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Articolo inserito in data 16/12/2008 16:56:19
Grotte in Emilia Romagna
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ABISSO MORNIG, ACQUAVIVA-ROSASAVIOTTI e RISORGENTE DEL RIO BASINO

In questa vecchia relazione racconto di un primo piccolo raduno organizzato nelle nostre zone per ricambiare l'ospitalità di alcuni "colleghi": Luca Budassi di Terni, che ci aveva portato alla Gis e alle Piane, Simona e Sandro Sedran di Dolo, con i quali eravamo stati alla Rana. Il nostro gruppo dopo una pericolosa fase di stanca lunga vari anni sembrava finalmente essere sulla strada giusta per creare qualcosa di bello, divertente e duraturo... in realtà come si sarebbe dimostrato poi stava vivendo sull'entusiasmo e l'impegno di pochi... comunque sono state belle giornate vissute in grotta e a tavola, utili a cementare le amicizie che stavano nascendo fra alcuni di noi e con i ragazzi "di fuori".

25-26-27/04/2003

Non starò ad elencare le subdole promesse fatte, le "balle" raccontate sulla profondità, sulla vastità delle nostre grotte, le leggende create e divulgate ad arte, gli evidenti casi di corruzione, e non starò a parlarvi di patti col diavolo, sacrifici umani, segreti riti massonici, ma solo vi annuncio il risultato di tanto sporco lavoro: finalmente abbiamo convinto qualcuno a venire a trovarci, finalmente saremo noi a guidare per antri qualche spaurito ospite.

Ecco il programma approvato da esperti internazionali del settore:

- Giorno 1: arrivati i 4 da Dolo, Sandro, Simona, Stefano e Serena, e recuperati i 2 da Terni, Andrea e Luca, ci dirigeremo verso l'abisso Mornig, già armato, interessante, tecnicamente piacevole e sufficientemente fangoso; seguirà una tranquilla cena in pizzeria e l'allestimento del campo base in casa nostra... sarà contentissima Lori, da sempre ha desiderato aggiornare l'elenco delle bestie frequentanti questa abitazione aggiungendo al mio e a quello dei nostri 2 cani, il nome di 6 speleologi appena usciti da uno dei budelli che acqua e fango stanno tuttora scavando nei Gessi romagnoli...

- Giorno 2: colazione in vari bar, ingresso nell'abisso Acquaviva, passaggio alla Rosa-Saviotti e sua meticolosa esplorazione; si tratta di una traversata di notevole fascino, oramai una "classica" nella zona di Brisighella, con fango, fessure, traversi, concrezioni, meandri, cunicoli, insomma tutto ciò che un bel bucaccio deve offrire. Seguiranno cena romagnola nella dimora bucolica di Giovanni (direzione artistica, ideazione ed esecuzione di mamma e babbo di Giovanni, bassa manovalanza di volontari forniti dallo Speleo Club) e ritorno al campo base, sempre che nel frattempo non sia cambiata la serratura di casa.

- Giorno 3: dipenderà in parte dalla sera 2; indicativamente si potrebbe partire col recupero di un nuovo gruppo di ospiti veneti, retrovie riccamente dotate di rifornimenti, e concludere con la visita della risorgente del Rio Basino e della forra vicina, veri e propri gioiellini naturalistici.

- Giorno 4: appello, accertamento e valutazione dei danni, lacrime da coccodrillo e disintossicazione.

Più o meno abbiamo rispettato il programma, o meglio da buoni Romagnoli abbiamo fatto in modo che questo si adeguasse proficuamente a noi.

E' piaciuto l'abisso Mornig, con i suoi fantastici cristalli di gesso, la sua grande sala terminale dove confluiscono 3 torrenti, e dove per l'ennesima volta ho gironzolato a vanvera (sarà un caso, ma si chiama sala del Disperso...) prima di trovare il sifone punto di arrivo dell'esteso, misterioso sistema idrico sotterraneo situato a monte, la cui importanza è testimoniata dal fatto che nonostante le doline, gli inghiottitoi, i pozzetti che si incontrano lungo il percorso, bisogna risalire per almeno 2 chilometri in linea d'aria se si vuole toccare, in fondo all'abisso Fantini, parte dell'acqua che verrà a sgorgare qui.

