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Articolo inserito in data 27/03/2009 21:15:59
Complesso del Corchia
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ANTRO DEL CORCHIA: rami di Valinor - 21 marzo 2009

Antro del Corchia (Lucca): nona puntata

Buca di Eolo - buca del Serpente (traversata classica)
Rami di Valinor: campo base nella 1a sala di Valinor - sala a monte del pozzo Kilimangiaro

21/03/2009

Programma:
- ingresso dalla buca di Eolo e traversata classica fino al salone Manaresi;
- rami di Valinor, verifica della individuabilità e della fattibilità del percorso e raggiungimento, se possibile, del campo base;
- ritorno con completamento della traversata classica e uscita dal buco dei Pompieri.

Partecipanti:
Luca Budassi, Fabrizio e Vittorio di Terni
Teo "il Presidente", Fabione, Matteo, Michele "Gigi" ed io.

Considerato che non conosciamo il percorso, che noi di Forlì non siamo velocissimi, che le ambizioni sono abbastanza elevate, direi che in 8 siamo forse troppi. Comunque ci accordiamo con la Piera per la cena entro mezzanotte e il pernottamento, e partiamo.

Troviamo armata la maggiorparte dei pozzetti del canyon e questo ci permette di recuperare il tempo perso nella sistemazione dei due fuoristrada nei pressi degli ingressi e nell'incrocio sulla strada sterrata con un paio di camion di cava a pieno carico.

Mentre preparo la calata in doppia nel Pozzacchione, mi raggiunge l'avanguardia di un numeroso gruppo di Triestini che sono come noi entrati da Eolo e stanno andando verso il fondo; contano di uscire la mattina del giorno successivo, sempre da Eolo, per cui stanno lasciando e lasceranno tutti i pozzi armati... bene, se sarà necessario avremo la possibilità di guadagnare un'altra oretta approfittando del lavoro altrui!

Arriviamo nel salone Manaresi, rasentiamo l'orlo del pozzo Franoso, che orrido si apre a sinistra, e ci fermiamo di fronte alla corda che permette di superare il salto che ancora ci separa dai rami di Valinor. A questo segue una breve calata interrotta da un traversino.
Nella saletta dove atterriamo un cordino ci indica che dobbiamo scendere ancora per 2 o 3 metri fino al punto (sotto i piedi abbiamo inquietanti sprofondamenti) da dove è facile notare il meandro a destra che ci interessa. Non so a che altezza siamo, ma nel tratto più stretto, dove è necessario mettersi in posizione quasi orizzontale e possibile scivolare, troviamo una provvidenziale corda fissa. Aldilà della fessura entriamo in un pozzo: la vecchia relazione che ho mi dice che calandoci per oltre 40 metri piomberemmo nel ramo della Fatica, mentre la via principale sale per almeno 15.
Raggiungiamo un crepaccio vicino a una cascata che lucida l'elegante marmo bianco della parete e poco più in alto un terrazzino. Ci sleghiamo e infiliamo nel cunicolo che abbiamo davanti.

Un paio di particolari ci confortano: sono presenti molti segnali, utilissime frecce nere che indicano la via del ritorno; più volte una notevole corrente d'aria ci accompagna lungo il cammino... neppure riesco ad immaginare l'emozione dei primi esploratori che hanno visitato questi luoghi, i loro pensieri mentre si rendevano conto che stavano muovendosi in un ramo immenso che li avrebbe portati chissà dove... nel Fighierà ad esempio!

Oltrepassiamo in corda un pozzetto (il primo della serie che permette di accedere, un'ottantina di metri più in basso, alla forra di Pellucidar) e arriviamo in una piccola sala. In fondo a sinistra affrontiamo in salita un gradino, quindi superiamo un diaframma roccioso calandoci poi in una galleria-meandro dalla morfologia complessa. Qui risultano preziose le frecce nere soprattutto per evitare dubbi e tentativi in rametti laterali che causerebbero a chi non conosce la strada tensioni e perdite di tempo. Con un buon rilievo è comunque abbastanza semplice orientarsi.

Punti caratteristici sono un gradino a sinistra, l'aggiramento assicurati ad una corda dell'inquietante imbocco del grande P65 che porta al salone dei Dinosauri e nuovamente verso la forra fossile di Pellucidar, il pozzetto da risalire e la saletta successiva con crepaccetti neri che svelano l'incredibile vuoto che in realtà abbiamo sotto i piedi, e ancora un impressionante sprofondamento da superare legati a una corda fissa.

Giungiamo finalmente nella 1a sala di Valinor, non vasta quanto mi aspettavo. Una notevole galleria fortemente inclinata prosegue verso NW; dopo un paio di minuti vi incontriamo il campo base, un'accogliente tendina rossa protetta da una lastra di roccia.

Continuando in salita arriviamo sul ciglio di un baratro oscuro, il pozzo Kilimangiaro (P55), che è possibile superare a sinistra tramite un lungo traverso a tratti esposto (corda fissa). Dopo un basso passaggio sbuchiamo in una grande sala tondeggiante. Prendiamo atto per il futuro che anche qui sono presenti le rassicuranti frecce nere, che la corrente d'aria è forte e il percorso pare semplice da individuare, quindi a malincuore torniamo indietro.

Troviamo armati con corde da 9 il pozzo della Lama e quello nel vuoto del Portello, e con corda da 8 il salto che permette di raggiungere le passerelle della grotta turistica (... sono passati i Triestini... siamo curiosi e proviamo a scendere su questi grossi lacci da scarpe... quello da 8 fa impressione...); aldilà dell'imbocco del tunnel artificiale scende una corda anche dal pozzo Empoli, quello che permette di uscire dal Serpente (i gruppi che stanno frequentando la grotta sono evidentemente numerosi), e velocemente ne approfittiamo per evitare la noiosa salita fino ai Pompieri.

Pensavo di aggiungere una tessera di conoscenza al grande puzzle per me in gran parte misterioso rappresentante il mastodontico complesso Corchia-Fighierà, e in effetti così è stato, ma non avevo previsto l'effetto collaterale: prima dicevo che presto avrei fatto un giretto nei rami di Valinor, mentre ora sono costretto ad annotare che restano da visitare gli enormi ambienti fino al pozzo dei Titani e al salone del Meinz, il ramo della Fatica, la forra Pellucidar, il ramo Eressa, e chissà quante altre gallerie, sale e pozzi che questo infinito settore propone.

 

Alcune foto sono di Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì

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