SUPRAMONTE: verso il CAMPU DONANIGORO, la DOLINA DI SU SERCONE e la cima del MONTE ODDEU (Nuoro)
Dolina di su Sercone (video breve del 2014)
Campu Donanigoro e monte Oddeu (video breve del 2005)
Sentiero 1: valle di Lanaitto (radura con parcheggio nei pressi dell'imbocco del troccu de Corroios) - grotta su Oda (cuile di Tonino Fadda "Gronchi") - badde Doronè - cuile Ziu Raffaele - campu Donanigoro - dolina di su Sercone - grotta-rifugio Tirchinedda - badde Doronè - grotta su Oda (cuile di Tonino Fadda "Gronchi") - valle di Lanaitto Relazione anno 2014
Sentiero 2: ponte sa Barva (valle di Oddoene) - doloverre di Surtana - punta Doronè - punta Filos d'Ortu - cuile Ziu Raffaele - campu Donanigoro - monte Oddeu - cima S - cima N - punta Doronè - doloverre di Surtana - ponte sa Barva Relazione anno 2005
Percorrenze e dislivelli:
Sentiero 1: 6h00' - 1000 metri
Sentiero 2: 5h45' - 1050 metri
Note:
- i tempi sono da considerarsi indicativi e si riferiscono a camminatori mediamente allenati che conoscono i sentieri (non sempre facilmente rintracciabili);
- in queste zone la situazione cambia spesso: in peggio a causa delle oramai frequenti, purtroppo, alluvioni, e di chi ancora nasconde o distrugge cartelli e segnali; in meglio grazie al lavoro di chi recupera antichi sentieri e cuili, crea o ripristina la segnaletica;
- in pratica non esistono sorgenti, o sono molto difficile da trovare, come è difficile, spesso, riconoscere particolari che permettano di orientarsi; in compenso è facile incontrare animali allo strato brado: innocue mucche piccole quanto maiali, maiali ispidi quanto cinghiali, cinghiali velocissimi e innocui quanto le mucche... e torelli solitari, scattanti, nervosi (inteso sia come vigorosi che come eccitabili...) e poco propensi a socializzare... fino ad ora, manifestando prudenza e tranquillità nei movimenti, e nascondendo con nonchalance la "fifa boia" che stavo provando, sono riuscito a far capire alle robuste bestiole apparse improvvisamente da dietro un grosso cespuglio a qualche metro da me e particolarmente interessate a capire il motivo della mia presenza in "casa loro", che in realtà ero il più innocuo e inutile degli esseri, tanto che non valeva la pena di sciupare una sola stilla di sudore per inseguirmi e incornarmi... chiaramente, a parte gli scherzi, ho sempre evitato di fermarmi, avvicinarmi, muovermi scompostamente, osservarli con continuità o fotografarli di fronte, perché avrebbero potuto interpretare male le mie intenzione e decidendo di attaccare lo avrebbero fatto improvvisamente, risultando fulminei e devastanti;
- i due sentieri permettono di attraversare zone di eccezionale bellezza e fascino, e possono essere concatenati da escursionisti esperti, in grado di leggere carte e riconoscere una posizione, ed eventualmente equipaggiati con GPS; è evidentemente possibile raggiungere entrambe le mete (dolina di su Sercone e cima del monte Oddeu) in giornata, sfruttando sia all'andata che al ritorno lo stesso percorso, come è possibile pernottare nel bel cuile Ziu Raffaele (una sorgente perenne, la funtana s'Arga, si trova a 10 minuti di cammino da qui: si scende verso nord su sentiero battuto e 60/70 metri di quota più in basso si devia a destra mirando un largo crinale... nonostante la presenza del solo cespuglio di rovi della zona a proteggerla e nei pressi di un palo verticale di ginepro a segnalarla, a causa della complessità del territorio non è semplice da individuare e purtroppo non posso fornirne le coordinate perché quando alcuni anni fa andai a cercarla fu per me impossibile rilevarle... avevo dimenticato in campeggio la borsa con l'attrezzatura necessaria...), o più avventurosamente nella grotta-rifugio Tirchinedda (praticamente introvabile senza l'ausilio di una guida locale o di un GPS con memorizzate le coordinate precise, indicate nelle relazione che segue) dove è al momento presente un grosso barile che raccoglie acqua di percolazione.
Il Supramonte è una regione splendida, ma complessa, arcaica, aspra e selvaggia, capace di regalare immagini ed emozioni indimenticabili, ma anche di creare grossi problemi a chi ne affrontasse gli itinerari a piedi senza un'adeguata preparazione. Io, ad esempio, percorrendo da solo il sentiero 2 ho perso almeno un paio di volte l'orientamento e, carta topografica alla mano (serie 25 IGMI, foglio 500 - sezioni II e III: Dorgali e Oliena), sono stato costretto a mirare liberamente la cresta più vicina per ritrovare aleatori punti di riferimento: sono oltre 1000 le escursioni che ho compiuto in giro per l'Italia, quasi sempre in zone sconosciute e per conto mio, eppure solo qui mi è capitato di girare a vuoto per ore, di sbagliare in attraversate apparentementi semplici e cacciarmi in un labirinto di canaloni dal quale ho temuto di non riuscire a tornare (prima di calarsi in doppia e recuperare la corda bisognerebbe pensarci sempre 2 volte... e almeno 3 o 4 in Supramonte!), o di terminare la riserva d'acqua (3 litri a maggio!!) a causa dell'impossibilità a calcolare prima l'effettivo impegno e dell'effetto del sole su interminabili, bianchissimi e accidentatissimi karren, o essere riportato all'auto dal GPS dopo che le nubi erano improvvisamente calate negli altopiani carsici fra il monte Corrasi e la punta sos Nidos, scaricandomi addosso una quantità inimmaginabile d'acqua e riducendo la visibilità ad un paio di metri...
Una soluzione per godersi senza assilli un simile, vastissimo gioiello naturale, è quella di affidarsi ad una persona capace di organizzare visite di diversa difficoltà in varie zone, di accompagnare in completa sicurezza gruppi di persone illustrando loro, fra l'altro, le peculiarità dei luoghi, la storia e le tradizioni di chi da sempre li frequenta, ne conosce i segreti e ne trae sostentamento: ad Oliena è, ad esempio, possibile rivolgersi a
Gianfranco ( email: mudreku@gmail.com )
per avventurarsi nella valle di Lanaitto, verso Tiscali, il campu Donanigoro e la dolina di su Sercone, sulle cime e nelle codule del Supramonte, o per cimentarsi in percorsi alternativi e in trekking di più giorni, compreso il famosissimo "Selvaggio blu".
Per quanto precisato sopra, fornirò nelle relazioni sui due sentieri solo le note e i suggerimenti (e quando rilevate le coordinate di punti toccati) che reputo utili per individuarli in alcune zone: sarebbe impossibile una descrizione passo passo, e forse anche pericolosa perché potrebbe alimentare una sensazione di sicurezza che in questi luoghi è consigliabile provare solo se si è realmente molto esperti, capaci quindi di riconoscere per conto proprio, con carta e GPS, la via corretta.
Relazioni
1) Sentiero: dalla valle di Lanaitto alla dolina di su Sercone - 2 gennaio 2014
Qualche km prima di raggiungere Oliena da est (Dorgali) si prende la strada a sinistra per le sorgenti di su Gologone (cartelli). Nei pressi del piazzale-parcheggio che precede la chiesetta e il laghetto sifone, ed è animato da chioschetti turistici, si devia a destra seguendo le indicazioni per la valle di Lanaitto. La strada sale, si stringe e diventa sterrata; si lascia una cava a destra, quindi si scende nella valle. Al primo incrocio si va dritto, verso sud, ignorando la diramazione a destra per la grotta e il rifugio sa Oche (cartelli).
Dopo un lungo, pittoresco rettilineo alberato e un paio di attraversamenti di greti di torrente quasi sempre in secca, si raggiunge un bivio: la strada a destra porta come la precedente a sa Oche (cartelli), anzi, è in realtà la stessa che qui rientra nella principale (può quindi essere utilizzata come itinerario alternativo in caso di problemi di percorribilità: nella primavera del 2006, ad esempio, la sterrata alberata era piuttosto sconnessa a causa di un'alluvione, mentre a fine dicembre del 2013 era l'altra, quella che tocca il rifugio, a presentarsi disastrata in seguito, probabilmente, all'alluvione avvenuta un mese prima...).
Si prosegue dritto, passando presto a fianco dell'evidente spiazzo in cui sbuca, da destra, la stradina che attraversando il bosco porta direttamente allo sbocco di badde Pentumas
coordinate ED50: N 40°15'01,8" - E 09°29'31,7" quota: 160m slm
Si continua lasciando a sinistra la sterrata che permette di avvicinarsi al sentiero per i resti del villaggio nuragico di Tiscali e si cerca un parcheggio poco più avanti, nei pressi di un incrocio articolato: dritto si entrebbe nel troccu de Corroios, splendida gola in cui si trova l'ingresso basso della voragine di Tiscali (è una grotta - relazione 2004 e relazione 2009 -, da non confondere con l'enorme antro in cui sorge, nei pressi della cima del monte omonimo, il famosissimo villaggio nuragico), seguendo invece la carrareccia su pietra, più a destra, si arriverebbe ad uno spiazzo attrezzato per "pranzi tipici" con pastori e, su un sentiero ben tracciato, ci si inerpicherebbe verso la grotta Elighes Artas e la punta Duavidda; noi, tuttavia, deviamo a sinistra, e aldilà del greto del torrente ci incamminiamo nella strada che sale lungo il versante occidentale del monte Tiscali, fino al cuile di Tonino Fadda "Gronchi".
coordinate ED50: N 40°14'44,6" - E 09°29'21,5" (parcheggio, appena dopo il guado) quota: 165m slm
La pittoresca pinnetta è addossata alla parete rocciosa, mentre i recinti delle capre sono all'interno del vicino grottone su Oda... è un posto di eccezionale fascino, e il pastore vi organizza previo accordo pranzi/picnic/"spuntini" tipici con ciò che produce lì, o che nei pressi producono suoi colleghi: per informazioni, come per l'organizzazione di vari trekking, escursioni più o meno complesse, o semplici passeggiate in totale tranquillità, conviene contattare Gianfranco ( email: mudreku@gmail.com )
Proseguiamo sulla strada fino a quando questa diventa un dirupato sentiero che permette di scendere nella badde Doronè, bella gola scavata fra ripide pareti rocciose, che percorriamo verso sud.
