Grotta del Fiume (Frasassi - Ancona): terza puntata
Corridoio del Bufalo (a nord della saletta che segue il pozzo dei Cristalli) Sala Rosa e ramo verso il passaggio Borioni
14 marzo 2009
Finalmente abbiamo la possibilità di tornare qua dentro, dopo un anno e mezzo, e quella di dare libero sfogo alla nostra curiosità speleologica in una grotta che pare fatta apposta per stuzzicarla. Abbiamo in programma di visitare un paio di diramazioni individuate, ma ignorate in precedenza, proseguire un po' lungo la via principale e, considerando che Lorena, Matteo e Fabrizio mai hanno girovagato liberamente in questi ambienti, rivedere sala delle Ossa e qualche galleriotta concrezionata.
Solito ingresso a due metri dall'acqua del torrente Sentino, solita sala della Croce, solito pozzo dei Cristalli ed eccoci nella solita camera dalla quale partono le tre vie a destra nelle quali ci muovemmo mesi fa. Ce n'è una anche a sinistra, in apparenza irrilevante... in apparenza... La prendiamo distrattamente già pensando a ciò che ci aspetterà in seguito, invece vi passeremo dentro un paio di ore... ora ricordo, al Fiume mai si deve dare qualcosa per scontato! - Corridoio del Bufalo (ramo a sinistra (nord) della saletta che segue il pozzo dei Cristalli): una scomoda galleria che è poco più di un cunicolo porta a una bassa camera concrezionata; il proseguimento in linea quasi retta si chiude presto, mentre tenendoci a destra ne raggiungiamo una seconda in cui è possibile rimettersi in piedi. Da qui andando a destra superiamo due fessure, o risaliamo su via evidente, e in entrambi i casi torniamo alla sala di partenza (nella relazione precedente accanto all'apertura a sinistra seguita oggi avevo segnalato un anfratto con un minuscolo pertugio, che ora risulta essere la seconda delle fessure, e una grande finestra aperta 3 o 4 metri più in alto, cioè quella alla quale mi sono appena affacciato). Se invece ci dirigiamo a sinistra arriviamo in una bella galleria in cui, subito a destra e aldilà di una poderosa, splendida stalagmite, si apre una bassa saletta con vari cunicolotti ciechi e collegamenti alla condotta principale. Seguendo quest'ultima incontriamo una biforcazione: la via a destra dopo poco rientra, per cui continuiamo dritto superando un oblò a 2 metri d’altezza. Più avanti aggiriamo salendo a destra il gradino che ci sbarra la strada; controlliamo il cunicolo a sinistra che presto diventa intransitabile, quindi un passaggio a destra oltre il quale, guadagnando qualche metro di quota, sbuchiamo in una sala di discrete dimensioni, piuttosto bella perchè ricca di eleganti concrezioni, che però, purtroppo, è per noi il punto terminale del ramo non avendovi individuato che pochi anfratti di scarso interesse. Da segnalare che percorrendo la galleria principale abbiamo notato a sinistra un'intrigante risalita; guardando meglio abbiamo visto l'immancabile fila di spit...
Raggiunta la sala delle Ossa per fare qualche foto, quindi la sala Rosa, ci infiliamo nel bucanotto che porta, fra l'altro, verso il passaggio Borioni (descritto nella relazione precedente). Ricordavo sparire verso l'alto una corda appoggiata alla parete nei pressi del pertugio che permette di raggiungere il bypass, e nel buio gli ambienti misteriosi a sinistra necessariamente ignorati la volta precedente. Matteo e Fabrizio si avventurano facendo attenzione a non perdersi in questi ultimi; io, facendola maggiore a non accopparmi (frana pericolosa a un terzo della salita e punti di sfregamento inquietanti) opto per la corda reputando, e nuovamente sottovalutando l'ambiente in cui ci stiamo muovendo, di guadagnare al massimo 10/15 metri, mentre Lorena aspetta in basso riparandosi dai massi che sono costretto a gettare giù e tentando di resistere ai sintomi di congelamento.
Risalita: reputo che alla fine possa toccare i 50 metri di altezza. Prima uno scivolo, poi un traverso a destra (bella finestra preceduta da un altro scivolo a sinistra), sprofondamento sotto i piedi che piomba più o meno nel punto di partenza, gradino, ancora uno scivolo, più lungo e meno ampio, spazi oscuri e misteriosi alla mia sinistra, secondo traverso a destra su un paio di inquietanti buchi (ed è facile che ne stia dimenticando qualcuno), e finalmente posso slegarmi. Supero una brutta galleriotta rossastra che sale fino a un bivio: l'ambiente è totalmente diverso da quello che ho lasciato sotto, differente la roccia, inesistenti le concrezioni, occupato da pietrame fratturato il pavimento. A sinistra scende l'ennesimo scivolo che potrebbe più avanti diventare un pozzo, a destra un gradino precede una piccola camera da dove sale un'orrido cunicolo dalle caratteristiche simili alla galleria dalla quale provengo, solo più angusto... già da tempo non riesco più a comunicare con Lorena ed è il caso di rinunciare a proseguire. E' impressionante la quantità di condotte simili che scendono e salgono; posso immaginare che la zona sia in fase di esplorazione, o comunque di studio (la corda, nonostante sfregamenti e presenza di pietre instabili, è in buone condizioni) e mi auguro un giorno di poter leggere qualcosa che me ne illustri le caratteristiche morfologiche e geologiche. Retrocedendo, alla base del gradino indicato sopra noto in una fangosissima galleria sospesa una linea retta scura... una corda... attaccata qui a non so cosa (si perde nella appiccicosissima melma del pavimento) e laggiù, oltre un traverso a una quindicina di metri d'altezza sul luogo dal quale sono partito e dove mi stanno aspettando gli altri tre, a una colonna stalattitica che rende esteticamente piacevole una appetitosa finestra. La raggiungo e aldilà seguo una condotta, lascio a destra uno sprofondamento e arrivo in una sala che pare non offrire possibiltà di prosecuzione, in realtà vi si apre nascosto un pozzetto con corda fissa che scende a un piano inferiore... ok, ho capito, mi arrendo, non serve insistere, c'è grotta ovunque e io sarò speleologo, suppongo, ancora per pochi anni, nulla rispetto a quanti ne servirebbero per conoscere anche solo una frazione infinitesimale degli spazi ipogei che caratterizzano i territori carsici che mi interessano... bah, sono tanto felice, tanto sazio, quanto deluso, quanto insoddisfatto, quanto affamato... ok, per oggi basta, ma torneremo.
Matteo e Fabrizio mi raccontano ciò che hanno visto tenendosi a sinistra, in quella che sembra essere la galleria più importante di questa area: varie aperture, un meandro che stringe, ma non si chiude irrimediabilmente, una condotta che alla fine li ha portati ad affacciarsi su un ambiente di maggiori dimensioni e scorgere 10 metri sotto la corda di un traverso armato, poi un numero infinito di splendide concrezioni... che sfiga, e che culo, non finiremo mai!!
Una nota: ovunque nei settori visitati fino ad ora presto o tardi ci si imbatte nella micidiale fanghiglia che caratterizza i rami a minor quota della grotta del Fiume... da dove venga non lo so, ma certo è che ne arrivano quantitativi industriali.
Alcune foto sono di Fabrizio Bandini e Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì |