Home

gianlucacarboni.it


° Speleologia
° Alpinismo
° Arrampicata
° Escursionismo
° Torrentismo
° Turismo culturale
° Musica


 
stampa questa pagina web | . 1631539
 
Articolo inserito in data 24/02/2015 23:26:02
Sardegna
letto 4730 volte in 3558 giorni (1,33)
SUPRAMONTE: il MONTE GUTTURGIOS e la GROTTA BILINGHINGIOS

fine dicembre 2014

Il monte Gutturgios è la cima più a sud fra quelle che separano la valle di Oddoene da quella di Lanaitto; è alto solamente 689 metri, eppure fino a qualche anno fa non era semplice raggiungerne il crinale sommitale. Ora, però, il recupero di un paio di sentieri e le accurate segnalazioni permettono di avventurarsi con relativa tranquillità anche lassù... relativa perché in questa zona della Sardegna occorre sempre fare attenzione a non perdersi, a non cadere su/da una roccia calcarea che può presentarsi improvvisamente verticale, o scivolosa, o tagliente come un rasoio, e a non restare senza acqua, e a non sottovalutare un ambiente selvaggio e aspro con vegetazione intricata capace di trasformarsi in un ostacolo compatto e invalicabile, con gole spettacolari o nascoste, ripidissime e oscure, con salti ovunque tanto che spesso la via per raggiungere una metà non ha alternative... e occorre valutare che mancano i punti d'appoggio, che è complesso orientarsi, che le carte in commercio aiutano in parte solo chi le sa interpretare correttamente, che il telefono "non prende"...

Questa è una di quelle "montagnette" che qui in Supramonte mi era capitato di osservare più volte rimuginando su come, e quando, provare ad "attaccarla": pareti di roccia verticali nel versante ESE che precipita nella valle di Oddoene, con un paio di canali estremamente infrascati e poco invitanti... pareti di roccia verticali nel versante WNW che precipita nella valle Lanaitto... pareti di roccia nel versante SSW, quello che precipita nel doloverre di Surtana, con poderosi pilastri e muraglie a formare l'enorme falesia che al momento è il posto più bello in cui abbia avuto l'occasione di arrampicare... e a nord-nord-est prosegue la catena montuosa fino a calare definitivamente e perdersi nelle acque del lago artificiale del Cedrino, ostica e priva di sentieri segnalati... qualche speleologo, pastori e cacciatori della zona sanno da dove passare per salire, ma un escursionista "forestiero" come me, con poco tempo a disposizione per pianificare esplorazioni sistematiche, si trova di fronte ad un problema non semplice da risolvere... si trovava...

Un preambolo al racconto: alcuni anni addietro, salendo dal doloverre di Surtana verso il monte Oddeu lungo la traccia della scala di Cucuttos, avevo notato un canale apparentemente percorribile a destra (est) delle pareti su cui si stava "esibendo" un gruppetto di climber, e deciso che prima o poi avrei provato a cercarlo fra la rude vegetazione di quella strana, fantastica, magica valle sospesa.

Relazioni

Tentativo 1

Partenza invernale per la Sardegna, traversata notturna in traghetto, sbarco a Golfo Aranci e arrivo a Cala Gonone, sistemazione dei bagagli nell'appartamento e veloce trasferimento con corda e ferraglia varia alla "Poltrona" per due "tiri" d'assaggio... oramai è un rito propiziatorio!

- "Cosa si fa domani?"
- "Nulla di faticoso... siamo appena arrivati!"
- "Ok, allora saliremo al sito archeologico di Tiscali passando dal doloverre... sentiero breve, semplice, perfettamente battuto e segnato, e lì decideremo se tornare o proseguire, e verso dove..."

Usciti dal tunnel della strada per Cala Gonone andiamo a sinistra sulla SS 125, verso la genna Silana; dopo più o meno un chilometro prendiamo a destra la stradina asfaltata che scende con decisione (sono vari i cartelli indicatori che ci guidano lungo il percorso, soprattutto per la gola di su Gorropu e per il villaggio nuragico di Tiscali). Ad un incrocio ci teniamo a sinistra continuando pian piano a calare verso il fondo valle. Passiamo fra pascoli e vigneti delimitati da muretti a secco, nei pressi della bella chiesetta campestre di Nostra Signora del Buon Cammino e di innumerevoli stazzi: davanti a noi e a destra sono evidenti le grandi pareti del monte Oddeu, la regolare sella a U dove saliremo per entrare nel doloverre di Surtana, e lo splendido monte Tundu, una specie di enorme, tozzo cilindro di pietra rossa col pianoro sommitale boscoso... è impossibile non riconoscerlo!

Oramai nei pressi del rio Flumineddu (è quello che pochi chilometri a sud di questo punto esce dall'impressionante canyon di su Gorropu) troviamo un ampio parcheggio segnalato a destra; al momento si riesce a proseguire in auto, a superare il fiumiciattolo sul nuovo ponte sa Barva e dopo aver curvato a destra, ad arrivare allo spiazzo nei cui pressi parte il sentiero per Tiscali... al momento perché qualche anno fa una piena micidiale spazzò via come un fuscello il vecchio ponte in cemento, molto simile a quello che ora lo sostituisce, e il corso d'acqua quasi asciutto ed apparentemente innocuo è sempre lo stesso, con l'enorme bacino idrologico aldilà della gola, e le piogge sempre più frequenti e violente...

coordinate ED50: N 40°13'55,9" - E 09°31'00,4" (inizio sentiero)
quota:                  191m slm

Partiamo a piedi lasciando che siano le evidenti segnalazioni per la zona archeologica di Tiscali ad indicarci la strada giusta; saliamo regolarmente su quella che si chiama scala di Surtana e dopo un quarto d'ora circa entriamo nel doloverre. Il sentiero diventa piano ed il bosco fitto; mi sorprende subito la deviazione segnalata a destra... sono passato da qui almeno una decina di volte eppure non l'avevo mai notata: è ben battuta, visibilissima, con un nitido segnavia... che porti all'interessante canale individuato anni prima?

coordinate ED50: N 40°13'53,6" - E 09°30'45,2" (bivio 1)
quota:                  290m slm

Proseguiamo lungo la valle, ma oramai la curiosità mi impedisce di pensare ad altro: riesco solo a chiedermi dove porti quel sentiero e come possa averne ignorato l'esistenza per tanto tempo, averlo sfiorato 10/20 volte e non averlo visto!

Sono distratto e senza che me ne renda conto attraversiamo interamente il settore superiore del doloverre di Surtana; ci fermiamo ad un importante bivio dove precise e numerose indicazioni illustrano che tenendosi a destra si scende verso la valle di Lanaitto, mentre salendo a sinistra si va, fra l'altro, al villaggio nuragico di Tiscali.

coordinate ED50: N 40°14'30,7" - E 09°29'48,6" (bivio 2)
quota:                  241m slm

Di fronte abbiamo il monte Tiscali: da qui sembra imponente, con un possente muro di roccia che ne protegge la cima, e boscaglia e dirupi che ne nascondono il suggestivo sito archeologico.
Andiamo a sinistra.

Più in alto lasciamo a sinistra la deviazione per il campu Donanigoro; l'ascesa è piacevole, tranquilla, in un ambiente man mano più aspro, e solo nei pressi della meta si svolge su una traccia relativamente scoscesa; non a caso questo è un percorso utilizzato da molti dei turisti che si prefiggono di raggiungere la dolina (in realtà si tratta di un'immensa caverna il cui tetto è collassato) e i resti del villaggio nuragico di Tiscali.

E' trascorsa non più di un'ora e un quarto quando ci fermiamo di fronte all'ingresso dell'area archeologica.

- "Vuoi visitarla?"
- "No, la ricordo bene."
- "Ok, suono ugualmente il campanaccio, così saluteremo il custode... in questi giorni di fine anno sono poche le persone che salgono fin qui e probabilmente ha voglia di fare due chiacchiere con qualcuno..."

... ed è proprio questo gentile personaggio, che da una quindicina d'anni passa molto del suo tempo quassù ad accompagnare visitatori e sorvegliare antiche pietre, a parlarci dei sentieri del monte Gutturgios: da un piccolo spiazzo panoramico ci indica la cima e la traccia che sale, sparendo però in una valle nascosta da picchi e bastioni, verso la zona circostante (il Gutturgios non è alto, ma molto vasto sì, tanto che il crinale pare lungo almeno un paio di chilometri e si confonde con quello del vicino Fruncu Mannu).

- "Ecco, vedete quella stradina a sinistra del doloverre? Fa parte della rete di sentieri che abbiamo recuperato negli anni scorsi... ora ci sono vari segnavia ed è possibile salire al cuile sa Straese, che abbiamo restaurato... è molto bello... e anche scendere dall'altra parte, all'inizio del doloverre, nei pressi dell'arrivo della scala di Surtana..."
- "... e quindi andare anche verso la cima?"
- "Sì, certo, è ben segnato lassù."
- "E suppongo sia segnalato anche il bivio all'inizio del doloverre... l'abbiamo visto un'oretta fa... siamo partiti dal ponte sa Barva..."
- "Sì, ci vuole un poco di attenzione... c'è un altro cuile... se andate su ora dalla stradina che vedete, avrete il tempo per scendere da là, nell'altro versante, e in 10 minuti sarete poi all'auto! La stradina che state osservando si stacca dopo il bivio che avete incontrato qui sotto, prima della salita: andate avanti verso Lanaitto per 50 metri e la trovate a destra".

Un colpo di fortuna: scattiamo un paio di foto (da quassù il panorama è notevole), ringraziamo, salutiamo e partiamo subito.

In breve siamo al bivio: come da istruzioni andiamo dritto verso la valle di Lanaitto e dopo neppure un minuto riconosciamo la deviazione che ci interessa:

coordinate ED50: N 40°14'33,0" - E 09°29'49,5" (bivio 3)
quota:                  231m slm

Si tratta realmente di una stradina che guadagna quota senza porre alcun problema all'escursionista, in un ambiente dove a dominare è sempre la roccia nelle tante, fantasiose forme che può assumere; salendo il bosco diventa più interessante, con alberi che pur mantenendo le piccole dimensioni mostrano ora una maggiore dignità. Alla biforcazione che incontriamo sono presenti segnalazioni: a sinistra per Bilinghingios (che scopriremo poi essere uno spettacolare grottone) e a destra, dove ci dirigiamo, per Straese.

coordinate ED50: N 40°14'40,2" - E 09°30'05,6" (bivio 4)
quota:                  351m slm

Quella che era probabilmente una vecchia carrareccia, o una larga mulattiera, adesso è uno splendido sentiero che pian piano porta alle aree più elevate del Gutturgios: a sinistra, sotto di noi, c'è un vallone selvaggio aldilà del quale possiamo individuare solo pendii e pareti rocciose, e in alto dorsali e crinali che nascondono le cime e complicano l'orientamento... è una caratteristica del Supramonte... per ora, tuttavia, non riscontriamo problemi: il percorso è evidentissimo, anche se in realtà non comprendiamo quale siano esattamente la nostra posizione e la nostra direzione... dietro di noi, a sinistra, c'è la valle di Lanaitto (non la vedo, ma riconosco il monte Uddè che la delimita ad ovest), per cui suppongo che si stia procedendo più o meno parallelamente al doloverre di Surtana, ad un chilometro circa di distanza... studiando la carta avevo intuito la vastità di questo territorio, e da ciò dedotto la sua complessità (in tutti i settori del Supramonte occorre essere ben consapevoli di cosa si sta facendo nel momento in cui si decide di abbandonare un sentiero battuto, o si è costretti a farlo, o si rischia di perderlo), ma devo ammettere che sono sorpreso, e se non allarmato, di certo molto attento... soprattutto perché ancora non riesco ad identificare il crinale principale, e neppure ad immaginare dove possa trovarsi la cima verso cui stiamo andando, e che doveva farmi da punto di riferimento.