Aggiriamo a destra i gradini che incontriamo (un salto è alto 4/5 metri, e in almeno due ho notato gli attacchi per calarsi con la corda) restando su una traccia quasi sempre facilmente individuabile ed arriviamo in un settore in cui la valle è più aperta, meno incombente: si riconosce il luogo anche perché qui si stacca a sinistra un sentiero (indicazioni) che, andando in direzione opposta alla nostra, sale verso una selletta fra la punta Doronè e il monte Tiscali, da dove si può poi scendere fino al doloverre di Surtana, o andare a sinistra verso il villaggio nuragico di Tiscali e una diramazione che riporta al cuile e al grottone su Oda, o inerpicarsi liberamente sulla cresta a sud della punta Doronè e seguirla fino alla punta Filos d'Ortu, continuando da questa verso il cuile Ziu Raffaele e al campu Donanigoro (sentiero 2)).
Andiamo avanti. Il sentiero è ora evidente e pare finalmente salire nel bosco con maggiore decisione; riporto le coordinate di alcuni punti rilevate durante il cammino:
01) coordinate ED50: N 40°14'12,4" - E 09°29'14,0"; quota: ---
02) coordinate ED50: N 40°13'43,2" - E 09°29'29,3"; quota: ---
03) coordinate ED50: N 40°13'28,8" - E 09°29'24,0": quota: 510m slm
04) coordinate ED50: N 40°13'14,3" - E 09°29'20,1": quota: 680m slm
05) coordinate ED50: N 40°12'52,6" - E 09°29'14,5": quota: 815m slm
Importante è soprattutto il punto 05): il bosco di lecci è diventato più rado e a tratti nello splendido, selvaggio paesaggio sono i karren a predominare, spettacolari erosioni superficiali in bianchissimi "campi" di calcare; è possibile anche apprezzare notevoli vedute verso nord e si ha l'impressione che manchi poco a raggiungere qualcosa di sorprendente, nulla però segnala che spostandosi a destra, per labili tracce, in una decina di minuti si arriverebbe, affidandosi ad una guida esperta, o a un GPS (che però non segnala eventuali ostacoli...), o con moltissima fortuna, alla grotta-rifugio Tirchinedda:
coordinate ED50: N 40°12'42,9" - E 09°29'08,0" quota: 795m slm
E' proprio da qui che sbucheremo sulla via del ritorno, dopo essere rimasti stupefatti sull'orlo della dolina di su Sercone, aver attraversato liberamente, perdendo leggermente quota e superando due valloncelli, su un aspro pendio un bosco oscuro dove pare che nessuno abbia mai messo piede, e rasentato l'affascinante grottone attrezzato a rifugio... Ora tuttavia proseguiamo lungo il sentiero che presto ci permette di toccare il campu Donanigoro:
coordinate ED50: N 40°12'35,8" - E 09°29'26,9"
Non mi meraviglia ciò che sto vedendo perché ero già arrivato alcuni anni addietro in questa zona, e l'avevo fatto da solo, piuttosto avventurosamente, ma ciò non mi impedisce di percepire l'emozione di chi ho vicino ed è giunto oggi quassù per la prima volta: è questa una grande pianura carsica d'alta quota (850m circa slm), delimitata da montagne calcaree e popolata da animali allevati allo stato brado, che paiono tutti uguali, ispidi e grigi, e improvvisamente sbucano da dietro a cespugli per poi sparirvi un attimo dopo... nascosti vi sono i pochi resti di un antico villaggio, quelli di un nuraghe, e varie pinnettas tuttora utilizzate da pastori... aldilà delle creste del monte Oddeu, a sinistra, precipiteremmo in verticale per 800 metri prima di schiantarci nella valle del riu Flumineddu o sul fondo del suo settore più famoso, le impressionanti gole di su Gorroppu, mentre i colli di pietra a destra, che supereremo fra poco, ci separano dalla dolina di su Sercone, l'incredibile cratere che è facile riconoscere anche nelle foto satellitari (400 metri di diametro e oltre 200 di profondità...)... e proseguendo invece dritto cammineremmo per chilometri in ambienti di questo tipo, aspri, arcaici, splendidamente brutali, senza incontrare persone, strade, case, acqua, a volte neppure minime tracce... e stiamo provenendo dalla valle di Lanaitto, spettacolare, "esagerata" come lo sono gli ambienti della grotta di su Bentu nel suo sottosuolo, o il canyon di badde Pentumas che vi giunge da ovest, o il doloverre di Surtana, la valle sospesa che vista dall'alto pare d'origine glaciale, e arriva da est, o la risorgente di su Gologone (profonda almeno 130 metri...), o le rocce dolomitiche della punta Cusidore, o le ipnotiche, infinite pietraie del monte Corrasi... e sotto ai nostri piedi, centinaia di metri sotto la superficie, sta scorrendo il collettore che ha creato uno dei complessi ipogei più estesi d'Europa, misterioso perchè ancora in gran parte da scoprire e studiare, perché probabilmente troppo vasto e articolato per riuscire anche solo ad ipotizzarne la morfologia... serve altro per far capire che questa terra, il Supramonte, non ha eguali al mondo, e questo luogo, il campu Donanigoro, contribuisce ad innalzarne il già altissimo valore naturalistico e ambientale? Sì... sì, certo, serve altro... serve che i Sardi ne diventino consapevoli e imparino a trarne ricchezza, o almeno sostentamento, ecocompatibile, spazzando via una volta per tutte sfruttatori e speculatori, affabulatori, ottusi e cialtroni vari... soprattutto fra di loro...