Ed è piaciuta la traversata del giorno dopo, che fra l'altro ci ha regalato non poche emozioni: a grande richiesta segue una cronaca breve, ma scrupolosa.

Un'ombrosa dolina, un paio di pozzi eleganti e subito un'inquietante fessura, ma molto di più lo è stata la risalita successiva (quasi 10m) su una vecchia corda fissa che, ignorati i primi passaggi, ha improvvisamente deciso di mostrare tutta la sua veneranda età: a un minaccioso "sbudellamento" iniziale causato da kroll e maniglia se ne è aggiunto un secondo quindi, in alto, un terzo micidiale che ha scoperto quasi mezzo metro di orribili trefoli consunti, e ha consentito di accertare che Andrea il Ternano può contare su un santo in Paradiso pronto a intervenire al momento giusto (nota: è possibile ammirare la cordaccia infame nel nostro museo, reparto ricordi che grazie alla puntualità del santo di prima, tutti "coloro che c'erano" raccontano sorridendo).

Torniamo alla traversata: ci aspettavano una risalita in contrapposizione in un meandro piacevolmente oscuro e un lungo traverso volante appesi a corde sorelle della precedente; potevo finalmente individuare il ramo della Rosa-Saviotti dove già ero stato un mesetto prima (non avevo mai percorso il tratto descritto sopra, ma questo particolare gli accompagnati non lo sapevano... d'altronde non mi hanno chiesto se conoscevo la grotta!), bellissimo per le delicate concrezioni, specie le eccentriche, tanto preziose, così rare nella Vena del Gesso, e per la particolare conformazione, e brutalmente fangoso qualora si decidesse di raggiungere le zone più lontane...

... e puntualmente abbiamo raggiunto tali zone. Lessati a puntino i graditi ospiti (tranne Luca e Andrea, ma loro non fanno parte della razza umana), abbiamo optato per un rapido rientro...

Almeno 30 minuti per tornare al traverso dal quale è poi necessario calarsi per una decina di metri (emozionante voletto di Sandro, e altra corda da buttare... mi sa che anche lui ricorderà a lungo, e con piacere, l'armo di questa grotta!), segue un meandro, la risalita di un pozzetto su attacchi fantasiosi, la strozzatura nella curva ad angolo retto del cunicolo forzato ai tempi dell'esplorazione (era il vecchio fondo), ancora un pozzetto e infine un'appiccicosa fessura in salita, il tutto decorati, intrisi, grondanti, impregnati, cosparsi, dalla punta dei piedi a quella delle orecchie, di una viscida pellicola di melma grumosa appositamente immaginata per ostacolare ogni movimento naturale (si racconta che l'industria bellica americana stia cercando di creare l'arma finale copiando la nostra inimitabile fanghiglia opprimente... illusi, dovranno continuare ad accontentarsi di bombe intelligenti e stupidi capi).

Un momento di speleo serietà. Abbiamo sostituito 2 corde, ma nonostante ciò la grotta resta da riarmare: le altre corde fisse sono vecchie e lacere, e gli attacchi nel traverso e nel pozzetto sotto il cunicolo sono discutibili; inoltre il meandro alto, quello che segue la risalita dall'Acquaviva, andrebbe protetto, soprattutto in considerazione del fatto che dalle nostre parti questa è l'escursione sotterranea che più merita. Ne consegue che faremo il lavoro il prossimo inverno.

Non mi vengono in mente aggettivi adatti a definire la cena romagnola preparata dai genitori di Giovanni: esagerata, strepitosa, forse sarebbe bastato l'aver fotografato e il poter così mostrare le facce di Luca e Andrea a fine serata, più esplicite di ogni roboante commento.

Ultimo giorno... troppo facile, col rio Basino eravamo certi di sorprenderli: bello e intatto il luogo, semplice, pulita e bellissima la grotta, scenografico terminale di un sistema idrico ipogeo di evidente importanza, e su una torta ben riuscita la ciliegina rappresentata da una singolarità naturale, la cupa forra scavata nel gesso dal torrente a valle della risorgente.

Ok, basta chiacchere, inutile raccontare di saluti, ringraziamenti, pacche sulle spalle, promesse d'amore eterno, tanto fra qualche giorno ci ritroveremo tutti al campo dei "Pipistrelli" ternani nei pressi di Cittareale.

foto di Sandro Sedran, del Gruppo Speleologi CAI Malo

  

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