Pozzo Uno di Ca' Monti (Ravenna)
coordinate ED50: N 44°14'34,5" - E 11°41'34,9" quota: 385m slm
Non è una grotta facile da individuare se non si conosce il luogo. Si trova nella zona fra la sella di Ca' Faggia e il monte Mauro, a SE della prima (più o meno a 1 km. in linea d'aria) e a NW della cima del secondo (a poco più di 2 km. in linea d'aria). Restringendo l'area è 300 metri circa a E del buco del Biancospino, 600 a ESE del famoso F10, 700 a NNW dell'abisso Ricciardi.
Aprendosi nel bosco senza tracce evidenti nei pressi se non quelle per noi relativamente utili di caprioli e cinghiali, vi si può arrivare da varie direzioni; io l'ultima volta, GPS alla mano, ho seguito il sentiero (inizialmente è una pista forestale) che si stacca a sinistra dalla strada che da Zattaglia sale sul monte Mauro nel punto in cui questa attraversa il crinale cambiando versante. Si tratta dello stesso itinerario che in successione permetterebbe di raggiungere i ruderi di ca' Monti, l'abisso F10 e la sella di Ca' Faggia. Appena prima di rasentare i pittoreschi resti del casolare (10/12 minuti di cammino), ho deviato a destra su sentiero ben battuto, quindi subito l'ho lasciato per andare in discesa a sinistra sfruttando labili tracce, soprattutto nell'attraversamento di una fascia piuttosto infrascata, e cercando di muovermi su una linea retta orientata 20° circa a destra di quella seguita nell'ultimo tratto del percorso principale: 150 metri di distanza, una cinquantina di perdita di quota e nel giovane bosco reso finalmente più piacevole dall'assenza di cespugli e rovi mi sono fermato davanti all'inquietante ingresso dell'abisso.
Due consigli: - fate MOLTA ATTENZIONE nel cercarlo, perchè è poco visibile e si apre all'improvviso, segnalato appena da un modesto affioramento roccioso. E' in un punto in cui il versante quasi si spiana, un pozzo senza dolina o avvallamenti, una vera e propria trappola naturale con un diametro di un paio di metri e profonda oltre 10; - usate il GPS, o un altimetro e una carta precisa con evidenziato il punto, o appoggiatevi a un gruppo, o a uno speleologo esperto della zona.
Ed ora la grotta: se dovessi descriverla in poche parole direi che si tratta di un baratro di 90 metri frazionato in salti minori da ciclopiche frane rese transitabili da lavori di disostruzione. Sono presenti semplici strettoie (molto selettive però le terminali), i pozzi scaricano e gli armi degli ultimi due sono quantomeno avventurosi (memore della prima punta al fondo in questa seconda ho portato trapano e viti Multimonti); non vi ho visto una goccia d'acqua, ma dall'attacco del P19 a meno della sua metà è presente una breve fascia di fango esageratamente fastidioso, tanto da limitare la funzionalità di entrambi i bloccanti. Affrontato in non più di 4 persone, con la giusta attenzione, direi che è un abisso interessante, tecnico, ottimo per allenarsi e affinare le capacità in passaggi e ingressi di salti non banali. Sono presenti delicate inflorescenze gessose e belle colate.
- Il primo, quello a cielo aperto, è un P10 (albero, poi sulla verticale due fix per attacco principale, uno con piastrina, l'altro senza). Atterriamo in una sala inclinata dall'aspetto poco stabile, nei pressi di un brutto sprofondamento di 5 o 6 metri. Sul lato lontano, nel punto più basso della camera, si apre una botola con sotto un P14 (ho utilizzato una corda da 60m per entrambi i salti, fissata qui a un invitante masso incastrato; a 4 metri dalla base c'è un frazionamento). Scendiamo su uno scivolo friabile; la parete opposta è molto bella, regolare, poderosa, interamente coperta da un'elegante crosta concrezionata.
- Seguiamo un cunicolotto discendente in ambiente di frana e superiamo un paio di gradini (il secondo è alto 3 metri, con prese poco invitanti, per cui risulta utile aiutarsi con gli ultimi metri della "60" utilizzata dall'ingresso). Uno scomodo passaggio e arriviamo a una fessura con segni evidenti di "ammorbidimento" (io e il trapano ci incastriamo ugualmente...). Nel salto immediatamente successivo troviamo una corda fissa che ignora la base del pozzetto cieco e si infila nella finestrella di accesso a una saletta. Qui individuiamo il P5 sotto un grande masso incastrato che utilizziamo come armo naturale; assicuriamo il nostro spezzone da 8m, anche per facilitare l'uscita al ritorno, a una corda fissa che dall'alto pende al centro della stanza.
- Incuriosito, prima di proseguire risalgo quest'ultima, anche perchè porta in zone non segnate nel rilievo: in breve giungo a un traverso attrezzato, quindi a un terrazzo. Continuo poi a progredire in parete fino a quando la cima termina (attacco doppio, sicuro, per fortuna...): sopra chiude, è un cul de sac, mentre di fronte, a un metro da me, c'è una fessurina improponibile scavata dall'acqua; attorno solo inquietante roccia fratturata... se dovessi azzardare un'ipotesi, direi che sono salito una ventina di metri e mi trovo sotto alla base del P14 sceso precedentemente e tappato da una frana, ma magari è solo un'impressione. Comunque è una bella risalita, compiuta da speleologi esperti e capaci... complimenti!
- Ai piedi del P5 c'è un basso passaggio con una clessidra utilizzabile come primo attacco per il vicino P19: in alto, sulla verticale, ci sono due buoni chiodi per quello principale. Notiamo che all'improvviso ci circonda e imbratta fango particolarmente appiccicoso. Questo salto è tanto brutto nella sua parte superiore, quanto bello in quella inferiore, dove però non sono riuscito a trovare frazionamenti, e soprattutto un punto sicuro in cui piantare una Multimonti: le pareti non solo scaricano pietre, ma ovunque tocco si spaccano! Sono costretto a utilizzare un cordino in un evidente nasetto di roccia che stranamente pare resistere (comunque è consigliabile che questo frazionamento lo faccia l'ultimo che scende, in modo da mettere quasi in tiro la corda sopra e limitare al massimo la lunghezza del volo conseguente a un eventuale cedimento del piccolo attacco o scivolamento del cordino).
- Alla base parte un P10 interrotto dopo 2/3 metri da un terrazzino; per armare questo e il precedente abbiamo utilizzato una sola corda da 55m. Ho inoltre usato un paio di Multimonti perchè gira a vuoto, come spesso succede nel gesso quando viene avvitata e svitata più volte la piastrina, il fix presente all'attacco. Una bella lama ci accompagna fino a terra; siamo quasi sul fondo.
- La fessura che segue e permette di calarsi in un minuscolo stanzino non scherza: passano Eddy e Francesco, ma è selettiva per me, troppo lungo, troppo ingombrante, troppo pauroso. Provo ugualmente ed è costretto a estrarmi il provvidenziale Fabio, detto non a caso "Fabione", quando mi incastro in modo tale da non poter più utilizzare ne' gambe, ne' braccia.
- Per chi volesse proprio esagerare, c'è una seconda strettoia ai limiti dell'umano oltre la quale, 3 o 4 metri sotto, la grotta termina; in pratica mi mancano 7 metri di profondità e 4 in pianta, micidiali... sono contento lo stesso!
Nota: Eddy, indicativamente 1,60m x 50kg, è uscita dalla prima fessura senza problemi; Francesco, di corporatura normale, qualche problema invece l'ha avuto. Io sono 1,80m x 78kg, e avevo gambe bloccate sotto e torace nel punto più stretto; i polpacci di "Fabione" già la otturavano completamente... Nessuno di noi ha provato ad affrontare la seconda, ma credo che sia impossibile passare se non sottilissimi, in un qualche modo calati e recuperati; entrambe mostrano segni di allargamento.
Alcune foto sono di Eddy Pastorelli, Fabio Belletti e Francesco Ventimiglia, dello Speleo Club Forlì |