Superato un rustico cancello costruito con pietre e tronchi di ginepro, raggiungiamo in piano una radura erbosa: a destra, fra gli alberi, si trova lo splendido cuile sa Straese:

coordinate ED50: N 40°14'34,3" - E 09°30'19,6" (cuile sa Straese)
quota:                  464m slm

La zona è di una bellezza eccezionale, ha un qualcosa di antico, di magico che ipnotizza e porta a rilassarsi e pensare, e sognare seduti nei pressi della costruzione, ma il blando vento di maestrale, senza dubbio fresco, e le poche ore di luce ancora a disposizione ci costringono a restare in contatto con la realtà e ripartire subito; la facilità nell'individuazione del percorso, sempre simile ad una stradina, e la presenza di numerosissimi "ometti" segnavia mi tranquillizzano, tuttavia l'impossibilità di capire quanto cammino manchi ancora prima di arrivare in cima, dove effettivamente questa si trovi e quanto lunga ed eventualmente complessa possa dimostrarsi la via del ritorno, mi ha convinto che per oggi saremo costretti a rinunciare a toccare la sommità del lungo crinale che si stende davanti a noi proseguendo non so quanto verso nord.

Nei pressi del punto più alto di questo itinerario circolare riconosciamo però la deviazione a sinistra che porta verso la vetta del Gutturgios (anche questa pare, e ne avrò conferma nell'escursione successiva, ben segnalata con grandi "ometti"):

coordinate ED50: N 40°14'26,7" - E 09°30'30,7" (bivio 5, per la cima)
quota:                  500m slm

Restiamo un attimo a guardare il sentiero a cui stiamo per rinunciare facendo finta di aver la possibilità di decidere cosa fare, ma fra un paio di ore calerà il sole e, considerato che la vacanza il Sardegna è appena iniziata e durerà 15 giorni, capiamo in fretta che sarebbe una scelta piuttosto stupida quella di insistere rischiando di farci sorprendere dal buio qua sopra per cui, ripromettendoci di tornare presto, proseguiamo passando dopo pochi minuti di cammino nell'altro versante della montagna ed iniziando a scendere.

E' stata una scelta oculata perché il ritorno non sarà breve e ad un tratto ben segnato ed evidente ne segue subito uno che ci crea qualche problema: siamo su karren e mancano segni evidenti... scendiamo per qualche metro a destra (più o meno verso est) e superato un gradino di roccia che pare il letto di un torrentello proviamo a tenerci a sinistra... troviamo una traccia battuta, poi qualche labile segnale e insistiamo. Si tratta solamente di 4 o 5 minuti durante i quali, però, si è dimostrata piuttosto utile l'esperienza su un terreno di questo tipo (è possibile che non abbia notato i segnavia e sia finito per poco fuori via, quindi sia stata colpa mia, tuttavia raccomando attenzione a chi volesse seguire i nostri passi: può aver dubbi per qualche minuto, per un centinaio di metri, ma poi deve assolutamente ritrovare il sentiero altrimenti è consigliabile tornare sui propri passi e riprovare, o al limite rinunciare e rientrare alla base sulla via di andata).

Ora il sentiero è nuovamente evidente e ci porta al bel cuile che si trova non distante dalla base delle pareti rossastre del monte Tundu.

Di seguito elenco le coordinate di alcuni punti rilevate durante la discesa:

coordinate ED50: N 40°14'14,5" - E 09°30'32,3" (punto 1)

coordinate ED50: N 40°14'16,3" - E 09°30'39,3" (punto 2)

coordinate ED50: N 40°14'13,3" - E 09°30'50,1" (cuile)

Dimenticavo: la zona è splendida!

Da qui in avanti i segnavia sono numerosissimi: traversiamo a lungo verso sud senza perdere quota apprezzabilmente, ma con la consapevolezza di essere lungo la giusta direzione, quella cioè che ci farà arrivare al doloverre di Surtana, nei pressi della scala omonima.

Un altro paio di punti, probabilmente meno utili dei precedenti:

coordinate ED50: N 40°14'08,2" - E 09°30'50,8" (punto 3)

coordinate ED50: N 40°13'57,1" - E 09°30'49,0" (punto 4)

Una discesa continua e relativamente ripida ci porta finalmente al bivio "misterioso" notato in mattinata; andiamo a sinistra, di nuovo in discesa affrontiamo la scala di Surtana, raggiungiamo poi il ponte sa Barva e l'auto.

Per compiere questo itinerario abbiamo impiegato 4h 45' e superato 650 metri di dislivello (da segnalare però che in questi dati è compresa anche la non obbligatoria salita al villaggio nuragico di Tiscali, per cui, eliminandola, possiamo considerare più o meno un tempo di 4h 15' e un dislivello di 500 metri.

Come poi scopriremo, la salita alla cima del Gutturgios dal bivio individuato dopo il cuile sa Straese è semplice, perfettamente segnalata con tanti "ometti", ma più lunga di quanto pensassimo: volendola (giustamente!) unire al percorso descritto, occorre prevedere 5h 45' circa di cammino e 700 metri di dislivello

Tentativo 2

Qualche giorno dopo, volendo raggiungere la cima del Gutturgios ripetendo solo in parte (quella inevitabile) il percorso relativamente facile individuato precedentemente, decidiamo di partire dalla valle di Lanaitto.

