Aguglia di Goloritzè: via Sole Incantatore (Ogliastra)
-"Il luogo?" -"Uno dei più belli al mondo, per il mare, la caletta, l'Aguglia, la roccia, la valle, i colori, i profumi..."
-"Come ci si arriva?" -"Io ci sono andato in due modi diversi: via mare con un gommone affittato a Cala Gonone e a piedi seguendo il sentiero che scende lungo il bacu Goloritzè (nota: descritto nella sezione Escursionismo)."
-"...l'Aguglia?" -"Diciamo così: è un incredibile monolite sul quale un climber deve prima o poi salire." "Impossibile descriverti l'emozione provata, ciò che ho visto attorno, il mare che cambiava colore cento volte prima di disegnare un orizzonte lontanissimo, un muro di pietra che pareva infinito, ricordarmi poi la melodia con la quale mi ha ipnotizzato il vento mentre restavo a cavalcioni della cima... lassù, a soli 143 metri, ero sul tetto del mondo..."
-"La via... si chiama "Sole Incantatore", vero?" -"Sì. Un paio di volte tocca il 6c, ma puoi scendere a 6b con qualche spostamento laterale, 6b che trovi spesso, in placca, tecnica, su una roccia strepitosa che pare finta per quanto si mostra perfetta. Solo il primo tiro, il più facile (5b), è un poco scivoloso." " La chiodatura e le soste sono buone. Lo sviluppo è di 135 metri, i tiri sono 6 contando quello elementare (3b) sotto la cima. La discesa è in doppia lungo la via."
-"... l'attrezzatura... magari anche qualche consiglio..." -"Abbiamo utilizzato 2 mezze corde da 55 metri, una quindicina di rinvii, più che sufficienti, e una bottiglietta d'acqua. Sulle guide è scritto che il momento migliore della giornata per affrontare la via è al mattino... sarà perchè ci siamo andati a fine settembre, o perchè la giornata era perfetta per ciò che volevamo fare, ma salire nel primo pomeriggio, ultima cordata, ci ha permesso di raggiungere la cima da soli, di restare là sopra il tempo necessario per renderci realmente conto di dove eravamo, mentre le ombre piano piano si allungavano, la spiaggia si svuotava, la natura riprendeva il ruolo di madre/padre dolce/severa che le spetta imponendoci i suoi ritmi pacati, armonici, solenni." "Calarsi è stato splendido e triste."
"In ogni caso armatevi di pazienza perchè è quasi impossibile non trovare altre cordate, a volte numerose e lente... nella seconda sosta siamo stati più di un'ora ad ascoltare i "boffonchiamenti" di Marcello che da vero climber ce l'aveva col sole, col caldo, con l'esasperante, lentissima progressione di un paio di persone che sopra a noi quasi venivano parancate, con i minuti che passavano, le scarpette, le mie corde, i moschettoni, le nostre chiacchiere..." "... senza di lui neppure avremmo sognato di arrivarci a quei pochi centimetri quadrati di roccia orizzontale dove immediatamente capisci che tutto ha un termine, anche i muri che fino all'ultimo provano a nascondertelo..." " A proposito, qui non si bara: se non avete il 6c in placca nelle braccia e sulla punta dei piedi, la vostra sola possibilità di raggiungere questa cima è legata alla presenza di un amico come lui, indistruttibile montanaraccio forte, cocciuto, determinato a salire e a portarvi con sè!"
A questo punto andrebbe scritta una relazione, ma io non so proprio cosa inventare visto che ne esistono a decine prodotte da frequentatori di spazi verticali ben più capaci e quindi attendibili di me. Poi a volte per motivi inaspettati, dolorosi, i ricordi tecnici perdono di significato di fronte a quelli delle sensazioni provate, delle emozioni condivise con i miei due compagni di questa avventura, Claudia e Marcello, dei loro sorrisi, della nostra gioia.
Quindi ecco poche note: la via parte nel punto più basso della parete nord, a due passi dal sentiero per la cala, percorrendo una facile fessura, la stessa della storica "Sinfonia dei Mulini a Vento" di Manolo e Gogna. Secondo e terzo tiro sono per me difficili, ma affrontabili (6b), il quarto per almeno 3 metri letteralmente improponibile (8c/9a... non è vero, però io non vi ho trovato nulla di utilizzabile per la progressione!), il quinto nuovamente affrontabile (6b)... soffrendo... L'ultimo, breve, è poco più di un sentiero dirupato, però indimenticabile.
Intanto giù ci aspettavano Lorena e Sabrina, curiose come gatte di ascoltare i nostri commenti, impazienti di festeggiare la nostra impresa, e quella medusa di Francesco, capace di lasciarsi condurre per ore dalla blanda corrente della splendida cala Goloritzè, poi Lucky, il bracco basso, e Titti, il cane a rotelle. Anche alcune birre, preziose.
|