07/12/2013
Le GROTTE DEL CAGLIERON (Treviso)
Per raggiungere questo luogo che definire singolare è poco, ci dirigiamo da Vittorio Veneto verso l'altopiano del Cansiglio e giunti in pochi minuti a Fregona, abbandoniamo la strada principale optando per quella a sinistra che porta a Sonego. In località Piai, neppure un chilometro dopo il bivio, andiamo a sinistra per Breda e aldilà del ponte sul torrente Caglieron, appena prima della minuscola frazione, lasciamo l'auto nell'evidente spiazzo a sinistra (lungo l'ultimo tratto del percorso vi sono alcune indicazioni turistiche). La visita alle "grotte" è gratuita, mentre per parcheggiare occorre pagare qualche euro al gentilissimo custode.
L'escursione a piedi è breve (800 metri circa) e piacevole, priva di reali difficoltà, tuttavia le strutture artificiali su cui si cammina sono suggestive passerelle in legno che possono diventare un poco scivolose a causa dell'umidità, per cui consiglio di usare, se possibile, calzature adeguate.
Più che descrivere nel dettaglio un itinerario estremamente semplice da individuare, o esprimere giudizi che per quanto articolati e ricchi di entusiasmo nulla potrebbero aggiungere a quanto si percepisce osservando le immagini pubblicate sotto (che dovrebbero invitare alla visita anche il più dubbioso, o il più pigro dei turisti), ritengo possa risultare utile spendere due parole per spiegare che cosa esattamente siano le "grotte" del Caglieron.
Intanto non si tratta di grotte, anche se piccoli anfratti naturali, galleriotte o bui cunicoli qui attorno ci sono... Quella in cui si scende avendo in pochi minuti l'impressione di essersi allontanati chilometri dalla "civiltà" e dall'illusorio senso di protezione e immunità che la stessa offre, è una ripida forra, un canyon sinuoso e a tratti oscuro scavato dal torrente che rumoreggia sul fondo saltando da una marmitta all'altra, tre o quattro volte con belle cascate. Ciò che però ha incrementato il fascino di questa gola, che le ha donato un'aura magica, che ha trasformato un gioiellino naturale non particolarmente raro in qualcosa di unico è stato, incredibile a dirsi, il lavoro dell'uomo: visitandola ci imbattiamo infatti in antiche cave, grandi caverne artificiali che, sostenute da file di colonne squadrate e massicce, paiono i misteriosi luoghi rituali di un lontanissimo popolo dimenticato.
L'attività estrattiva risale al 1500, forse a prima, favorita dalla facilità con cui si lavora questa roccia, che non a caso è conosciuta col nome di "pietra dolza" (pietra tenera); se ne ricavavano stipiti, architravi ed altri elementi architettonici che si possono tuttora individuare in vari edifici di Vittorio Veneto.
Per capire però il motivo per cui ci troviamo di fronte a strutture sotterranee così singolari, occorre osservare gli strati di roccia ed accorgersi che hanno un'inclinazione accentuata, quindi scoprire, leggendo le esaurienti descrizioni nei cartelli turistici presenti, che una tale peculiarità favorì l'applicazione di un particolare metodo di estrazione: con grossi scalpelli (se ne notano ancora i segni) si staccavano i blocchi di materiale che venivano trasportati fuori, e per garantire stabilità ad uno spazio vuoto di dimensione sempre maggiore si aveva l'accortezza di lasciare le robuste colonne inclinate che ancora oggi evitano al soffitto di precipitare... calcoli fatti da "antichi" cavatori, "ad occhio" probabilmente, usando più che le formule il buon senso... li separa un abisso da chi invece negli ultimi decenni ha costruito edifici nel greto di un torrente, o ai piedi di una frana, o in un ripido pendio dopo aver abbattuto gli alberi che l'hanno fino a quel momento sostenuto, pensando che un muro di cemento potesse reggere l'urto di un fiume in piena o di una montagna ferita che ha deciso di scendere a valle, da chi non solo evita di applicare formule, o ne sottovaluta i risultati, ma è talmente ottuso da considerare il buon senso come la debolezza che identifica un perdente...
Una convinzione mi aiuta ad attenuare l'amarezza che traspare da quanto scritto sopra: chi ha suggerito e deciso di recuperare un luogo così significativo e di renderlo fruibile, con raziocinio e rispetto per l'ambiente, realmente valorizzandolo, ha dimostrato intelligenza e lungimiranza... grazie!
Alcune foto sono di Lorena Fiore |