Grotta Brussi (Ravenna)
coordinate ED50: N 44°13'46,8" - E 11°45'08,6" quota: 242m slm
Alla grotta Brussi si arriva percorrendo la via privata che di trova di fronte al ristorante della località Manicomio, lungo la strada che da Brisighella porta a Riolo Terme, appena prima della deviazione a sinistra per il parco del Carnè. Per evitare fastidi a gestori, clienti e abitanti, abbiamo lasciato l'auto nel parcheggio della Tanaccia (pochi minuti a piedi in più). La breve stradina termina davanti a una casa; si percorre un tratturo che scende a sinistra e subito si nota la boscosa dolina che ci interessa: bisogna rasentarla in senso antiorario per individuare lo scivoloso sentiero che permette di accedervi (attenzione: le sue pareti rocciose sono alte e verticali, e l'evidente traccia è la sola che consente di raggiungerne il fondo; è estrememente pericoloso inoltrarsi a caso fra alberi e cespugli).
La bella dolina è divisa in due: a destra, aldilà di un pittoresco arco formato da grandi massi, c'è un ripidissimo scivolo con orlo poco definito e stabile; è uno sprofondamento impressionante e devo ammettere che non ho trovato un modo sufficientemente sicuro per armarlo, cosa che comunque tenterò di fare in un prossimo futuro perchè questo inquietante bucanaccio dovrebbe essere il secondo ingresso della grotta Biagi. A sinistra, invece, è facile individuare alla base di una suggestiva parete di gesso l'apertura vagamente triangolare tramite la quale si entra nella Brussi.
- Partiamo gattonando, o "paperando", e resteremo quasi sempre in queste scomode posizioni perchè ci troviamo in un lungo meandro che più o meno a un metro e venti d'altezza si stringe o chiude. Scendendo notiamo che il terreno tende a diventare sempre più umido, poi fangoso, ma in modo che pare sopportabile (ci accorgeremo al ritorno che la nostra ottimistica sensazione è errata...). Alcune anse sono piuttosto belle; lo è pure, dopo un semplice saltino di un paio di metri, l'unico pozzo della grotta (a sezione circolare, ad occhio un P6 o P7), in cui abbiamo utilizzato una corda da 16m (attacco naturale in un grosso naso + 2 spit: portare 2 piastrine con bullone). Superiamo una sala e raggiungiamo un incrocio a T: la notevole galleria davanti a noi è percorsa da un torrente che arriva da sinistra, cioè dalla Biagi (gradino concrezionato), e va a destra verso la Tanaccia.
- Ci dirigiamo a valle: un secondo, elegante gradino reso lucido dall'acqua corrente introduce a una comoda camera; poco più avanti incontriamo e seguiamo un'importante diramazione ascendente a destra. Ci sono cascatelle e vaschette concrezionate, poi una sala di dimensioni significative. In certi momenti ci indirizza una forte corrente d'aria fresca; ci troviamo così in un ambiente di frana dove è impossibile ignorare il quantitativo di rifiuti presente, soprattutto cocci di vetro, bottiglie intere di cognac e altri liquori, una in plastica di varachina, e lattine, e... ho capito: siamo nel buco I sotto Ca' Vernello, l'inghiottitoio alto del complesso della Tanaccia, quello di fronte al ristorante, la prima dolina sul lato opposto della strada... una piacevole discarica... complimenti all'ideatore!
- Liberiamo dai frammenti di vetro una fessura ventosa e passiamo oltre; c'è una cameretta con almeno 5 prosecuzioni, un piccolo labirinto fra grandi massi. Un rametto a destra ci riporta indietro, optiamo così per un paio di risalite parallele che qualche metro più in alto si uniscono: la zona è poco interessante perchè pericolosa, con punti esposti, e soprattutto perchè il vapore che emaniamo ristagna; scendiamo con una certa difficoltà e ci concentriamo sulla via più promettente, una paretina concrezionata di 3 metri con sopra un cunicolo. E' facile arrampicare, ma non si passa dall'imbocco del budello... in compenso è apprezzabile la corrente d'aria: riesco a togliere un "grosso sasso", poi lascio lavorare Fabio, chiamato Fabione non a caso, e due "piccoli massi" di 20/30 kg piombano al suolo... ora si entra! Strisciamo però per poco e dopo una curva a sinistra siamo costretti a rinunciare definitivamente all'eventuale uscita dal Vernello perchè una pozza d'acqua occupa la condottina fino a 10/15 centimetri dal soffitto.
