose che delimitano la val Gadena) e di altri in cui la giusta via non è evidente (discese dal monte Spitz e dalla "sella" fra i Loke al pian Valente). Splendida la valle, un impressionante canyon selvaggio, profondo, cupo e suggestivo, a volte opprimente, bella la salita verso la contrada Lessi e la mulattiera scavata nella roccia nei pressi dei Loke. Segnavia e puntuali frecce indicatrici aiutano ad orientarsi nei punti più complessi, dove la traccia è inesistente o labile fra altre che appaiono più battute
01/12/2013
- Da Bassano del Grappa si risale la valle del Brenta prima lungo la statale 47, poi, raggiunta Valstagna, lungo la strada secondaria che si mantiene sulla riva destra del fiume (idrografica). Superati alcuni piccoli borghi, si lascia l'auto nel parcheggio a destra che precede Giara Modon (164m).
- E' impossibile non accorgersi delle 2 "cime" gemelle che in alto a sinistra si stagliano contro il cielo, caratterizzate da grandi pareti rocciose: sono i "Loke", e al ritorno passeremo da quella che fra i due, vista da quaggiù, pare essere una sella. In effetti si tratta di un inganno prospettico: non sono montagne separate, ma semplici contrafforti rocciosi, poderosi però, del monte Spitz, un colle boscoso la cui cima è nascosta dietro, e quella in mezzo non è una sella, ma il punto più basso del ripido conoide che si percorre scendendo dalla cima stessa verso il fondo della val Gadena.
- A piedi attraversiamo il piccolo centro abitato e subito dopo andiamo a destra salendo lungo una strada asfaltata (frecce indicatrici). Presto la via curva a sinistra superando il letto del torrente: noi proseguiamo dritto su una sterrata, entrando così nella valle vera e propria. Ad un primo bivio segnalato (a destra si andrebbe verso i Loke, e da qui sbucheremo al ritorno) ne segue un secondo (sentiero che scende da sinistra), ma è facile ignorarli perché la nostra attenzione è oramai totalmente attratta dalle pareti rocciose che delimitano la gola verso la quale stiamo procedendo... è curiosa l'impressione: siamo ancora su una stradina percorribile facilmente in fuoristrada, eppure pare già che la "civiltà" sia lontana chilometri... attorno l'ambiente, improvvisamente, è diventato aspro, quasi selvaggio, primordiale.
- Passiamo a fianco del covolon di Valgadena, un grande antro conosciuto già in epoca preistorica e frequentato ora da speleologi ed alpinisti, poi quella che è nel frattempo è diventata una mulattiera ci porta a rasentare pareti rocciose che sembrano sempre più alte, sempre più vicine, che risultano sempre più incombenti. Il luogo è splendido, la natura grandiosa, e giustamente non ha rispetto, o meglio non è interessata alle esigenze, ai progetti, alle realizzazioni umane, spesso arroganti, quindi con piene evidentemente brutali ha in vari punti spazzato via il sentiero storico. E' comunque impossibile perdersi: siamo in un canyon, una spettacolare frattura geologica dalla quale è impossibile uscire lateralmente... o andiamo avanti, o torniamo indietro!
- Ovunque è la pietra a caratterizzare il paesaggio modellandolo, sentiamo però ogni tanto il rumore dell'acqua che scorre nel greto solo apparentemente asciutto: è nascosta da pietre di ogni dimensione e mai oggi sbuca in superficie. Superiamo una vecchia croce arrugginita lungo un percorso che sale appena; siamo distratti dall'ambiente, dai rumori attorno, dall'isolamento che stranamente mi inquieta, tanto che non ci accorgiamo del tempo che passa. Improvvisamente un animale fugge da dietro un cespuglio sparendo in un'attimo nella boscaglia... un camoscio, credo...
- Ci fermiamo incuriositi di fronte ad alcune frecce indicatrici: segnalano la deviazione che stiamo cercando... non riesco a crederci, siamo partiti quasi 2 ore fa... questa gola è ipnotica!
- Siamo quindi giunti a quota 630m slm (lo dice un cartello): un sentiero va a sinistra, uno a destra verso Lessi ed un terzo prosegue nel fondovalle che pare infrascarsi. Il nostro itinerario prevede di salire a destra, ma è una parete rocciosa verticale quella che dobbiamo superare e non capisco come. La traccia si avvicina decisa alla roccia e i segnavia non lasciano dubbi, poi vedo anche il percorso: è evidente, disegnato su quella che pare una cengia obliqua, di certo "addomesticata" artificialmente, e sale con decisione dopo aver invertito la direzione di marcia.
- Nel primo settore si tratta di un sentiero esposto, non particolarmente stretto, non difficile, ma neppure banale. La parete rocciosa, in basso a destra, diventa velocemente più alta ed è consigliabile non sottovalutare i 30 centimetri che a volte separano i nostri piedi dal salto. Dopo il primo tornante la situazione migliora ed è naturale godersi la bellezza della via, elegante, suggestiva, resa preziosa da vedute sulla profonda valle.
- Saliamo con continuità attraversando quello che si mostra come un ripido bosco, rasentiamo un rustico Crocifisso intagliato nel legno, superiamo un tratto evidentemente scavato nella roccia, con due grotticelle ed entrando in una pineta capiamo di essere usciti dal canyon: l'altimetro ci segnala che ci stiamo ora muovendo oltre 200 metri sopra al fondo valle. Facendo attenzione ai segnavia ci teniamo a destra, in salita, ad un bivio e presto sbuchiamo in un prato. Continuiamo a guadagnare quota mantenendoci a destra, e poco sopra troviamo le prime case della contrada Lessi; voltandoci ci impressiona la veduta del ponte sul quale la strada attraversa a monte la valle collegando Stoner (la nostra meta) a Gavelle... sottile, ardito, altissimo, un piccolo gioiello che dimostra come l'opera dell'uomo possa essere utile senza necessariamente distruggere la natura attorno.