In realtà dovrei raccontare di un altro tentativo che, a causa di una mia errata interpretazione, ci ha portato su un monte vicino, ma non serve scendere nei particolari... segnalo il "fallimento" semplicemente per ricordare che nei vari Supramonte (da Dorgali a Oliena, a Orgosolo, Urzulei e Baunei) anche un escursionista come me, con oltre 600 cime e 1000 percorsi all'attivo in giro per i monti d'Italia (dei quali una trentina qui), quasi sempre da solo e in posti sconosciuti, ma "forestiero", può facilmente sbagliare... se non sei del posto ed esci dai sentieri segnalati e battuti... fai attenzione!

- Ecco come arrivare al punto di partenza: a 5 km circa da Oliena, lungo la strada per Dorgali, si prende a destra la deviazione per su Gologone, Tiscali, Lanaitto (vi sono vari cartelli turistici), avendo cura di azzerare qui il contachilometri.
- Dopo 2,4 km (100 metri prima del parcheggio del parco e della risorgente carsica di su Gologone... assolutamente da vedere!) si devia a destra su una strada in cemento che rapidamente prende quota (vi sono vari cartelli turistici per sa Oche, su Bentu, Lanaitto, ecc.).
- A 3,4 km si incontrano un piccolo edificio a sinistra e una fonte a destra (il buchetto lì vicino è l'ingresso della grotta Biseddu, visitabile solo se speleologi opportunamente attrezzati).
- A 4,7 km la strada, abbastanza stretta, ma facilmente percorribile, dopo alcuni saliscendi ed essere diventata sterrata lascia a destra un'evidente cava e si accinge ad entrare nella valle di Lanaitto.
- Ora il percorso, prima un po' sconnesso, poi per un tratto lastricato, va in discesa; a 6,8 km c'è un bivio: si resta sulla principale, cioè a sinistra (varie indicazioni); da qui in avanti si procede in piano su strada sterrata che può presentare problemi solo in caso di forti piogge.
- A 7,1 km si guada il torrente sa Oche, ma normalmente non ci se ne accorge perché è raro trovarvi acqua.
- A 7,3 km si oltrepassa l'ingresso di una grande tenuta: bel viale alberato, rettilineo, con muretti a secco e uliveti a lato.
- A 8,4 km, dopo aver superato gli edifici, si esce dalla tenuta e subito si oltrepassa un ampio guado (l'ho sempre trovato in secca, ma una volta, vari anni fa, semidistrutto dalla piena di qualche giorno prima!).
- A 8,9 km si lascia a destra la deviazione per il rifugio sa Oche (vi sono vari cartelli turistici per sa Oche, su Bentu, sa Sedda e sos Carros, ecc.).
- A 9,9 km, subito dopo un guadetto, si resta a sinistra ad un bivio (a destra si raggiungono in breve gli spiazzi da cui si parte a piedi per la voragine di Tiscali e la badde Doronè, e il campu Donanigoro e la dolina di su Sercone, o la grotta Elighes Artas, o il canyon di badde Pentumas, o le lontane cime più alte del Supramonte...
- A 10,2 km, superate due curve a sinistra, vicine e in salita, se ne affronta una terza caratterizzata dalla presenza di un piccolo spiazzo a destra dove è possibile parcheggiare (da qui, dirigendosi verso l'alta valle e lasciandosi guidare da alcuni ometti, si prende il sentiero per il villaggio nuragico di Tiscali; tuttavia, se si ha questa meta, conviene seguire la strada in parte percorribile in auto che si trova a destra 20 metri dopo la terza curva, e in cui si immette lo stesso sentiero poco più in alto).
- A 10,7 km, dopo un tratto quasi rettilineo e una netta curva in discesa a destra, si nota a destra quella che pare una carrareccia disastrata (è percorribile per poco in fuoristrada... i Sardi lo fanno anche con auto normali per raggiungere, 100 metri circa più avanti, un rustico riparo ottenuto in una grotticella e munito di camino, utilizzato soprattutto dai cacciatori nei weekend in cui organizzano battute al cinghiale... FAI ATTENZIONE!!): questo è il punto di partenza dell'itinerario descritto, e del sentiero del doloverre di Surtana; su un sasso nei pressi del bivio, ad oggi si individuano facilmente una freccia disegnata e le scritte "Tiscali" e "Surtana".

coordinate ED50: N 40°15'06,8" - E 09°29'50,9" (inizio sentiero)
quota:                  170m slm

... mi auguro che la descrizione dell'avvicinamento al punto in cui si lascia l'auto e si inizia a scarpinare risulti sufficientemente precisa, e quindi utile, anche perché... più di così non posso fare!

Questo sentiero risale la parte bassa del doloverre di Surtana e porta in breve tempo al bivio (3) per il cuile sa Straese e all'importante bivio (2), dal quale è possibile proseguire salendo verso il villaggio nuragico di Tiscali o inoltrandosi a sinistra nella parte alta del doloverre fino ad arrivare alla omonima scala; entrambi i bivii sono stati toccati nell'escursione precedente.

Quella che interessa a noi è tuttavia una diramazione che si incontra prima e che raggiungiamo in pochi minuti, dopo aver rasentato la grotticella-rifugio ed essere passati a sinistra dell'alveo del torrente: 

coordinate ED50: N 40°14'51,9" - E 09°29'52,7" (bivio 6)
quota:                  199m slm

Andiamo a sinistra lasciando il percorso principale e subito troviamo la deviazione, sempre a sinistra, per la grotta Bilinghingios (in entrambi i bivii sono al momento presenti segnalazioni): 

coordinate ED50: N 40°14'51,2" - E 09°29'53,2" (bivio 7)
quota:                  205m slm

Nostra intenzione è quella di arrivare alla diramazione successiva e da qui, tenendoci a sinistra, di salire velocemente nel bosco fino al bivio (4), già toccato qualche giorno prima; sarebbe stato poi un gioco da ragazzi proseguire fino al cuile sa Straese lungo il sentiero conosciuto, alla diramazione per la cima e lungo i blandi pendii rocciosi e il facile crinale fino alla cima stessa.

Segno ora le coordinate del bivio in questione perché quella alla quale ho appena accennato è indubbiamente la via più semplice e rapida per portarsi in vetta al Gutturgios, anche se in realtà, a causa della decisione che stiamo per prendere, noi la seguiremo solo al ritorno.  

coordinate ED50: N 40°14'45,3" - E 09°29'51,3" (bivio 8)
quota:                  230m slm     

Siamo tranquilli e sicuri, ben allenati e consapevoli di poter affrontare senza problemi un'ascesa che in gran parte conosciamo grazie alle escursioni dei giorni precedenti, per cui optiamo per toglierci una curiosità:

- "E se andassimo prima alla grotta Bilinghingios? Sarà distante 15 minuti al massimo... è probabile che si tratti di un posto splendido, qua lo sono tutti... poi in 2 ore saliremo sul Gutturgios e nel primo pomeriggio saremo già a Oliena da Gianfranco per un paio di Ichnuse e un panino col crudo..."

... e ancora una volta risulterà per noi evidente che su queste montagne del Supramonte nulla è scontato!

Al bivio (7) andiamo quindi a sinistra convinti di tornare presto sui nostri passi...

Una dolce salita ci porta nel bosco in un punto in cui ci capiterà di passare nuovamente alcune ore più tardi: a destra si stacca un traccia battuta priva di segnalazioni, che però non è difficile individuare perché subito dopo, sempre a destra, si nota una paretina rocciosa con una piccola cavità, ad alcuni metri d'altezza, che potrebbe rappresentare un mediocre riparo d'emergenza, e se ciò non bastasse, poco più avanti il percorso principale, quello per la grotta, inverte la pendenza iniziando a scendere blandamente.

coordinate ED50: N 40°14'58,0" - E 09°29'59,8" (bivio 9)
quota:                  265m slm

Proseguiamo, scendiamo perdendo pochi metri di quota, e arriviamo in un luogo affascinante: le pareti rocciose sono ora alte e verticali, a destra c'è un ripido e selvaggio vallone roccioso, e di fronte a noi un enorme androne, la grotta Bilinghingios... è talmente grande che al suo interno vi sono un vasto recinto in pietra e a sinistra una rustica pinnetta, interamente protetti dalla roccia sovrastante, poderosa, incombente.

coordinate ED50: N 40°15'01,9" - E 09°30'02,1" (grotta Bilinghingios)
quota:                  270m slm

Sorpresa ed emozione ci lasciano senza parole: pare d'essere al centro d'un continente abbandonato, lontani migliaia di chilometri dalla civiltà... ci aggiriamo ipnotizzati, muti come il bosco attorno che contribuisce a rendere cupa e fantastica l'atmosfera, e dimentichiamo di fare foto, poi proviamo a rimediare e ci rendiamo subito conto che l'aggeggio tecnologico di ultima generazione che abbiamo in mano è semplicemente un'insulsa scatoletta incapace di trasformare in immagini emozioni e poesia, paura e rispetto, e neppure riesce semplicemente a registrare l'insieme perché ha evidenti limiti ottici... è uno spazio immenso che ti circonda, e ciò che vorresti riprendere insieme si trova davanti e dietro a te, e sopra, ovunque... cerco un punto adatto per sfruttare al massimo il grandangolo, salgo su una roccia, mi sposto di nuovo, indietreggio, mi volto, ma non c'è niente da fare... posso solo fotografare scorci e particolari, mettere poi in tasca l'oggetto e guardare con attenzione, in silenzio, provando a memorizzare tutto e a comporre un puzzle tridimensionale nel mio cervello... cammino e cambia il punto di vista, perde di significato anche la prospettiva... in luoghi tanto belli, come sulle cime che spesso raggiungo da solo, sento che ogni gesto diventa inutile e vorrei essere aria, la sola "materia" che mi pare capace di rappresentare l'essenza del luogo stesso, perché è ovunque, penetra ovunque senza modificare e si modella sul resto della materia, e mi piace credere che ne mantenga il ricordo...

A destra della pinnetta c'è un piccolo ingresso, quello che credo permetta di entrare nella parte più profonda della grotta... siamo senza un rilievo, anche se credo abbia un andamento prevalentemente orizzontale e uno sviluppo inferiore ai 200 metri, le nostre frontali ci garantiscono solo un minimo di luce e la nostra metà è un'altra per cui, a malincuore, freniamo la speleologica curiosità e decidiamo di ripartire.

- "Hai visto quel bollo rosso... lì a sinistra della pinnetta? Aspetta, do un'occhiata..."

... ecco come una semplice escursione può trasformarsi in una complessa avventura!

A sinistra dell'androne (verso nord), c'è un'evidente traccia contrassegnata da un bollo rosso:

- "Dove porterà?"
- "Se non vi fosse il bollo direi ad un altro cuile, o verso nord per tornare poi a scendere nella valle di Lanaitto, ma sono gli escursionisti, e non i pastori, a lasciare segni di questo tipo, per cui pur restando valida la seconda possibilità, è probabile che la traccia salga verso le zone alte del monte... e se la seguissimo per un po'?"