... domani mi imbarcherò e tornerò a casa dopo 12 fantastici giorni vissuti intensamente in Sardegna... non so quando potrò tornarvi... è concepibile che "mi girino un po' le balle"...
Si stanno addensando le nubi e occorre accelerare il passo: ci dirigiamo a sinistra senza entrare nel piano, praticamente solo rasentandolo, e in 5/10 minuti, superando un blando pendio, siamo di fronte all'ingresso del cuile Ziu Raffaele:
coordinate ED50: N 40°12'38,5" - E 09°29'42,4" quota: 880m slm
L'interno è accogliente, ordinato, pulito, adatto ad un pernottamento se muniti di sacco a pelo, ma a noi resta il tempo per una breve pausa: Gianfranco mangia un panino, Lorena una barretta di cioccolato, entrambi fumano una sigaretta, intanto io guardo il lunare versante occidentale del monte Oddeu, che mi separa dalla cresta sommitale... ricordo poco di quando vi giunsi anni fa... avevo perso l'orientamento un paio di volte, ma ero molto allenato e avevo ritrovato la via mirando una cresta e da lassù riuscendo a "leggere" la carta, poi un toro era saltato via da un grosso cespuglio fuggendo per un attimo, prima di voltarsi ad osservarmi... probabilmente stava sonnecchiando e l'avevo spaventato col mio sopraggiungere... girai al largo con la convinzione che stesse valutando cosa fare (... se vendicarsi per l'anno di vita perso a causa mia...), e la certezza che se mi avesse attaccato invece di allontanarsi neppure me ne sarei accorto, visto che scattò fulmineo dal suo "cuccio" ad un paio di metri da me, con un frastuono tale che il cuore mi arrivò in gola (in fondo eravamo "a pari"... anch'io mi ero giocato un'anno di vita a causa sua...)...
Mi destano i richiami dei miei due compagni e velocemente lasciamo la pinnetta alla volta di su Sercone; inizialmente torniamo indietro passando un poco più a sud, appena dentro al piano, in modo da toccare i resti oramai appena apprezzabili di un villaggio nuragico e il suo antico pozzo:
coordinate ED50: N 40°12'32,2" - E 09°29'20,7" quota: 850m slm
Evitiamo di dirigerci verso i ruderi del Nuragheddu (da lì passa il sentiero del quale, tuttavia, da quando siamo giunti al campu Donanigoro non abbiamo più trovato traccia) e procediamo in direzione ovest, salendo lievemente un paio di volte:
coordinate ED50: N 40°12'33,1" - E 09°29'04,0" quota: 880m slm
Probabilmente superiamo due vallette e i crinalini che le delimitano su un terreno accidentato, ma non complesso (i pendii sono blandi e la vegetazione non è fitta, per cui risulta facile mantenere la direzione scegliendo i passaggi meno intricati), poi, improvvisamente, il panorama si apre verso montagne lontane, senza alcun ostacolo a limitarlo... siamo fuori dal bosco e soprattutto sull'orlo di un immenso sprofondamento... la dolina di su Sercone:
coordinate ED50: N 40°12'33,3" - E 09°28'54,7" quota: 860m slm
Non riesco a credere a ciò che ho davanti, e sotto ai piedi: è un cratere enorme, circolare, delimitato ovunque da pareti rocciose e ripidi pendii detritici. I 400 metri di spazio vuoto che mi separano dal punto più lontano della circonferenza alterano la mia capacità di valutare distanze e dimensioni, e quando guardo verso il fondo per trovare il punto più basso mi ritrovo a confondere gli alberi che vi crescono con semplice cespugliotti... quei massi laggiù devono essere enormi, eppure paiono ghiaia...
Proprio da qui parte la cengia inclinata che permette di scendere alla base senza pericolo, ma non abbiamo tempo, presto farà buio, e in ogni caso preferisco godermi ancora un poco l'emozione che si prova su ciglio...
Questa dolina è viva, ogni anno cambia aspetto perché le pareti rocciose che la delimitano pian piano si sfaldano e precipitano, ma soprattutto perché il fondo detritico lentamente si muove cercando equilibri, e pazientemente ingoia tutto... è evidente che sotto la superficie tuttora sia attivo ciò che nelle migliaia di millenni è riuscito a creare una simile voragine... e cos'altro potrebbe essere se non il collettore del Supramonte, in cui finisce tutta l'acqua che sparisce fra le rocce calcaree degli altopiani fra Urzulei, Orgosolo e Oliena? Cos'altro potrebbe essere se non il divenire degli spazi vuoti che il collettore, soggetto fra l'altro a piene di inimmaginabile potenza, crea e gestisce qua sotto?
Ancora uno sguardo, l'ultimo prima di partire, necessario perché ciò che sto osservando e provando deve restarmi in testa, e dovrà riemergere nitido fra qualche mese quando a casa, di fronte alla possibilità di tornare in Sardegna, certamente mi verranno pensieri del tipo: "... è distante... abbiamo poco tempo... ci siamo già stati, ci sono altri posti da vedere..." ... per quanto possa muovermi, ci saranno sempre altri posti da vedere... e la domanda giusta da pormi dovrà essere: "Vi sono posti che possono permettermi avventure e regalarmi emozioni pari a quelle che ancora mi aspettano sui sentieri, sulle pareti rocciose, nelle valli di pietra e nelle forre, e nelle grotte del Supramonte?"
Rasentiamo per poco la dolina andando a destra, poi deviamo sempre a destra entrando nel bosco e calando lievemente di quota: stiamo attraversando una zona priva di tracce e sentieri, particolarmente selvaggia e assolutamente da non sottovalutare, con lo scopo di raggiungere, come ho anticipato precedentemente, il sentiero utilizzato per salire al campu Donanigoro in un punto poco a nord dello stesso, toccando però prima la grotta-rifugio Tirchinedda.
Ci avviciniamo all'ampia caverna che si apre in una parete di roccia grigia: gli alberi secolari e la luce tenue che precede il tramonto accentuano l'atmosfera magica del luogo, tanto che ci pare d'essere protagonisti di un film fantasy... draghi, tesori, saggi gnomi o dispettosi folletti... cosa ci sarà là dentro? Molto ordine ed ogni oggetto al suo posto, razionalmente: la botte per l'acqua, le pentole appese, i materassini, qualche provvista d'emergenza e un po' di legna, e una sega, una lanterna, il colapasta, taniche e bottiglie... è realmente un provvidenziale rifugio concepito all'interno di una grotta!
Una scritta sulla roccia ricalca quella originale tracciata col carboncino qualche decennio fa dal viandante di Dorgali che, sorpreso quassù da una bufera di neve, si salvò resistendo per 3 notti in questo antro, trovato casualmente... una notevole fortuna perché senza Gianfranco noi avremmo avuto una possibilità su cento di scovare Tirchinedda cercandola, e una su un milione di arrivarvi per caso!
Proseguiamo, superiamo un valloncello oscuro, tagliamo su roccia a sinistra e sbuchiamo nel sentiero (ho già segnalato le coordinate rilevate durante l'escursione, ma per comodità le riporto nuovamente qui):
coordinate ED50: N 40°12'52,6" - E 09°29'14,5" (bivio) quota: 815m slm
coordinate ED50: N 40°12'42,9" - E 09°29'08,0" (grotta-rifugio Tirchinedda) quota: 795m slm
2) Sentiero: dalla valle di Oddoene e il doloverre di Surtana alla cima del monte Oddeu - 6 maggio 2005
Sull'Orientale Sarda (Statale 125), neppure un chilometro dopo aver lasciato a sinistra la galleria per Cala Gonone (provenendo da Dorgali), troviamo una stradina asfaltata che scende a destra (cartelli turistici per il villaggio di Tiscali e la gola su Gorroppu): la seguiamo fino ad un incrocio dove voltiamo a sinistra (cartelli per il rifugio e la gola su Gorroppu). In questo stesso punto saremmo arrivati dalla strada a destra se avessimo preso a Dorgali la via Bachelet (cartello per il rifugio Gorroppu) dal viale Kennedy, cioè dalla circonvalazione ad ovest.
Ora dobbiamo semplicemente restare sulla via principale, asfaltata fino ai pressi del ponte sa Barva: incontreremo varie deviazioni, come quella a sinistra per il già citato rifugio, e a destra la suggestiva chiesa campestre della Madonna del Buoncammino, con le sue caratteristiche cumbessias... davanti a noi è impossibile ignorare le spettacolari pareti rocciose del monte Oddeu e, alla loro destra, il curioso aspetto del monte Tundu, cilindrico e giallastro... in mezzo un valico suggerisce la presenza del doloverre di Surtana, la valle in cui si deve passare per salire da Oddoene, quindi da questa zona, al villaggio nuragico del monte Tiscali, e dalla quale mi staccherò io oggi cambiando itinerario quasi casualmente e trasformando una semplice escursione in un'avventura ben più complessa.
Quando la strada diventa sterrata siamo nei pressi del riu Flumineddu e del ponte sa Barva, per cui conviene parcheggiare (in alcuni periodi potrebbe non essere semplice farlo... ad un'oretta di cammino da qui c'è la spettacolare gola di su Gorroppu, a meno di due ore una delle zone archeologiche più famose della Sardegna, e nel doloverre un'incredibile serie di pilastri di roccia di eccezionale qualità, un vero e proprio paradiso per climber).
Scendo a piedi verso il ponte e ho una prima sorpresa: l'alluvione di 6 mesi fa (dicembre 2004) l'ha spazzato via! Attraverso su una rustica passerella quello che ora è un innocuo fiumiciattolo e vado a destra; più avanti alcune segnalazioni mi indicano un largo sentiero a sinistra che mira un muro di roccia apparentemente invalicabile.
La traccia diventa subito ripida e dirupata: sto risalendo la scala di Surtana. Ho fretta e accelero il passo in modo da arrivare in cima in poco più di una decina di minuti... non ho ancora deciso dove andare, però voglio giungervi velocemente...
Cammino lungo il doloverre: il sentiero è bello e ben battuto, con lieve pendenza... non riesco però a capire la morfologia di questa valle... ma è davvero una valle? A sinistra vi sono rocce, pilastri e pendii che calano dal monte Oddeu, mentre a destra vi è boscaglia e dietro, se ne percepisce la presenza e intuisce la dimensione fra rami e fronde, la spettacolare, lunghissima falesia sud, di meraviglioso calcare, con un ripido canalone infrascato e pareti quasi verticali a separarne i pilastri; il letto di un torrente non c'è e neppure se ne immagina l'eventuale percorso... a dire il vero sto andando in piano, non scendo e non salgo... un posto splendido, affascinante, e difficile da comprendere e da raccontare.
Potrei mirare il canalone, o tornare sul monte Tiscali e percorrerne la cresta, o scendere nella valle di Lanaitto mantenendomi il più possibile a destra cercando una via per inerpicarmi verso il monte Tundu o il monte Gutturgios, a "caccia" di grotte, oppure potrei... potrei... potrei prendere quel sentiero a sinistra!
E' la prima, evidentissima traccia che si incontra procedendo lungo il doloverre, ed è pure segnalata (indicazione per la scala de Cucuttos)... non ricordavo che ci fosse, o forse non l'avevo notata quando passai da qui un annetto fa... ma quanto mirto dovevo aver bevuto per non accorgermi di un simile bivio... in pratica il sentiero si biforca!
Senza pensarci un minuto di più opto per questa via. Risalgo un ripido versante pietroso mentre alle mie spalle è ora spettacolare la vista sul muro di roccia che sostiene i monti a nord del doloverre, e presto comincio ad illudermi che la traccia resti sempre così, ben battuta, segnata, impossibile da perdere... "di questo passo farò chilometri in breve tempo e non sarà difficile arrivare al campu Donanigoro e alla dolina di su Sercone" ... il pensiero diventa una fissazione e in un'attimo è come se avessi preparato accuratamente l'escursione da giorni, pianificato i particolari, studiato il percorso... in realtà dovevo solo fare un giretto per prendere confidenza con una zona complessa in cui ero stato solo un paio di volte, senza peraltro allontanarmi dai sentieri principali e dalle mete classiche, per cui ho con me solamente una carta e una bottiglia d'acqua, e dimenticato il GPS... e altimetro e bussola... e lasciato detto a chi mi aspetta in campeggio che avrei semplicemente girovagato fra doloverre e monte Tiscali... però è bel tempo!
Più in alto transito su terreno roccioso e inaspettatamente mi trovo a camminare senza una meta precisa: ho perso prima la traccia, poi ne ho individuate troppe: a destra c'è il monte Tiscali e decido di usarlo come riferimento, ignorando in pratica improbabili segni di passaggio... "andrò sempre dritto, sempre che rocce e vegetazione me lo permettano, e se fosse necessario mi terrò a destra..."
La morfologia è ora complessa: vallettine, piccoli pianori, collinette, e l'impressione di essere più o meno sempre nello stesso punto... "ok, o torno indietro, o miro il crinale" a destra, che sembra salire direttamente dal monte Tiscali e dalla cima a sud dello stesso (punta Doronè), senza interruzioni, mantenendo la direzione che ritengo giusta... forse...
Raggiungo il crinale e qui, finalmente, riesco ad orientarmi con l'aiuto della carta: guadagno quota con regolarità cercando di restare sulla linea di cresta... in Sardegna, e in particolare in Supramonte, può essere complicata anche una operazione di questo tipo: se quella che ho appena lasciato sotto da quassù pare una conca priva di punti di riferimento, questo su cui sto camminando ora è un largo crinale fra blandi pendi e dossi, disegnato in modo tale da crearmi dubbi sull'effettiva linea di massima salita... "senza aggeggi per orientarmi e in balia di un sole potente, sul calcare biancastro... non toccherò l'acqua fino a quando non sentirò vicina la morte per disidratazione" ... nel frattempo percepisco, lontanissima, una mucca muggire, con forza e insistenza... che strana sensazione di solitudine... però lievi tracce mi segnalano che qualcuno nei dintorni ogni tanto passa... forse... "probabilmente non riuscirò a tornare a casa, e ci metteranno giorni per trovarmi, ma è un bel posto questo... sì, è un proprio un posto bellissimo..."
Erano spariti improvvisamente, e ugualmente ora sono riapparsi: un segno inciso nella roccia (un inutile triangolo equilatero incapace di indicare una direzione...), una piccola "pennellata" blu", un rassicurante "ometto"... sono nuovamente sul sentiero che avevo perso più in basso: "non c'è dubbio, sono piuttosto stupido a venire quassù in queste condizioni, ma sono anche abbastanza esperto da scegliere una via alternativa giusta..."
