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Articolo inserito in data 20/10/2008 11:57:54
Grotte in Emilia Romagna
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BUCO DEL NOCE e ABISSO PRIMO PERONI - 10 e 24 marzo 2003

Questa è una vecchia relazione alla quale sono molto affezionato. Si tratta di un innocente dileggio dello speleologo, soprattutto di quello che si prende troppo sul serio dimenticando ciò che rende magica una attività come la nostra, cioè il piacere di stare insieme, e di quello che al contrario riesce a vedere solo il fattore ludico, perdendo così la preziosa occasione di imparare qualcosa di interessante divertendosi.

L'abisso Primo Peroni e il cunicolo del buco del Noce (Ravenna)

Ci sono momenti nella vita in cui bisogna assumersi le proprie responsabilità, attivarsi per creare spazio, per donare tempo a ciò che la propria coscienza e la comune morale ci impongono, alla ricerca, alla dura missione che ognuno di noi deve sforzarsi di compiere percorrendo l'aspro cammino dell'esistenza.

Alcuni speleologi esplorano nuove spietate cavità, meandri soffocanti, minacciosi pozzi d'impressionante profondità, laminatoi massacranti; altri ardimentosi ricavano complessi rilievi in buchi vasti centinaia di centimetri dotati di nome altrettanto esteso ("tana a sud-est del colle a nord-ovest della casa del tal dei tali"); alcuni poi, animati da sacro furore scientifico, studiano le rocce, la fauna, la flora, gli infiniti sentieri di aria ed acqua, i limiti della resistenza umana ... e noi, cosa facciamo noi? Come contribuiamo alla crescita della conoscenza ipogea? Come operiamo per cercare di lasciare il nostro nome scritto con lettere d'oro nel registro delle indispensabili conquiste sotterranee?

E' vero, avvantaggiati dall'origine romagnola abbiamo compiuto un lavoro da certosino ordinando un archivio infinito dove pescare nomi di locali notturni, pub, birrerie, osterie; alcuni di noi possono inghiottire 3 piatti di pastasciutta prima di iniziare a mangiare, e altri prosciugare senza troppa fatica il distributore di birra alla spina del bowling dove saltuariamente esibiamo le nostre indubbie qualità balistiche.

E' vero, un paio di noi riesce a percorrere chilometri di grotta trasportando nel sacco un bottiglione di vetro pieno di vino, strisciando, raspando, scivolando, sbattendo, eppure muovendosi con tale grazia e delicatezza, quasi si trattasse di una danza leggiadra, da intaccarne nel cammino solo il contenuto, anche se definitivamente; uno poi, elemento raro e prezioso, può tramortire uno struzzo con un rutto.

E' vero, ma tutto ciò non basta, gente come noi, tanto protesa verso il futuro, non ha la capacità di accontentarsi e deve comunque cercare nuove frontiere da oltrepassare, problematici ostacoli da abbattere.

Lunghe discussioni, idee, progetti: potremmo trovare il secondo ingresso del buso della Rana, o scoprire in Dolomiti, esplorare e rilevare il pozzo a cielo aperto più profondo del mondo, o il sifone, o svernare in Messico collegando sacri cenotes, o passare anni in un antro ricoperti di tubi e sensori, o toccare i -2000 in un qualche sperduto bucaccio ucraino, o afgano (dicono che ora vi siano abissi molto più grandi di prima) ... banalità, occorre qualcosa che nessuno fa, neppure abbia in mente di fare, e mai abbia avuto in mente di fare, qualcosa che magari solo pochissimi prescelti, o neppure loro, siano in grado di capire.

Giorni disperati poi, improvvisamente, la scintilla che si evolve assumendo una forma man mano più definita, infine nitida e ferma, quasi una misericordiosa mano divina l'avesse voluta stampare a fuoco nelle nostre menti drammaticamente provate da un simile sforzo creativo: formeremo una squadra di sperimentatori che, sprezzanti di tutte le umane consuetudini e di ogni esigenza civile, passerà notti di giorni feriali in orridi cunicoli fangosi, bagnati, freddi, con lo scopo preciso di non dimostrare alcunchè, o meglio con quello di non avere alcuno scopo preciso se non di andare in grotta, e divertirsi, assieme.

Seguirono preparativi febbrili, problemi logistici e amletici dubbi, ma il test ebbe inizio.

Ore 20.00 di un lunedì qualsiasi: partenza per il Peroni. Programma di massima: sosta al baracchino dei panini, esame di coscienza collettivo, ricerca "x" del sentiero che permetta di evitare i rovi, armo del pozzo, ricerca "y" della dolina interna, ossia di un settore della grotta che in vita mia mai ho trovato, pausa caffè, risalita e disarmo, ricerca "z" della strada di casa.

Manco a dirlo, per l'ennesima volta ho toppato la dolina, che comincio a credere un subdolo scherzo dei Faentini, ma in compenso abbiamo percorso un basso tunnel, del quale neppure sospettavo l'esistenza, che dalla parte fossile scende nei pressi del sifone terminale del ramo attivo, quindi visitato il grande salone inclinato.

Troppo facile: l'abisso Peroni è bagnato, ma bello; è sempre un piacere tornarci ed è sempre possibile scoprirvi qualcosa di nuovo. A noi servono piccoli inferni fangosi e faticosi, posti dove sia praticamente inutile andare: il cunicolo del buco del Noce!

Fase due del test: ore 20.00 di un lunedì successivo: partenza. Programma di massima: sosta al baracchino dei panini, esame di coscienza collettivo (rammento che si tratta di esperimenti scientifici, per cui è necessario operare mantenendo costanti i parametri di base), ricerca "x" del sentiero che permetta di evitare i rovi, armo del pozzo, andata nel cunicolo, considerazioni filosofiche ed espressioni varie di letizia, inversione di marcia, ritorno nel cunicolo, pausa caffè, risalita e disarmo, ricerca "z" della strada di casa. I più attenti di voi avranno notato l'assenza della ricerca "y": è vero, ma non essendo stati in grado di trovare la dolina interna nel Peroni, ho reputato troppo impegnativo riuscire a farlo qui dove, fra l'altro, non esiste.

Sembra incredibile, ma ben 7 elementi pensanti, maggiorenni e quasi tutti normali hanno aderito con entusiasmo all'iniziativa e trascorso parte della notte in un lungo, viscido meandro dalle dimensioni medie di 30x100 cm, ricco di pozzangheroni grigio-marroni e totalmente privo di interesse estetico, se non quello personale di averlo percorso, e di qualsiasi possibilità di proseguimento.

Nulla di realmente difficoltoso, ma senza dubbio brutto, disagevole, inutile... divertente!

Per ovvi motivi di sicurezza non pubblicherò i nomi dei partecipanti; alcuni di loro, grazie a meticolosi studi e ad una perspicacia fuori dal comune, hanno notato la curiosa presenza di un lunedì notte all'inizio di ogni settimana, per cui sono tuttora coinvolti nella progettazione delle prossime fasi del test, che ci vedranno operativi nella grotta di Alien e nel collegamento fra l'abisso Acquaviva e la grotta Rosa-Saviotti.

Voglio segnalarvi tuttavia una chicca, una vera e propria singolarità scientifica: un componente della squadra, subito isolato e presto sezionato per tentare di definirne composizione ed eventuale misteriosa origine, a metà dello stretto e basso meandro totalmente privo di diramazioni anche solo accennate, ha chiesto da che parte doveva andare...

 

 

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