Antro del Corchia (Lucca): settima puntata
Galleria Ribaldone - galleria del Giglio Risalita verso la Prelovsek
Nota importante: ho saputo che la zona in risalita verso la Prelovsek è in fase di esplorazione; i gruppi che vi stanno lavorando sono l'US Calenzano, instancabili e tecnologiche talpe, il GS Lunense, il GSC Carrara e il GSA Versiliese. Sarebbe il caso di avvertirli prima di fare un giro nel settore interessato, o almeno avere il massimo rispetto dei loro sforzi e progetti.
05/01/2009
Qualcosa su gallerie Ribaldone e del Giglio l'avevo già scritto nella quinta puntata. Vi si arriva lasciando le scale metalliche del settore turistico nel primo tratto in piano, scendendo a destra (canapone con nodi) verso un evidentissimo, grande tunnel: è la prima diramazione che si incontra, e si apre a meno di 5 minuti dall'ingresso artificiale.
- La base è fortemente inclinata; superata un'invitante apertura a sinistra (posso immaginare che permetta di raggiungere la parte inferiore della galleria degli Inglesi... verificherò la prossima volta) si giunge all'imbocco del pozzo Suzanne (corda da 40m). In basso la via è obbligata fino all'attraversamento del notevole salone del Centenario; segue un gradino in discesa, quindi uno in salita curvando a sinistra: qui uno strategico cordino rosso facilita il passaggio. Ancora un saltino da affrontare in libera e si arriva a un trivio: a sinistra c'è la galleria del Giglio, con belle concrezioni a fare da cornice a una rampa che sale ripida e finisce sulle sponde di un suggestivo laghetto (appena prima si nota a sinistra l'inquietante frattura che permette di entrare nel ramo dei Tre); davanti, aldilà di uno scomodo passaggio c'è la galleria del Pozzetto, una piccola condotta che presto termina in un salto che nel rilievo risulta cieco (sono sceso fin quasi sul fondo... quasi perchè negli ultimi 2 metri scampana, e non avevo voglia di sistemare una corda... e ho visto alla base un rivolo d'acqua che scompare in quello che mi è sembrato un minuscolo anfratto); appena a destra di quest'ultima c'è uno scivolo fortemente inclinato che guadagna quota fino a un gradino di 5/6 metri armato con corda fissa.
- Raggiungiamo il Pozzetto della seconda, visitiamo e fotografiamo ogni angolo della prima, quindi partiamo per il fondo del ramo risalendo scivolo e saltino.
- La galleria riacquista subito dimensioni significative e curva a destra. Nei pressi di una grande ansa superiamo un facile gradino a sinistra, quindi rasentiamo un laghetto e ci teniamo a destra. Appena prima della discesa che precede il pozzo del Pendolo, individuiamo in alto a destra una corda fissa, più o meno a 6/7 metri da noi. Si sale facilmente in libera (II), ma conviene sistemare una corda per calarsi poi in sicurezza (ne abbiamo utilizzata una da 16m). Curiosi come scimmie, agili come tapiri, eleganti come trichechi e furbi come tacchini, ignoriamo il pozzo (ci si andrà un'altra volta) e raggiungiamo quello che è risultato essere un traverso. Poco più avanti superiamo un breve tratto verticale e ci fermiamo sull'orlo di un inquietante sprofondamento: la corda scende appena per mirare poi la parete opposta e risalirla con decisione... un passaggio acrobatico e divertente dove usare, però, un po' di prudenza.
- In alto ci muoviamo in uno scomodo meandro a qualche metro dal suolo, ignoriamo una grande freccia nera che indica in giù (seguendola si retrocede brevemente lungo la base del meandro fino ad affacciarsi su un baratro che immagino termini ancora nella galleria dalla quale siamo partiti, appena prima, o addirittura sul fondo del pozzo del Pendolo) e sbuchiamo in una saletta con una cascatella concrezionata e almeno 4 fra cunicoli e pertugi umanamente transitabili; li esaminiamo tutti lasciando per ultimo il più interessante, quello in cima alla colata resa lucida da un velo d'acqua, dove la corrente d'aria fresca è talmente forte da agghiacciare il sudore sulla fronte. Passiamo in una bassa camera inclinata con belle stalattiti e una spettacolare "fetta di pancetta", superiamo grazie a corde fisse un gradino e soprattutto un pozzetto che mostra evidentissimi segni di disostruzione, caratterizzato da una strettoia ventosa non selettiva, ma fastidiosa per le fenditure e le puntine di roccia in cui si incastra tutto ciò che si stacca da tuta e imbrago.
- Aldilà abbiamo la netta sensazione di trovarci in una grotta diversa, unita casualmente alla precedente: l'ambiente è molto più ampio, una sala che scopriamo essere la base di un bel pozzo di una quindicina di metri. E' però incredibile ciò che ci aspetta in alto: un salone immenso dove rimbombano le voci, più o meno di forma simile al Saragato, ma che pare senza volta tanto l'oscurità risulta impenetrabile per le nostre luci. Il luogo è di una bellezza impressionante, quasi impaurisce per la sua imponenza; siamo stanchi ed è tardi, anche perchè uno del gruppo ci sta aspettando fuori da ore (ha avuto un problema fisico e l'abbiamo accompagnato all'esterno subito dopo aver armato il pozzo Suzanne... per fortuna era aperta la turistica!), risulta così più facile resistere al fascino della corda che piomba dall'alto, non si vede da dove. Decidiamo di mandare su uno solo, quello più in forma, perchè possa farsi un'idea di come prosegue la risalita e fornirne una descrizione agli affranti compagni... e compiamo un tragico errore: Teo in questo momento è nettamente il più forte di noi, ma da sempre è incapace a farsi idee, e se per un fortuito caso ci riuscisse, non sa esprimerle in modo comprensibile... resta un mistero cosa abbia visto lassù!
- Le correnti d'aria riscontrate, la diversità degli ambienti sopra e sotto la strettoia disostruita, i segnali sulla roccia a indicare probabilmente una qualche congiunzione avvenuta in passato ci suggeriscono la presenza di un ingresso da qualche parte in quella zona, ma non ho elementi per dire se la sensazione sia giusta e in caso positivo di quale si tratti (a naso direi il Prelovsek); bisognerebbe poi sapere se l'eventuale traversata sia percorribile, o interrotta da frane, strettoie assassine, sifoni o chissà quale altra diavoleria. Chiaramente presto tornerò qua... il Corchia è micidiale perchè non riesco mai a uscirne soddisfatto: ogni volta individuo zone a me sconosciute e ogni volta mi rendo conto che per un piccolo mistero personale chiarito ne ho creati 2 o 3 più complessi e difficili da svelare; torno a casa, tiro fuori mappe e descrizioni, mi illudo d'aver capito, preparo l'uscita successiva e... da capo, ancora luoghi immensi, ancora vie ignote, ancora piccoli risultati resi vani da mille dubbi... per uno come me, curioso e pignolo quasi in modo maniacale, il Corchia è un paradiso!
Oggi con me c'erano alcune persone notevoli del gruppo di Forlì: Matteo Turci, ossia "Teo il Presidente", Alex Nati, Matteo Savorelli e Williams Monterastelli; grazie a loro l'escursione è stata estremamente piacevole.
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