- Giunti alla strada asfaltata andiamo a sinistra e in 20 minuti siamo a Stoner (1037m). Mentre un grosso cane continua ad abbaiare stancamente dopo averci "sorpreso" mentre passavamo davanti al suo giardino un paio di minuti fa, seguiamo ad un bivio il consiglio di una freccia che ci indica, se vogliamo tornare passando dal monte Spitz e dai Loke, di voltare bruscamente a destra, quasi invertendo il senso di marcia... l'avremmo fatto ugualmente perché sono le 13 e abbiamo notato, un centinaio di metri più in là, l'insegna di una trattoria...
- Ripartiamo, forse appesantiti, ma di certo soddisfatti!
- Proseguiamo lasciando una strada che va a sinistra, poi un'altra quasi in piano, sempre a sinistra, e aggiriamo a destra il colle su cui si trova un suggestivo cimitero raggiungendo subito dopo la cima del monte Spitz (1093m): ci sono una croce e un altare, e una freccia che ci indica di scendere nel bosco a sinistra. Ora occorre attenzione, soprattutto se la visibilità non fosse ottimale: non c'è il sentiero e bisogna affidarsi agli utilissimi segnavia tracciati sugli alberi in modo tale che da uno risulti sempre possibile individuare il successivo (spostandosi con logica al massimo di qualche metro).
- Più in basso troviamo finalmente una traccia ben battuta, poi ad un bivio un cartello che specifica il nome della località (Loke est) ed una freccia che ci indica di andare a destra verso pian Valente. Pochi minuti dopo la scena si ripete: cartello (Loke ovest) e indicazione per pian Valente, guidandoci però questa volta verso sinistra. Siamo in un bel bosco e scendiamo con decisione nel conoide di cui ho parlato all'inizio della relazione, quello posto fra i due Loke, che porta alla "finta" sella che li separa.
- Ci aspetta una sorpresa: siamo ancora nel bosco, ma ora è netta la sensazione che davanti a noi, venti o trenta metri più sotto, qualcosa cambi... la veduta si stringe, ma c'è più luce e soprattutto non si nota la prosecuzione... è un campanello d'allarme che sentono squillare gli speleologi quando si muovono in un ambiente che non conoscono, lungo un piano inclinato che man mano aumenta la sua pendenza, o gli alpinisti che amano percorsi selvaggi poco battuti, e che stanno scendendo lungo un ripido canalone che potrebbe non essere quello giusto, il solo cioè che consente di scendere senza incontrare salti... ecco, lì avanti potrebbe esserci un salto...
- ... tuttavia questa volta siamo su un percorso noto, frequentato e segnalato, per cui... sì, c'è un salto fra le pareti dei Loke che qui percepiamo e riconosciamo a destra e a sinistra, ma c'è anche uno spettacolare sentiero, interamente scavato nella roccia, che con alcuni stretti tornanti permette di superare uno scosceso gradino alto almeno 20 metri: vecchi cavi di metallo fissati ad inquietanti paletti arrugginiti provano ancora, come probabilmente riuscivano a fare tanti anni fa, a tranquillizzare l'escursionista dal passo incerto, ma in realtà in condizioni normali è inutile la loro presenza in un passaggio come questo, esposto sì, ma sufficientemente largo e col fondo compatto e stabile, nonostante il pietrisco che lo ricopre... occorre solo un po' di prudenza, quella che in definitiva è sempre consigliabile mostrare in montagna...
- Riusciamo a vedere ora, centinaia di metri sotto a noi, il punto d'arrivo. Della discesa posso dire poco: non è piacevole perché il percorso è sempre ripido e dirupato, e a tratti la traccia non appare evidente, anche se basta realmente poco per individuarla. Passiamo vicino ad un caratteristico picco formato da grandi massi squadrati che paiono accatastati artificialmente, e approfittiamo della curiosità che suscita per voltarci verso le bellissime pareti rocciose che abbiamo da poco lasciato alle nostre spalle. Andiamo verso una crestina e la lasciamo a destra, intanto proviamo a chiacchierare del più e del meno per vincere la noia che spesso assale al ritorno quando ci si accorge che la giornata in montagna sta finendo e si capisce che difficilmente qualcosa può ancora sorprendere; ci aiutano i segnavia dove il sentiero biforca e dove restiamo a destra, poi, finalmente, arriviamo al letto del torrente. Lo superiamo e siamo al primo bivio incontrato all'andata: scendiamo blandamente verso sinistra... è un gioco adesso giungere al paese e all'auto.
"I Loke (da Giara Modon)"
"In val Gadena"
"In val Gadena"
"In val Gadena"
"In val Gadena"
"In val Gadena"
"In val Gadena"
"In val Gadena"
"In val Gadena"
"Val Gadena: la salita verso Lessi"
"Val Gadena: la salita verso Lessi"
"Val Gadena: Crocifisso lungo la salita verso Lessi"
"Val Gadena: la salita verso Lessi"
"Val Gadena (dalla salita verso Lessi)"
"Stoner (dalla strada verso il monte Spitz)"
"Sentiero nel bosco, scendendo fra i Loke"
"Sentiero scavato nella roccia, fra i Loke"
"Sentiero scavato nella roccia, fra i Loke"
"Sentiero scavato nella roccia, fra i Loke"
"Sentiero scavato nella roccia, fra i Loke"
"I Loke (dal sentiero che scende verso pian Valente e Giara Modon)"
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