Grotta del Fiume (Frasassi - Ancona): seconda puntata
Sala delle Ossa Sala Rosa e ramo verso il passaggio Borioni
10 novembre 2007
Questa volta abbiamo un programma ben più impegnativo, quindi velocemente ci dirigiamo verso il solito ingresso, superiamo la sala della Croce e raggiungiamo la base del pozzo dei Cristalli (per la descrizione del percorso leggi la prima puntata). Mentre Matteo doppia l'armo fisso di quest'ultimo (corda da 30m per il salto appoggiato e il traverso che si trova sopra, verso sinistra), io scendo nel pozzetto che si apre a sinistra nella galleria che porta al suo attacco, pochi metri prima dello stesso. Atterro subito in un tratto piano e mentre sistemo il frazionamento successivo mi accorgo che sotto di me c'è un laghetto dall'aspetto cupo: lancio un sasso e capisco che è profondo; è molto facile che sia un sifone. L'odore non lascia dubbi sulla sua natura sulfurea. Attrezzo allora un traverso sfruttando una provvidenziale clessidra di roccia e passo oltre... mi aspetto che dall'inquietante specchio d'acqua emerga un drago dall'alito pestilenziale, con intenzioni bellicose... fuggo! Arrivo in un alto meandro in cui scorre un ruscelletto; molti metri sopra di me vedo Matteo che, sospeso, sta lavorando al suo traverso. La diramazione prosegue per un po', poi si biforca, ma non pare avere prosecuzioni significative.
Superato sulla via principale il pozzo dei Cristalli, in un paio di minuti percorriamo una breve galleria, strisciamo in un budello che si apre a un paio di metri d'altezza e scivoliamo in una camera che propone qualche concrezione e un numero rilevante di aperture: paiono interessanti le due a destra (nella prima un segno poco visibile sulla roccia indica che si tratta della strada più importante, quella da prendere per andare verso la grotta Grande del Vento e verso le zone più lontane) e un po' meno quella bassa a sinistra (... ma è un errore che in questa grotta è facile fare quello di sottovalutare un buchetto che nasconde rami notevoli...) vicina a un anfratto con un minuscolo pertugio e a una grande finestra aperta 3 o 4 metri più in alto.
Da considerare (me ne accorgerò solo alla quarta o quinta escursione qua dentro...) che subito a destra del gradino tramite cui si scende in questa camera c'è un'apertura che permette di accedere ad un ramo secondario del quale non ho trovato traccia nei rilievi pubblicati; al momento vi ho fatto solo un giretto all'interno e non credo abbia uno sviluppo significativo, tuttavia presto o tardi tornerò a visitarlo con più attenzione. In ogni caso la sua presenza fa si che quella che indico sotto come "prima via a destra (principale)" inizi in realtà dalla seconda apertura a destra.
- Prima via a destra (principale), fino alla sala Rosa: lasciamo subito a destra l'evidente ingresso di un importante ramo laterale, quindi a sinistra una rientranza con un elegante scivolo che ripidissimo proviene da chissà dove. Curviamo a destra in blanda salita e superiamo una frana grazie a un evidente buco fra massi (ci sono vari segnali in giro, in questo caso una freccia nera che aiuta a trovare la strada al ritorno). Gli ambienti sono grandi e lo diventano maggiormente quando raggiungiamo la sala Rosa tenendoci a destra.
Alcune note: 1) notiamo subito che è facile confondersi a causa delle tantissime possibilità di scelta; qui, ad esempio, tenendoci a destra andiamo alla sala Rosa, ma ci arriviamo anche facendolo poco dopo, o andando dritto e curvando a destra in seguito, quando un salto di qualche metro ci sbarra il cammino, e retrocedendo scavalcando un dosso (in quest'ultimo caso siamo arrivati per altra via alla sala che lungo il percorso principale segue quella che ho indicato come Rosa, ed è il motivo per cui è necessario retrocedere); 2) non ho la certezza che questo grande ambiente sia quello che chiamano sala Rosa; potrebbe esserlo il successivo, separato dal primo dal dosso con traccia battuta ricordato sopra, o l'insieme dei due. Questi dubbi derivano dal fatto che ho un rilievo poco preciso, molto incompleto, ed è purtroppo il solo che sono riuscito a procurarmi. In ogni caso si riconosce il luogo di cui sto parlando perchè vi è presente un notevole, caratterisitico deposito di minerale bianco e sabbioso (... gesso non cristallizzato... boh, comunque pare una gigantesca scarburata!); 3) entrando in questa sala è impossibile non accorgersi dell'arrivo a destra di un'imponente galleria: è il ramo segnalato precedentemente e descritto sotto, quello individuato subito dopo aver preso questa via, che proprio in questo punto finisce per ricongiungersi alla stessa.
- Ramo a destra della via principale, fino alla sala Rosa: l'accesso ha dimensioni modeste, ma in breve queste diventano rilevanti. Percorrendolo individuiamo una bassa diramazione a destra, concrezionata e fangosa, che permette di accedere a un bel salone, senza dubbio il più grande incontrato fino ad ora (lo rimarrà per poco, visto che in questa stessa escursione finiremo nella mastodontica sala delle Ossa). Entrandovi notiamo che a sinistra è presente una prosecuzione, quindi nonostante il quantitativo di melma appiccicosa tenda ad aumentare in modo esponenziale, proviamo ad andare avanti; siamo però costretti a fermarci di fronte a un alto meandro che si stringe mostrando subito prima una fila di fix che si perde in alto nel buio (risalita disarmata). Nuovamente nella galleria maestra, raggiungiamo in un paio di minuti di cammino la sala Rosa entrando così nel percorso principale descritto sopra.
- Seconda via a destra, verso la sala delle Ossa: una breve rampa ci porta davanti a una corda fissa che mira un'evidente finestra; prima di salire controlliamo l'oblò che si apre in basso a sinistra e presto ci rendiamo conto che permette di scendere nella via principale. Proseguiamo fino alla grande apertura: davanti ci appare un ambiente maestoso, immenso, per calarci nel quale utilizziamo una corda da 20m. Controllando il discutibile rilievo ci rendiamo conto che può essere soltanto la sala delle Ossa. La percorriamo interamente, prima in salita, notando nel punto a quota maggiore una corda appoggiata alla parete sinistra, poi in discesa fino alla suggestiva cameretta concrezionata dove una frana preclude ogni possibilità di avanzamento. Torniamo alla corda fissa, montiamo gli attrezzi e superiamo il salto di 10/15 metri (ATTENZIONE: la corda non è in buone condizioni) arrivando così a una grande cengia che permette di girare attorno alla sala in senso orario, mantenendosi sempre alla stessa altezza. Le brevi diramazioni e la saletta a sinistra sono caratterizzate dalla presenza di numerosi geotritoni (ATTENZIONE: sono d'obbligo il massimo rispetto e la massima attenzione a non calpestare o molestare questi curiosi, preziosi animaletti). Sul lato opposto al punto in cui ci siamo slegati, più o meno a 180° su un'immaginaria circonferenza, ci immettiamo in una poderosa galleria che tende a sinistra; ne superiamo un primo settore con facile arrampicata e mantenendoci nei pressi della parete destra progrediamo per qualche decina di metri fino a quando siamo costretti ad arrestarci sull'orlo di un impressionante salto (molto probabile che si tratti della grande finestra che si apre sulla sala Rosa, a 20/30 metri d'altezza, individuabile dai pressi del caratteristico deposito biancastro che ho segnalato in precedenza, voltandosi verso la congiunzione delle due vie che vi portano). Di ritorno alla sala delle Ossa, scendiamo nella bella camera concrezionata che si trova in basso, a sinistra (retrocedendo verso il salto armato da noi, quello che ci ha permesso di calarci qua) di tre pittoresche, evidentissime, splendide stalagmiti bianche. In fondo a questa un contorto cunicolotto presto si chiude, ma quello angusto notato per caso entrando, subito a destra, conduce in un piccolo ambiente che curva a sinistra e finisce per sbucare nella rientranza segnalata all'inizio lungo la via principale, proprio sotto al ripidissimo scivolo che aveva attirato la mia attenzione: è sorprendente, si tratta di un bypass che può essere trovato solo guardando dietro a un masso che pare appoggiato alla parete, che si apre lungo il percorso per la sala Rosa e consente di arrivare in un attimo la sala delle Ossa.
- Via a sinistra: la visiteremo un'altra volta... qui non si finisce più!
Prima di uscire torniamo alla sala Rosa, proprio alla gigantesca simil-scarburata di fronte al quale, aldilà di un'orrida pozza di fango e nei pressi della parete opposta, Francesco ha notato un insulso bucanotto fra quelli che sembrano massi di una frana. Scendiamo in una piccola condotta, ci teniamo a destra e subito raggiungiamo una cameretta aldilà di uno sprofondamento di un paio di metri. Proseguiamo tendendo appena a destra, e subito voltiamo a sinistra in una galleria di modeste dimensioni con concrezioni in alto e fanghiglia in basso: incredibilmente sbuchiamo in un ambiente più vasto, bello, anche se quantomeno "paludoso", dove sono numerosi i possibili proseguimenti (ATTENZIONE: tornando non è facile individuare il percorso, soprattutto l'apertura dalla quale si è arrivati). Non sappiamo se essere contenti, eccitati, o demoralizzati perchè mai riusciremo a conoscere interamente una grotta così complessa, con queste caratteristiche labirintiche e dimensioni gigantesche: decidiamo di ignorare per ora tutto il resto e dare solo un'occhiata a destra. Subito troviamo una corda che scende dall'alto appoggiata alla parete (... vedremo un'altra volta dove porta...) e un passaggio basso a sinistra di questa... un breve consulto e proseguiamo, ancora per poco supponiamo a torto, incuriositi dal piccolo bassorilievo rappresentante la testa di un diavoletto che identifica il pertugio. La condotta subito si alza e permette di camminare mantenendo una direzione che pare parallela a quella presunta dell'ambiente principale che abbiamo lasciato a sinistra; curviamo a sinistra e ci fermiamo in una cameretta con una limpida pozzanghera. La superiamo strisciando in una strettoietta (si passa anche da sopra) e raggiungiamo così un bivio: la diramazione a sinistra presto termina nella spettacolare sala occupata da un meraviglioso laghetto con splendidi cristalli e fiabesche concrezioni (ATTENZIONE: è un luogo magico, unico, delicatissimo, assolutamente da rispettare e proteggere), mentre restando a destra ci immettiamo in un cunicolotto estremamente fangoso il cui accesso è sormontato da un secondo bassorilievo simile al precedente. Curviamo a destra, percorriamo 50/60 metri poco piacevoli, poi un caratteristico laminatoio e arriviamo in una saletta su una parete della quale ci appare la scritta "P.BORIONI"... siamo nei pressi dell'area visitata la scorsa volta aldilà dei laghi Verdi, quella dei Piani Vecchi... non ho idea di quanto manchi per entrarvi, siamo troppo stanchi e rinunciamo momentaneamente a proseguire... occorrerà tornare quaggiù, anche per curiosare nei vari anfratti ignorati a destra e sinistra.
Alcune foto sono di Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì |