Mario Rigoni Stern
"L'anno della vittoria"
Un romanzo interessante, soprattutto una commovente, delicata, importante testimonianza.
La Grande Guerra termina e l’altopiano dei Sette Comuni grazie alla determinazione delle sue genti prova a risorgere; fra la fine del 1918 e quella del 1919 una famiglia si ricompone, rientra al paese (lo stesso del protagonista dello splendido romanzo "La storia di Tonle") abbandonato due anni prima, prende atto dell’immane catastrofe e si applica per ricostruire la propria casa, il proprio mondo, la propria esistenza.
Matteo, le due sorelle, la madre e il nonno sono profughi, il padre è al fronte; prima del suo ritorno muore la piccola Orsola per l’epidemia di spagnola, come Caterina, la ragazza della quale il giovane è ingenuamente innamorato. Riuniti, ottengono il permesso di raggiungere il paese in rovina: nulla trovano in piedi e l’ambiente circostante pare irrimediabilmente distrutto, gli orti e i boschi risultano devastati dai bombardamenti, ma loro come gli altri che pian piano tornano, sono persone dignitose legate alla propria terra, abituate alla povertà, ad aiutarsi, a non perdersi d’animo, a sacrificarsi, e neppure immaginano di potersi arrendere alla dura realtà.
Ovunque sono presenti i resti dei combattimenti: trincee, armi, baracche, filo spinato, cadaveri; rimangono i militari e gruppi di prigionieri per recuperare il materiale e i morti, inoltre per organizzare la ricostruzione e parteciparvi. Ci sono responsabili volenterosi, onesti e comprensivi, e altri ottusi, e alcuni violenti. Vi sono però anche varie possibilità di lavorare e nessuno nel paese si tira indietro.
Lentamente si torna alla normalità: le stagioni sono le stesse, gli edifici pubblici vengono ricostruiti e arriva qualche rimborso dei danni subiti; la casa di Matteo è a buon punto e la madre resta incinta. Succede qualche incidente fra soldati e paesani, qualche scontro politico prima delle elezioni del 1919, ma nonostante ciò la rinascita è senza pause soprattutto per merito dell’onestà, della tenacia, della forza morale, della capacità di adattamento di uomini e donne dell’altopiano; ne è la conferma... |