Troviamo altri bolli, tracce di passaggio e qualche ometto, che ci guidano nella risalita di un canaletto pietroso e in un attraversamento in piano verso nord, fino ad un punto in cui le pareti a destra lasciano spazio ad una pietraia inclinata; qui, grazie a segnali ogni tanto ambigui, individuiamo un bivio: proseguendo dritto pare che il sentiero iniziamente non cambi quota, forse per calare più avanti verso sinistra e tornare nel fondovalle di Lanaitto, ma a destra non c'è dubbio perché la via riprende a salire lungo i detriti calcarei, non ripidamente, ma con continuità.

coordinate ED50: N 40°15'08,3" - E 09°30'07,0" (bivio 10)
quota:                  301m slm

Il fascino di questi luoghi non può essere descritto, ma il senso di inquietudine che ispirano sì, la leggera ansia dettata dalla progressiva perdita di alcune delle proprie sicurezze: la carta non serve, non la memoria e gli appunti, neppure il cellulare... gps, altimetro e bussola solo in parte, l'esperienza invece è fondamentale, ma è quella che a volte può tradirti...

- "Da lì va decisamente in su... però i segni sono relativamente affidabili e non so per quanto dureranno, e siamo ancora in tempo per tornare indietro e prendere il sentiero dell'altro giorno... cosa vuoi fare?"
- "Perché dovrebbero sparire segnali? Chi li ha fatti sarà arrivato in cima... perché dovrebbe essere altrimenti? Siamo arrivati fin qui e per me possiamo proseguire!"

... beato ottimismo... sarà fiducia nelle mie possibilità o impulsività ed eccessiva disinvoltura, se non imprudenza, le stesse caratteristiche che alimentate da una inestinguibile curiosità spingevano Lori, mia compagna di vita e di avventura, a oltrepassare in grotta micidiali strettoie...

- "Perché i segni non mi convincono, sembrano messi in modo irregolare, non per indicare con precisione una via, ma con l'intento di facilitare un lavoro di tracciatura futuro... e non sappiamo quindi fin dove arrivano... a da qui in su cammineremo su pietra, e in alto su karren, per cui non sarà semplice individuare eventuali tracce di passaggio... e il versante è molto esteso, privo di punti di riferimento, e non riconoscere il punto giusto per il passaggio potrebbe portarci a tratti con vegetazione intricata, ai piedi o sull'orlo di pareti verticali, e a perdere l'orientamento, anche se ho alcuni dati utili sul gps..."
- "Per me di qui si sale in cima, però se preferisci tornare indietro..."

... è evidente che se fossi stato solo non avrei avuto dubbi nel decidere di seguire la via ignota, ma memore dei problemi riscontrati in precedenti avventure fuori sentiero (verso il monte Oddeu, salendo al Corrasi dal rifugio sa Oche, e più a sud passando nei pressi della grotta Elighes Artas, e sui versanti del monte Irveri, nelle zone alte della codula Fuili e in quelle fra quest'ultima e la codula di Luna, e...), i miei tentennamenti sono dettati dal timore di sottoporre Lori a simili sforzi, e anche a possibili rischi, tuttavia, se la mette su questo piano...

- "Ok, saliamo!"

Non so di quanto ci siamo spostati verso nord, ma certamente non di poco, e ora stiamo guadagnando quota in direzione est, per cui decido che in caso di dubbio ci saremmo diretti verso destra, cioè verso sud-est.

Camminiamo su pietre e ci aiutano vari "ometti" ed un paio di sassi lasciati su biforcazioni di rami, arriviamo però in un punto in cui spariscono i segnali; a destra la vegetazione è troppo fitta e torniamo verso sinistra... ecco un ometto, però è impossibile capire cosa indichi, se non che siamo al momento sulla via giusta. Stiamo ragionando quando sentiamo un distinto scampanio sopra di noi:

- "Sono capre... potrebbe esserci un cuile... saliamo da quel varco nella vegetazione!"

Non riusciamo a vedere le capre, e neppure ad individuare un cuile, ma vi sono tracce di passaggio su brevi tratti di terra ed erba... forse impresse dagli animali, però...

Siamo fra gli alberi e non è facile orientarsi, tuttavia individuo un gradino di roccia eroso dove è evidente il punto in cui scarponi hanno lasciato segni:

- "Ok, qui qualcuno ha appoggiato i piedi... molto probabilmente si tratta di un pastore o di cacciatori, quindi di gente che sa dove andare... buon segno!"
- "E se fossero escursionisti che si sono persi?"
- "Escursionisti in una zona così selvaggia, priva di sentieri evidenti e ignorata da carte e guide, in dicembre? Tutto è possibile, ma non ci scommetterei... comunque non abbiamo scelta, per cui..."

Più in alto ci troviamo in un pendio detritico con vegetazione nettamente più rada: davanti (est) abbiamo pareti rocciose molto alte e a sinistra pare possibile continuare a salire, anche se non si capisce se la prosecuzione del pendio permetta di superare le pareti o vada a terminare in una conca delimitata dalle stesse, solo un po' più basse, ma egualmente invalicabili.

A destra, invece, aldilà di una dorsale appena accennata potrebbe esserci un vallone... un solitario mucchietto di pietre che l'ottimismo ci fa interpretare come "ometto" vorrebbe confermarci la correttezza delle nostre scelte, ma al momento prevale il dubbio sulla direzione da prendere.

- "A destra... voglio vedere cosa c'è oltre il vallone, e se riesco a riconoscere l'altura col pianoro dove si trova il cuile sa Straese... in ogni caso è meglio se restiamo a destra di quelle pareti... sono spettacolari, arrampicare qui sarebbe un sogno... l'avvicinamento, però... ci vorrebbe un elicottero!"

C'è realmente una larga valle aldilà del dosso, ma in alto, e anche alla nostra quota, non è ben definita... sembra creata dal confluire di varie vallette secondarie che scendono a raggera dalle zone più elevate... e oltre, a sud, a disegnarla c'è una dorsale importante che potrebbe essere quella in cui sorge il cuile:

- "Difficile capire se è proprio quella... la valle potrebbe essere la stessa che avevamo in basso a sinistra l'altro giorno, mentre stavamo salendo al cuile sa Straese... dimensioni e direzione sono simili... e lassù a sinistra, dove la dorsale termina in quello che sembra essere l'inizio del crinale sommitale, potrebbe esserci il bivio (5) per la cima... se così fosse sarebbe lontano, ma non irrangiungibile... dipende dalla conformazione delle vallette che potrebbero separarci da là... dal numero e dalla pendenza dei saliscendi... comunque direi di continuare di qua mantenendo per ora la quota, fino a quella roccia con la cavernetta."

Raggiunto il campaniletto di roccia scopriamo che la cavernetta è solo un anfratto arrotondato che potrebbe però fornire un buon riparo d'emergenza, ma anche che da lì risulta complicato proseguire, per cui quasi invertiamo il senso di marcia e scendiamo per alcuni metri su una crestina.

Torniamo a seguire una direzione parallela alla precedente (indicativamente sud-sud-est), mirando però, durante il breve attraversamento in piano, il fondo della valletta che abbiamo davanti a noi e in cui sembrano confluire alcune tracce battute. Appena prima di arrivarvi troviamo un "ometto": questa volta non c'è dubbio, si tratta di un segnale ben definito, il primo che riconosciamo da 30/40 minuti a questa parte:

- "Incredibile, siamo di nuovo sulla via giusta! Ora però io cercherei di tenermi a sinistra, verso quel crinale... la traccia che prosegue porta probabilmente alla zona col bivio (5) per la cima, quello dell'altro giorno, o al cuile, ma lassù, a sinistra, c'è sicuramente il tratto sommitale del crinale... il pendio detritico non è ripido e le pareti rocciose che ci hanno bloccato prima restano sotto... possiamo tagliare... vedi come è fatta la montagna? Lassù saremo a metà strada fra bivio e cima, e troveremo il sentiero principale."

Ho nel frattempo estratto la cartina e mostrandola a Lori sono certo di aver individuato la zona in cui ci troviamo: la cima del Gutturgios è a nord, più o meno 100 metri sopra di noi.

- "E per tornare?"
- "Scenderemo dal sentiero segnato, quello che avremmo dovuto fare in salita: dalla cima al bivio, al cuile sa Straese e al punto in cui il doloverre di Surtana sbocca nella valle di Lanaitto, cioè all'auto."

Superato il pendio detritico (direzione est, poi nord-nord-est in alto, per aggirare una evidente barriera rocciosa) raggiungiamo il crinale: una lunga fila di grandi "ometti" ci indica che le scelte fatte erano corrette... si è alzato però un fastidioso vento, proviene da nord-ovest, ed è freddo!

Andiamo a sinistra (nord), in blanda salita, camminando su quello che pare essere un'enorme lastra calcarea erosa dall'acqua: sono "campi solcati", spettacolari karren... il panorama circolare è vastissimo.

Elenco qui sotto le coordinate rilevate in alcuni punti durante la salita, augurandomi che possano essere utili a chi volesse ripetere questo splendido percorso. 

coordinate ED50: N 40°15'05,9" - E 09°30'07,0" (punto 1)

coordinate ED50: N 40°15'03,7" - E 09°30'05,4" (punto 2)

coordinate ED50: N 40°15'02,2" - E 09°30'06,7" (punto 3)

coordinate ED50: N 40°15'03,7" - E 09°30'09,0" (punto 4)

coordinate ED50: N 40°15'03,6" - E 09°30'12,2" (punto 5)

coordinate ED50: N 40°15'00,6" - E 09°30'13,6" (punto 6)

coordinate ED50: N 40°15'00,9" - E 09°30'16,8" (punto 7)

coordinate ED50: N 40°14'54,8" - E 09°30'21,6" (punto 8)

coordinate ED50: N 40°14'48,2" - E 09°30'24,3" (punto 9)

coordinate ED50: N 40°14'49,6" - E 09°30'31,1" (punto 10)

coordinate ED50: N 40°14'50,6" - E 09°30'33,5" (punto 11)

coordinate ED50: N 40°14'53,0" - E 09°30'34,2" (crinale, incrocio col sentiero)

Quassù si è ai confini del mondo: domina la pietra, chiara, pura, indistruttibile se si misura il tempo riferendosi all'esistenza di un uomo.

In 20 minuti circa raggiungiamo la cima; nonostante la forza del vento, ci attardiamo facendo qualche foto, e accucciati su un masso pensando alla fortuna che ci ha reso capaci di apprezzare un simile paesaggio.

coordinate ED50: N 40°15'06,9" - E 09°30'30,7" (cima del Gutturgios)
quota:                  689m slm

Ovunque la vista è libera di spaziare ed è facile quindi riconoscere le affascinanti vette del Supramonte di Oliena; verso sud poi, lontano, vi sono quelle del Supramonte di Orgosolo e il monte Oddeu, mentre ad est si erge la catena che parte dal Tului e corre verso la genna Silana; a nord, sopra Dorgali, si distinguono il monte Bardia e il piccolo, ma aspro, monte s'Ospile... laggiù riconosco anche il solitario monte Tuttavista, quello della pedra Istampada (grande arco naturale), di Galtellì e di Orosei.

Ci imponiamo di ignorare i segnavia che indicano il percorso verso il Fruncu Mannu, la cima successiva, praticamente gemella del Gutturgios, e partiamo per tornare a casa. Servono quasi 45 minuti per raggiungere il bivio (5) lungo una traccia ben segnalata (a volte anche troppo... ma con "ometti", e quindi in modo non aggressivo...), che in ogni settore mantiene notevole l'interesse ambientale (il paesaggio calcareo è rude, quasi sterile, ma proprio perciò ha la caratteristica di regalare emozioni forti, di stimolare la fantasia); la discesa è sempre blanda, a tratti appena percettibile.

Da qui il nostro ritorno è elementare; ci fermiamo per qualche minuto al cuile sa Straese, poi scendiamo fino al bivio (4) segnalato nella relazione precedente. Continuiamo seguendo le indicazioni per Bilinghingios, chiedendoci in che modo questo tracciato possa raggiungere la grotta visto che va direttamente al bivio (8) e da qui, tenendosi a destra, termina nel doloverre, nei pressi dell'inizio del sentiero per la grotta stessa (bivio 7).

Stiamo camminando su un tratto rettilineo verso nord (per superare il ripido pendio vi sono comodi tornanti e in questo momento la nostra direzione è opposta a quella che ci porterebbe verso lo sbocco della valle) quando notiamo un'evidente traccia, ben battuta, ma priva di segnalazioni, che scende più ripida a destra... di nuovo la curiosità... "in fondo siamo quasi arrivati, e che gusto ci sarebbe andando dritto, attraversando luoghi conosciuti..."

Lasciamo così il percorso principale, quello tranquillo, che dopo una simile ascesa ci pare banale, e partiamo per una nuova avventura... che però finisce presto perché risulta facile seguire un sentierino che si indirizza con decisione verso la zona di Bilinghingios, e dopo una decina di minuti sbuca proprio nel punto indicato come bivio (9), individuato all'andata qualche minuto prima di giungere al magico grottone.

E' quindi possibile, per chi volesse conoscere il versante occidentale della montagna evitando il rischio di perdersi sulle nostre tracce e scarpinare su faticose pietraie, raggiungere l'imperdibile grotta Bilinghingios, retrocedere per poco e prendere questo breve "taglio", salire rapidamente al bivio (4), poi al cuile sa Strease, al bivio (5) e infine alla cima... e se non fosse sazio, tale escursionista potrebbe completare l'esplorazione scendendo nel versante opposto (come descritto nella prima relazione) e tornare al punto di partenza percorrendo interamente il doloverre di Surtana fino a quando questo si immette nella valle di Lanaitto.

Noi ora torniamo all'auto... ci aspetta il vecchio amico Gianfranco a Oliena!

Due dati: 600 metri di dislivello complessivi e 5 ore di cammino, non banale nel tratto centrale (EE, solo se si è realmente in grado di orientarsi su terreno scabroso e complesso).


"Monte Gutturgios, dai pressi dei resti del villaggio nuragico di Tiscali"

 


"Monte Tiscali, salendo verso il cuile sa Straese (l'enorme sprofondamento al centro è la dolina in cui si trovano i resti del villaggio nuragico di Tiscali)"

 

"Monte Corrasi, punta sos Nidos e punta Cusidore, salendo verso il cuile sa Straese (l'enorme frattura al centro è la forra di Badde Pentumas)"

 

"Monte Uddeu, salendo verso il cuile sa Straese"

 


"Cancello, salendo verso il cuile sa Straese"

 


"Cuile sa Straese"

 


"Cuile sa Straese"

 


"Punta sos Nidos, punta Cusidore e monte Uddeu, dai pressi del bivio per la cima del monte Gutturgios"

 


"Sui karren, scendendo verso il cuile nei pressi del monte Tundu"

 

"Cuile nei pressi del monte Tundu"

 


"Monte Tundu e cuile"

 

"Cuile nei pressi del monte Tundu: recinto per gli animali"

 

"Cuile nei pressi del monte Tundu"

 


"Monte Tundu, scendendo verso la scala di Surtana"

 


"Cima del monte Tiscali e monte Gutturgios, da una selletta a sud del monte Tiscali, lungo il sentiero per il campu Donanigoro"

 

"Grotta Bilinghingios"

 


"Grotta Bilinghingios: recinto e ripari per animali"

 


"Grotta Bilinghingios: pinnetta"

 


"Grotta Bilinghingios (la "striscettina" scura al centro è Lorena!)"

 


"Grotta Bilinghingios: pareti rocciose (a sinistra sono quelle sovrastanti l'antro) e vallone adiacente"

 

"Guglia rocciosa, salendo lungo il versante occidentale del monte Gutturgios"

 

"Salendo lungo il versante occidentale del monte Gutturgios"

 

"Monte Uddeu e valle di Lanaitto, salendo lungo il versante occidentale del monte Gutturgios"

 

"Salendo lungo le pietraie del versante occidentale del monte Gutturgios"

 


"Salendo lungo le pietraie del versante occidentale del monte Gutturgios"

 

"Nel versante occidentale del monte Gutturgios"

 


"Pareti rocciose nel versante occidentale del monte Gutturgios"

 


"Monte Gutturgios: sul grande, splendido crinale sommitale"

 


"Monte Gutturgios: in cima (in fondo: monte Corrasi, punto sos Nidos e punta Cusidore)"

 


"Monte Gutturgios: sul grande, splendido crinale sommitale"

 


"Monte Gutturgios: sul grande, splendido crinale sommitale"

 


"Monte Gutturgios: sul grande, splendido crinale sommitale"

 


"Monte Gutturgios: lungo il crinale sommitale"

 


"Monte Gutturgios: lungo il crinale sommitale"

 


"Lungo il sentiero, nei pressi del cuile sa Straese"

 

...

     
gianlucacarboni.it © Copyright 2008-2024      Tutti i diritti su testi e immagini sono riservati