Grotta dei Banditi (Ravenna)
coordinate ED50: N 44°14'15,7" - E 11°41'36,6" quota: 462m slm
Si trova nei pressi della vetta della prima altura a ovest del monte Mauro, quella caratterizzata dalla presenza di un'evidente ripetitore. Vi si arriva percorrendo da Zattaglia la strada che porta alla pieve di S.Maria Assunta (monte Mauro) e proseguendo a piedi a sinistra nel punto in cui la sterrata attraversa il crinale cambiando versante. Inizialmente si va su una pista forestale in piano, ma subito si devia e si sale a sinistra (sentiero 511 con bandierine bianco-rosse del CAI), si rasenta un rifugio privato e si mira poi nel bosco la cima in questione restando sempre a fianco della linea di cresta. Dopo 5/10 minuti di cammino si individua facilmente un passaggio a sinistra che permette di accedere a una cengia probabilmente adattata per favorirne l'utilizzo in età preistorica. Tagliando così la ripida parete meridionale del rilievo si raggiunge in breve l'ingresso della grotta.
Nota: non esistono altri tracciati nel dirupato versante gessoso che si affaccia sulla valle del Sintria, per cui è impossibile confondersi; nel caso però si arrivasse al ripetitore saltando il bivio, occorre retrocedere per pochi minuti.
- Aldilà dei massi che in parte ostruiscono l'entrata troviamo una saletta; ignoriamo per ora un buco a destra che consente di scendere negli angusti ambienti inferiori e proseguiamo oltre in un cunicolotto che curva a sinistra. Alla base di un gradino si stacca una piccola diramazione; ce n'è un'altra brevissima subito dopo, a un metro d'altezza. La galleria si allarga e curva nuovamente a sinistra nei pressi di un curioso pozzetto cieco profondo un paio di metri, quindi aumenta ulteriormente d'ampiezza e biforca: il ramo a destra, leggermente ascendente, è lungo una decina di metri e caratterizzato dalla presenza di un camino che presto chiude; quello a sinistra, il principale, ha dimensioni appena maggiori e porta a uno stretto laminatoio in roccia tramite il quale si accede alla bassa saletta terminale (non è un passaggio banale per un uomo di dimensioni medie).
- Retrocediamo e passiamo al settore inferiore: vi troviamo piccole diramazioni (la prima è un crepaccio moderatamente stretto che scende fino al punto più basso della cavità) e un paio di fessure facilmente affrontabili prima di sbucare all'esterno da una finestra che si apre pochi metri oltre l'ingresso principale, quasi alla stessa quota.
La grotta dei Banditi ha origini tettoniche e importanza soprattutto archeologica: una campagna di scavo del 1973 ha permesso di recuperare frammenti ceramici dell’età del Bronzo Antico (XXIII-XVIII sec. a.C.) che, ricomposti, sono tornati ad essere ollette usate per cuocere i cibi, grandi vasi per contenere liquidi e prodotti agricoli, brocche, boccali e scodelle; caratteristici inoltre i colini in terracotta e un cucchiaio, e significativa la presenza di ossa, in buona parte bruciate, riconducibili a due adulti, un bambino e un neonato, che suggerisce l'utilizzo del luogo non a scopi abitativi, ma per riti funerari. L'ambiente fu poi frequentato nella seconda età del Ferro (VI-IV sec. a.C.) e in quella Romana, abbandonato per un migliaio di anni e probabilmente riscoperto fra il XIV e il XV sec. d.C. da pastori che potrebbero avervi portato il boccale in maiolica di cui restano i frammenti. La fonte dalla quale ho preso queste informazioni è il sito, a mio parere di eccezionale interesse, www.venadelgesso.org.
Alcune foto sono di Lorena Fiore, dello Speleo Club Forlì |