- Tornati al torrente principale lo seguiamo verso valle: a una sala segue una galleria che progressivamente si abbassa; camminiamo, poi siamo costretti a strisciare notando che il corso d'acqua è diventato uguale a quello che si trova alla Tanaccia, nel punto più lontano dall'ingresso: l'altezza media di questo che si mostra ora come un laminatoio è di 30/35 centimetri, la larghezza di 3 metri circa e il pavimento è composto da fango mischiato a ghiaino e piccoli detriti, e soprattutto da acqua ghiaccia che scorre e qui schiacciati penetra ovunque. Una targa bianca a sinistra con i nomi di chi compì l'impresa segnala la congiunzione Brussi/Biagi-Tanaccia: non ho mai visto il rilievo di questa inquietante condotta, ma posso immaginare che sia lunga oltre i 50 metri e che non cambi forma visto che partenza e arrivo potrebbero essere confusi tanto sono simili, e che occorra scavare per procedere un decimetro alla volta, e indossare una muta... avanzo da un minuto e ho già freddo... inutile, anzi, come avrò modo di appurare fra poco, pericoloso provare a proseguire.
- Retrocediamo fino al punto in cui il meandro della Brussi si immette nel torrente principale (il precedente incrocio a T) e risaliamo il corso di quest'ultimo verso la Biagi: qui il fango è micidiale, subito il soffitto si abbassa e quella che sembrava una scomoda galleria diventa un laminatoio tipo quello appena lasciato sulla via per la Tanaccia. Mi appiattisco (nella mia testa ora assomiglio a una sogliola, in realtà purtroppo sono rimasto il solito vecchio tricheco...) e mi tengo a destra per provare a forzare il passaggio: un paio di metri e una maledetta punta di gesso sporgente dal soffitto mi si pianta nella schiena inchiodandomi al suolo... assurdo, di colpo non riesco ad avanzare, ne' a retrocedere, l'acqua ghiaccia lentamente mi entra dal collo e dalle maniche e neppure riesco a muovere la testa sufficientemente per guardare in avanti; il terreno è molto più compatto di quanto mi aspettassi e il bloccante ventrale che stupidamente ho ancora addosso contribuisce a immobilizzarmi... Fabione raggiunge le mie gambe e prova a tirare, ma purtroppo la sua forza non può risolvere ogni problema... per ora siamo tranquilli, ma il freddo mi crea un certo disagio... devo decidere in fretta: mi resta l'opzione di spingere con forza in avanti, ma se mi incastro di più... tento così un'ultima volta di spostarmi a destra e ho l'impressione che sulla schiena si sia mossa la tuta... soffio fuori dai polmoni tutta l'aria e provo con maggiore decisione... quasi sbatto contro la parete... sono libero, improvvisamente come mi ero trovato bloccato... striscio indietro di un metro e osservo il nasetto di gesso che è bastato a imprigionarmi per 5 minuti... se un giorno tornerò con una "mazzetta" lo frantumerò... no, meglio lasciarlo lì, perchè in fondo se non mi fossi incastrato in quel modo sarei andato avanti, pur non conoscendo la fattibilità, la difficoltà (che suppongo notevole) e la lunghezza del passaggio (decine di metri) e certamente avrei rischiato molto di più.
- Direi che per oggi basta così: siamo fradici e io ho fango fin dentro agli slip. All'uscita ci aspetta una sorpresa: mezza spanna di neve in rapido aumento...
Consigli per chi volesse tentare di percorrere i vari collegamenti: chiedete informazioni ai gruppi della zona (Gruppo Speleologico Faentino) sulla loro percorribilità attuale, sulle difficoltà che presentano, e assolutamente non sottovalutate problema "fatica" e problema "freddo" in quanto è impossibile procedere velocemente (di certo si scava spesso con le mani...) e non restare "a mollo" per tutto il tempo. Il Brussi-Tanaccia è molto lungo, e probabilmente altrettanto difficile. Il Biagi-Brussi è lungo e aldilà di dove sono stato costretto a fermarmi pareva essere per un breve tratto più semplice, poi però mi è sembrato abbassarsi nuovamente; il vecchio rilievo che ho segnala la presenza di un paio di curve che potrebbero creare problemi. Il Vernello-Brussi è complesso da percorrere perchè ci si muove in ambiente di frana: se il cunicolo individuato da noi è quello giusto, allora non è facile superare la pozzanghera che quasi lo tappa; non so infine quanta strada ci sia oltre, anche se il quantitativo di rifiuti nei dintorni potrebbe essere un "buon" segno... sempre che dentro alla dolina non ci abbiano scaricato interi camion, e poi abbiano frullato il tutto favorendo la penetrazione in profondità del pattume...
Alcune foto sono di Fabio "Fabione", dello Speleo Club Forlì |