Grotta del Pass (Ravenna)
coordinate ED50: N 44°14'10,7" - E 11°42'06,5" quota: 472m slm
- Si trova nel dirupato versante sud del monte Mauro, 40 metri circa più in basso della cima maggiore e altrettanti a est della più conosciuta, ma simile, grotta sotto la Rocca di Monte Mauro.
- Vi si arriva percorrendo per pochi minuti il sentiero CAI che dalla chiesa di Monte Mauro porta verso la cima. Nel tratto pianeggiante che la lascia a sinistra tagliando il versante meridionale della montagna, il pendio a destra si presenta molto ripido e franoso; quando in corrispondenza di una blanda rientranza questo leggermente attenua la propria pendenza, si lascia il sentiero per scendervi su tracce di passaggio. In breve si rasentano tre ingressi di un crepaccio, quindi pochi metri sotto ci si tiene a destra entrando in una piccola, inaspettata radura in piano. Guardando il monte, a sinistra si nota un invitante anfratto subito occluso da massi di frana, mentre a destra si trova, ai piedi di una paretina di gesso e pericolosamente visibile solo all'ultimo momento, l'imbocco del P17 tramite il quale si accede alla grotta del Pass (corda da 30m; attacco su albero, poi occorrono 3/4 piastrine da 10).
- Si tratta di un grande crepaccio che più o meno si mantiene sempre lungo la direttrice ovest-est; al primo salto seguono un ripido scivolo, un P3 (corda da 10m, 3 piastrine da 10) e un secondo scivolo. La larghezza media è di 70/100 cm e ovunque si notano massi e pietre di ogni dimensione precipitati o sospesi, ad occhio spesso in precario equilibrio. L'ambiente è secco, totalmente di origine tettonica e caratterizzato in certi punti da insistenti correnti d'aria provenienti da strette fessure laterali apparentemente impercorribili e poco stabili.
- Un laminatoio precede il terzo pozzo (P5; corda da 15m, 4 piastrine da 10) che permette di toccare il punto più basso della grotta, a 48 metri di profondità: in pratica è una sottile frattura che irrimediabilmente si stringe alla base, e dopo una strettoria verticale anche di fronte.
- Ignorando la viuzza per il fondo si va a destra fino a una caratteristica fessura inclinata lunga un paio di metri; abbiamo provato a salire in vari punti qui attorno, ma sempre raggiungendo precari terrazzi creati da massi e frane pensili. Uno di questi tentativi ci ha portato in una polverosa saletta sfondata (slegati è facile precipitare fino alla base del crepaccio, 6/8 metri sotto i nostri piedi) dove da una frattura verticale sul tetto potrebbero provenire le foglie che in grande quantità si trovano nell'area terminale della grotta, quella più lontana dall'ingresso. Abbiamo chiamato quest'inutile, instabile cameretta "Attico con vista".
- Proseguendo ci si cala in libera per qualche metro atterrando nella zona ingombra dalle foglie; ancora pochi passi e il grande crepaccio si chiude definitivamente: considerato che la lunga risalita compiuta in questo punto arriva in un cul de sac dove è evidente la presenza di radici e che due fratturotte nei pressi in certi momenti "soffiano" forte, è probabile che la distanza dalla superficie esterna sia modesta.
- La grotta è semplice, a suo modo interessante, ma a mio parere pericolosa; completate le operazioni di rilievo nelle quali sono fatalisticamente impegnato con Teo, Filippo e Fabrizio, difficilmente vi tornerò.
Alcune foto sono di Fabrizio, Filippo e Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì |