Grotta Nemec (Trieste)
... alla mia veneranda età è già un problema uscire integri da una grotticella come la Nemec, e il problema può diventare di notevolissima entità quando ad accompagnarti nella distruttiva avventura c'è in pratica l'intera Compagnia del Budello, l'incredibile accozzaglia di brutali sub-umani capaci di speleo imprese, ed idiozie, inarrivabili per ogni altro essere vivente...
Potrei parlarvi del sacrificio per festeggiare il Ritorno, dei dodici infortuni in cui sono incappato - nonostante la celebrazione di appositi riti apotropaici - risolti grazie alle capacità taumaturgiche del guardiano delle pozioni magiche, della solita ira funesta e distruttiva di Fabione il Grande al ristorante, degli spericolati e geniali armi di FiFi la Bestia, della combattutissima - e pericolosissima perché vissuta oltre i limiti della concezione umana - gara fra il Trebbo e BiBicio per potersi fregiare uno prima dell'altro del titolo di "Borderline emerito", o del Charro... che dire di questo elemento, che d'aspetto pare normale eppure insiste a farsi vedere in giro con gente che condotta alla periodica visita psichiatrica obbligatoria si è sentita dire: "... e cosa dovremmo farci noi... provate a Lourdes..."
... potrei parlarvi delle risorse illimitate, delle potenti e modernissime attrezzature foto-cinematografiche sulle quali possono contare gli appartenenti alla Compagnia del Budello, e dell'ultimo acquisto, il prezioso Coglio-Drone... ma non lo farò... non lo farò anche perché, purtroppo, a causa di una rara combinazione astrale e degli effetti secondari della terapia alla quale mi sono dovuto sottoporre in grotta dopo i già citati dodici infortuni, alcuni dei miei rari neuroni sono andati irrimediabilmente distrutti, e di conseguenza non ricordo bene cosa sia successo...
- Ed ora due parole sulla grotta Nemec: è semplicissimo raggiungerla, ed è semplicissimo, per uno speleologo, visitarla... d'altronde rappresenta il massimo che potevo permettermi a 50 e passa anni, gli ultimi due dei quali trascorsi lontano da speleologia e arrampicata, e troppo vicino ai tavoli di varie trattorie, tanto da lievitare di almeno 6 chilogrammi... già non ero particolarmente atletico...
- Si trova in località Stazione Aurisina ed è segnalata anche sulla cartina Tabacco 1:25000 della zona. Noi siamo usciti al casello di Sistiana e abbiamo preso a sinistra la strada Provinciale 1; dopo un paio di chilometri abbiamo attraversato Aurisina e deviato a sinistra verso la stazione ferroviaria del paese (cartelli per San Pelagio), superato poi il viadotto sull'autostrada e dopo un breve rettilineo, nel punto in cui la via principale curva nettamente a destra mentre si stacca una traversa che prosegue dritto raggiungendo subito la stazione, parcheggiato in un evidente spiazzo.
- All'altezza della curva si nota, a sinistra, una viuzza caratterizzata, fra l'altro, dalla presenza di un segnavia del CAI: l'abbiamo seguita a piedi e dopo pochi metri lasciata prendendo a destra il primo stradello incontrato. Oltrepassata l'ultima casa è impossibile ignorare la grande e bella dolina boscosa che si trova a sinistra: occorre aggirarla in parte per individuare il punto da cui scendervi comodamente e in sicurezza (ATTENZIONE: il fondo della dolina è un pozzo a cielo aperto, per cui è necessario avvicinarvisi con prudenza!!).
- Ci siamo calati con una corda da 90 metri: siamo partiti da un primo albero e dopo averne utilizzato un secondo per assicurare l'avvicinamento su fondo ripido e scivoloso all'orlo del pozzo, sfruttato un paio di frazionamenti (varie, evidenti possibilità, tutte... almeno quelle che ho notato... molto solide). Il salto (bello) non supera i 20 metri.
- Alla base abbiamo attraversato un cavernone muovendoci su una china detritica; a sinistra si apre una diramazione con pozzo (in tutto, compreso cioè il meandro iniziale inclinato, alto 10/15 metri al massimo), che siamo andati a visitare sfruttando l'eccessiva, ma senza dubbio utile, lunghezza della nostra corda... concrezionata, carina, ma si chiude subito.
- Nel ramo principale abbiamo presto trovato un gradino di qualche metro per superare il quale è nuovamente risultata preziosa la dimensione della corda scelta in partenza (anche qui sono presenti ottimi attacchi).
- Quella in cui siamo arrivati, ai piedi del "saltino" roccioso, è in pratica una grande galleria lunga almeno 200 metri, o se si preferisce un colossale salone con un ramo ascendente a sinistra ed uno discendente a destra; il settore a sinistra si chiude dopo un passaggio basso, fra piacevoli concrezioni (spesso rovinate, purtroppo), mentre per giungere al termine di quello a destra occorre scendere per qualche minuto fino al fondo della grotta, e risalire, grazie alla presenza di una corda fissa, aldilà di un buco in parte artificiale (ricordo del poderoso, incredibile scavo eseguito un centinaio di anni fa nel tentativo di raggiungere il corso sotterraneo del Timavo), entrando così in un ambiente dalle dimensioni via via più ridotte... anche in questa zona alcune concrezioni in parte deturpate provano ad ingentilire uno spazio vuoto che impressiona soprattutto per le sue dimensioni.
- La grotta ha una sviluppo di soli 400 metri, ma supera i 110 di profondità ed è caratterizzata da enormi ambienti: se dovessi descriverla con due soli aggettivi, opterei per facile (molto...) e bella (abbastanza... solo "abbastanza" perché siamo nel Carso, a pochi km ad esempio dalla grotta Gigante, o dalla grotta Gualtiero Savi)... in ogni caso vale certamente la pena farvi un giretto all'interno.
Sono molto utili notizie e rilievo presenti nel sito dedicato al Catasto delle Grotte della Commissione Grotte E.Boegan.
Il Coglio-Drone (video)
I video di Teo
Alcune foto sono di Matteo Turci, Matteo Savorelli e Fabrizio Bandini, dello Speleo Club Forlì |