Grotta di Cittareale (Rieti)
Ramo del Nocciolo Galleria degli Asteroidi
25 gennaio 2009
Finalmente un'escursione normale a Cittareale: al terzo tentativo sono riuscito a entrare nella grotta con una meta in testa e più o meno a raggiungerla... nulla di eccezionale, ma almeno questa volta tutto è andato per il meglio!
La particolare morfologia di quegli ambienti sotterranei fa sì che là dentro si fatichi sempre, per cui si tratta in ogni caso di uscite impegnative, soprattutto quando si superano le 8 ore di permanenza. Poi dipende dalla forza, dai ritmi, dai progetti dei colleghi presenti.
Programma proposto da Luca Budassi, dei "Pipistrelli" di Terni (perchè è con loro, con Giorgio, Matteo, "Borchione" e vari altri che quella domenica mi sono mosso): una squadra ad allargare un bucanotto soffiante individuato sopra al pozzetto che si risale dopo la fessura iniziale e l'altra diretta verso il ramo degli Asteroidi con lo scopo di aumentare l'esperienza dei giovani e l'allenamento degli anziani... come me, ad esempio...
Descrizione dell'itinerario:
al primo pozzo di 15 metri circa segue la famosa strettoia in salita, sempre fastidiosa. Sopra c'è una cameretta con un corda che arriva dall'alto (gran parte della grotta è permanentemente armata perchè la sua esplorazione è ancora in corso); superiamo il saltino e andiamo a destra per prendere il tratto ascendente del ramo del Nocciolo. Un traverso a sinistra ci permette di oltrepassare uno sprofondamento; lungo la galleria capita di salire o scendere brevemente in libera: in questi passaggi occorre attenzione perchè le maniglie sono tante, ma la roccia è infida, non compatta e resistente come sembra.
Incontriamo uno scivolo con evidenti segni di disostruzione: da adesso in poi scendiamo. Più avanti c'è il pozzo Cip e Ciop: una cascatella precipita dall'alto (una lunga risalita ha escluso prosecuzioni là sopra perchè l'acqua esce da fessure impraticabili) e dal rumore pare piuttosto corposa, d'altronde fuori c'è neve e la temperatura è probabilmente sopra allo zero. In pratica questa verticale viene attraversata, nel senso che ci caliamo per poco, quindi ci spostiamo in parete e infine torniamo su sbucando da una botola nella roccia.
Proseguiamo; subito siamo costretti a scendere in libera (I), con prudenza, per qualche metro. C'è poi il traverso sui pozzi Praga, semplice, bagnato, a varie decine di metri d'altezza... ma non ci se ne accorge perchè sotto... è molto buio! Voltiamo a destra; un paio di scomodi passaggi precedono un brutto salto (corda fissa) affrontabile comodamente in libera, quindi arriviamo di fronte al pozzetto dell'Oblò: entriamo in una botola e guidati dalla corda ignoriamo la possibile calata per infilarci in un pertugio sulla parete opposta (dove portino le aperture che vedo sotto di me sinceramente non lo so).
La galleria si inclina e si trasforma in uno scivolo intervallato da gradini; qui attorno la roccia è particolarmente fratturata ed è facile muovere pietruzze e massi. Attaccati alla corda raggiungiamo un piano sospeso, ignoriamo il grande crepaccio che si apre davanti e scendiamo per qualche altro metro fino al punto in cui possiamo sganciare il discensore. Siamo su quello che pare un terrazzino. A pochi metri abbiamo il crepaccio notato in precedenza, con l'armo fisso che ci permetterebbe di proseguire verso l'Arco naturale, il pozzo Buiometro, il ramo dell'Assassino e uno dei fondi della grotta, ma a noi interessa l'evidente cunicolo che si trova a un metro e mezzo d'altezza, caratterizzato dalla presenza all'ingresso di un targhetta metallica che ne indica il nome: galleria degli Asteroidi.
E' un luogo stranissimo quest'ultimo, affascinante, lunare, profondamente diverso dagli ambienti visti fino ad ora. Man mano che procediamo ci rendiamo conto di essere in un labirinto biancastro con tante gallerie che si assomigliano, si staccano lateralmente, sopra e sotto, e quasi sempre chiudono o rientrano nel basso tunnel principale (quello dal quale non ci siamo allontanati se non per un paio di brevi deviazioni). Percepiamo una temperatura molto più alta; in realtà la differenza con quella riscontrata in altre zone della grotta è solo di mezzo grado e la sensazione è causata dal fatto che il circolo d'aria è minimo: non c'è corrente e, "a naso", direi che è nettamente minore anche l'umidità. Le pareti sono ricoperte da una fragile crosta e da delicatissimi, splendidi cristalli, minuscoli; il pavimento è spesso formato da soffice sabbia o da concrezioni simili a colate, ma che irrimediabilmente si frantumano al nostro passaggio; i colori predominanti sono il bianco e il giallo.
Ignoriamo le due successive deviazioni a destra che portano al passo del Suono e al Labirinto franoso e raggiungiamo il punto più alto della galleria degli Asteroidi: qui i rametti sono almeno 4, ma tutti tornano a unirsi e finiscono per chiudere, l'ultimo in una particolare saletta rotonda. Posso immaginare che una formazione ipogea di questo tipo abbia origine soprattutto in seguito alla presenza di solfuri nella roccia in grado di formare acido solforico e altri simili, forti tanto da corrodere senza problemi la scaglia rossa che notoriamente è poco carsificabile. Si spiegano così, credo, queste curiose gallerie difficili da distinguere l'una dall'altra, le loro direzioni apparentemente casuali, le chiusure in camerette regolari dalle pareti compatte, quasi fossero state scavate artificialmente, rifinite con attenzione, e l'esistenza infine dell'intera grotta, così estesa, così complessa, in un posto in cui non dovrebbe essere proprio a causa delle caratteristiche della roccia.
Ho visto alcune targhette con le quali è possibile orientarsi, posizionate presumibilmente da chi sta rilevando o esplorando la zona, a testimoniare fra l'altro l'attenzione necessaria nel caso in cui ci si allontanasse dal percorso principale... cosa che faremo la prossima volta.
Note sul bucanotto soffiante e su alcuni dei partecipanti:
"Borchione" e il giovanissimo Matteo sono riusciti ad allargarlo con mazzetta e scalpello di quel tanto da permettere al secondo, sottilissimo, di entrarvi, scoprire una bassa cameretta e, soprattutto, un crepaccio-pozzetto profondo una decina di metri. Purtroppo la direzione, la conformazione, la presenza di radici e aria fredda la indicano come una prosecuzione poco promettente. Ho provato in ogni modo a passare aldilà della fessura e ottenuto un paio di risultati: mani, schiena e collo grattugiati fino a sanguinare, e la consapevolezza di essere oramai solo un vecchio tricheco più adatto a fare chiacchiere in spiaggia, disteso al sole, magari spiando giovani foche prosperose senza però ricordare il perchè, piuttosto che a cimentarsi in avventurose esplorazioni in ambienti sconosciuti...
A buon rendere, Luca! Se riuscirò a rimettermi in forma e tornerò in futuro a risultati speleologicamente soddisfacenti sarà soprattutto grazie alla fortuna di conoscere persone come te e gli amici con cui giri... alla prossima!
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