Ingenuamente mi gongolo confondendo la casualità con la bravura, l'irresponsabilità con l'eroica determinazione, convinto che nulla riuscirà adesso a fermarmi... "ho ritrovato il sentiero... che mago... merito un sorso d'acqua... posso anche tirar fuori le cuffiette e ascoltare un po' di musica... devo solo stare attento a non rilassarmi troppo" (... tempo addietro, passeggiando verso sera in un paese della Valcamonica dopo un'escursione abbastanza impegnativa e una meritata cena, lasciai i miei pensieri liberi di volare, e lo feci in modo tanto profondo che quando "tornai alla realtà" mi accorsi di essere al buio in un viottolo di montagna... la luna mi aiutò, ma furono necessarie un'oretta di cammino e una certa dose di fortuna ad un paio di incroci per rientrare in paese!) ... la traccia è lì e davanti a me, al massimo ad un paio di chilometri in linea d'aria, pare che il pendio arresti la sua salita... "ci sarà il campu Donanigoro lassù..." Ancora alcuni dossetti fra un pianoro e l'altro, un blando aggiramento di vallette appena accennate... grossi cespugli e bellissimi alberi, tanta roccia... guardo innanzi e non vedo nulla, o meglio vedo solo il punto in cui sto per appoggiare il piede perché come al solito la mente si perde a inseguire pensieri e nuove mete... "devo allenarmi di più se voglio tornare a rincorrere i Quattromila... calerò con le grotte e mi concentrerò sulla corsa in salita... e se mi trasferissi in Sardegna... riuscirei a scrivere più facilmente... e supererei finalmente il 6b... domani mattina andremo ad arrampicare alla "Poltrona"..."
... è sembrato che un grosso cespuglio a due passi da me esplodesse, ho il cuore in gola e più che battere rulla... il torello che improvvisamente è scattato fuggendo da lì dietro, muggendo di terrore, è ora fermo sul sentiero e mi osserva con sospetto... ci separano meno di dieci metri e temo non abbia gradito la mia apparizione... credo dormicchiasse, o fosse sovrappensiero come me, e non sia accorto che mi stavo avvicinando... men che meno io mi sono accorto di lui, bellissimo animale, ma ora pericoloso "intoppo"... Fingo indifferenza e giro al largo; con la coda dell'occhio lo spio... resta immobile, ma mi punta... in pratica mi sto muovendo lentamente, senza respirare, mirando gli alberi che eventualmente mi permetterebbero una rapida salita... è giovane, nervoso e di certo fulmineo... se avesse deciso di attaccarmi da dietro al cespuglio non avrei avuto scampo... è andata bene, ma adesso allontanarmi, devo evitare che la percezione della mia paura lo rassicuri troppo inducendolo a cercare vendetta per il "colpo" che gli ho fatto prendere...
Sono di nuovo sul sentiero; mi volto e vedo il torello riavvicinarsi al cespuglio, apparentemente tranquillo... lo sentirò muggire ancora, almeno tre o quattro volte, e proverò tristezza per la sua probabile, disperata solitudine... al ritorno starò comunque molto più attento, ma sarà una precauzione eccessiva perché non lo incontrerò più.
Quando individuo il caratteristico tetto conico di un cuile mi fermo e dalla tasca dello zaino prendo la cartina: nei pressi della punta Filos d'Ortu ne è segnato uno, ma non credo sia quello... le curve di livello, o il desiderio che in effetti sia così, mi suggeriscono che possa trattarsi invece del cuile Ziu Raffaele, la costruzione cioè che annuncia l'arrivo al campu Donanigoro...
"Ok, fin qui sono arrivato...": davanti ai miei occhi il bellissimo altopiano corre verso sud mantenendo un tenue colore verde... si muovono lentamente solo i mille cespugli più scuri accarezzati dalla brezza che spira da ovest... posso osservare anche a chilometri di distanza, eppure a farmi compagnia o disturbarmi non c'è alcun essere umano... i fantasmi generati dai miei pensieri, quelli sì che riuscirebbero a raggiungermi in questo luogo splendidamente desolato, se lo permettessi...
Non c'è traccia di sentiero per cui rinuncio a cercare la dolina di su Sercone e opto per la cresta sommitale del monte Oddeu, il cui profilo disegna una curva regolare nel cielo azzurrissimo... lassù è impossibile perdere la giusta via, ed inoltre "riuscirò a toccare i confini del mondo... avessi il coraggio aspetterei la notte e potrei anche accarezzere la luna... diomio, che posto incredibile..."
Dal cuile Ziu Raffaele salgo liberamente verso sinistra, con regolarità, ma accelerando man mano il passo perché allo stesso modo sta crescendo il desiderio di arrivare in cima... sono sensazioni contraddittorie quelle che provo in questi momenti: vorrei condividerli con altri, facendoli così partecipi del mio stupore e della mia esaltazione, e rendendo tangibile il mio stato psichico, ma la presenza di altri annullerebbe istantaneamente il rapimento estatico, e questa vetta immacolata che si erge al centro del lunare mare della Tranquillità tornerebbe ad essere solamente un solitario cumulo di pietre bianche, di certo affascinante, ipnotico, ma simile ad altri cento che già ho visto.
Percorro finchè è possibile la cresta verso sud: 800 metri sotto di me scorre il riu Flumineddu, nella valle di Oddoene dopo essere uscito dalla gola di su Gorroppu, e le pareti rocciose che precipitano laggiù paiono non avere fine; ad ovest il campu Donanigoro mi illude di essere a conoscenza dei suoi misteri e più in là, dopo minuscoli colli e prima dei monti di Orgosolo, un gigantesco cratere altro non può essere che la dolina di su Sercone. A sud individuo le cime che dal monte su Nercone calano verso Urzulei, poi mi volto e risalgo verso il punto più alto dell'Oddeu; vado oltre e a nord, un poco a sinistra, riconosco le vette maggiori del Supramonte, dal Corrasi alle punte sos Nidos e Cusidore, mentre lontano, a destra, ci sono il Tului e il Bardia a nascondere il mare e vegliare su Dorgali.
Mi stacco dal crinale solamente perché è ora di rientrare, altrimenti continuerei ad esplorarlo nel tentativo di memorizzare ogni pietra... sforzo inutile fra l'altro perché un fiore profuma solo nel terreno in cui sta crescendo, e un animale selvatico è splendido solo mentre corre libero, e nella mia testa le immagini registrate saranno sbiadite prima di questa sera, confuse fra tutte quelle accumulate negli anni... e domani mattina sarò di malumore come spesso mi capita, guarderò torvo intorno a me e parlerò poco, poi per fortuna aprirò la carta topografica e cercherò, e troverò un nuovo posto dove la mia vista in bianco e nero possa tornare a colori.
Vado verso la punta Filos d'Ortu, ritrovo il sentiero e mugugnando scendo verso il doloverre.
Sentiero 1
"Cuile di Tonino Fadda "Gronchi", nei pressi della grotta su Oda (sentiero 1)"
"Scendendo nella badde Doronè (sentiero 1)"
"Scendendo nella badde Doronè (sentiero 1)"
"Badde Doronè (sentiero 1)"
"Badde Doronè (sentiero 1)"
"Badde Doronè (sentiero 1)"
"Badde Doronè (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro: veduta verso la valle di Lanaitto e le montagne che la delimitano (sentiero 1)"
"Salendo fra i karren verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo fra i karren verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo fra i karren verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo fra i karren verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro (sentiero 1)"
"Salendo verso il campu Donanigoro: tronco e rocce (sentiero 1)"
"Campu Donanigoro: verso il cuile Ziu Raffaele (sentiero 1)"
"Campu Donanigoro: cuile Ziu Raffaele (sentiero 1)"
"Campu Donanigoro: rustico appendi-oggetti nei pressi del cuile Ziu Raffaele (sentiero 1)"
"Mare di roccia in zona "funtana s'Arga", sorgente perenne nei pressi del campu Donanigoro"
"Campu Donanigoro: albero (sentiero 1)"
"Campu Donanigoro: pozzo nuragico (sentiero 1)"
"Campu Donanigoro: pozzo nuragico (sentiero 1)"
"Dolina di su Sercone (sentiero 1)"
"Dolina di su Sercone (sentiero 1)"
"Dolina di su Sercone (sentiero 1)"
"Grotta-rifugio Tirchinedda (sentiero 1)"
"Grotta-rifugio Tirchinedda (sentiero 1)"
"Grotta-rifugio Tirchinedda (sentiero 1)"
"Grotta-rifugio Tirchinedda (sentiero 1)"
"Dolina di su Sercone, vista da un punto panoramico a 30 minuti circa di cammino dal suo ciglio (sentiero 1)"
Sentiero 2
"Valle di Oddoene: riu Flumineddu e monte Tundu, dai ruderi del ponte sa Barva (sentiero 2)"
"Versante orientale del monte Oddeu, andando verso l'attacco della scala di Surtana (sentiero 2)"
"Sentiero e falesia sud del doloverre di Surtana (sentiero 2)"
"Falesia sud del doloverre di Surtana, salendo verso la punta Doronè (sentiero 2)"
"Monte Corrasi, punta sos Nidos e punta Cusidore, dai pressi della punta Doronè (sentiero 2)"
"Falesia sud del doloverre di Surtana e monte Gutturgios, salendo verso la punta Filos d'Ortu (sentiero 2)"
"Valle di Oddoene, salendo verso la punta Filos d'Ortu (sentiero 2)"
"Campu Donanigoro: cuile Ziu Raffaele (sentiero 2)"
"Campu Donanigoro: cuile Ziu Raffaele (sentiero 2)"
"Campu Donanigoro, dai pressi del cuile Ziu Raffaele (sentiero 2)"
"Versante occidentale del monte Oddeu, salendo verso la cima (sentiero 2)"
"Versante occidentale del monte Oddeu, salendo verso la cima (sentiero 2)"
"Campu Donanigoro, dalla cresta sommitale del monte Oddeu (sentiero 2)"
"Monte Oddeu: cresta sommitale e cima (sentiero 2)"
"Monte Oddeu: cima (sentiero 2)"
"Monte Oddeu: cima sud (sentiero 2)"
"Cresta sommitale e cima del monte Oddeu, e valle di Oddoene (sentiero 2)"
"Punta Filos d'Ortu: pendio roccioso (sentiero 2)"
"Punta Filos d'Ortu, dai pressi della punta Doronè (sentiero 2)" |