Spettacolo impressionante! E' indiscutibile: gli U2 sono una rock band di straordinario valore che potrebbe con i pezzi in repertorio fare almeno 3 concerti differenti mantenendo sempre livello e interesse altissimi; Bono ha poi un carisma fuori dal comune, batterista e bassista sono in grado di produrre un ritmo elettrizzante, the Edge ha uno stile unico che lascia impronte e scie riconoscibilissime, un marchio di fabbrica. Ed è stupefacente il marchingegno messo in piedi per supportare la loro esibizione, "the Claw", grande quasi quanto il campo da calcio, alto quanto lo stadio: una nave spaziale, un granchio enorme che muta, si illumina in mille modi differenti, sprigiona fumo, crea stelle che roteano impazzite sulle gradinate, si espande mostrando arterie fosforescenti con altre luci che si rincorrono fino alla cima di un obelisco metallico che sfiora la luna, con quattro zampe arcuate dalle quali calano cavi con fari e telecamere che sostengono postazioni per almeno tre tecnici ognuna, con uno strabiliante schermo circolare sospeso in cui sono proiettate le immagini prese in diretta, scintillanti, colorate, nitidissine, i primi piani degli artisti all'opera con una definizione fantastica, che si scompone e ricompone come se fosse semplicemente una creazione astratta nella scena di un videogioco, e un palco rotondo con due ponti capaci di rotearvi attorno come lancette d'orologio, necessari per metterlo in contatto con una pedana, anch'essa circolare, tanto grande che Bono la percorre interamente cantando per un paio di minuti...
Tuttavia un infinito + un infinito non dà due infiniti, così un grandissimo gruppo che si esibisce immerso in un ambiente tecnologico mirabolante può passare in secondo piano rispetto alle meraviglie dell'ambiente stesso. Mi spiego: ho assistito a un incredibile spettacolo fantascientifico con un'ottima colonna sonora, ma non ad un concerto. Ero ipnotizzato dal megaschermo, dagli effetti pirotecnici, e solo ogni tanto mi capitava di cercare gli artisti sul palco, mettendoci secondi per individuarli, uno di schiena, uno distante 20 metri, uno 10 metri dietro alla batteria, l'altro che sicuramente c'era, ma era impossibile da trovare, quindi ritornavo alle immagini, a uno splendido documentario proiettato nella pancia di un colossale robot-dinosauro proveniente da chissà quale parte dell'universo. Da considerare fra l'altro che l'acustica era al limite del sopportabile (a tratti la chitarra di the Edge pareva emettere orridi lamenti metallici con anticipi, o ritardi imbarazzanti tanto da sperare che smettesse di usarla), che gli organizzatori andrebbero imbarcati su un gommone e spediti, loro sì, in paesi lontani e selvaggi, magari con presenza accertata di cannibali in libertà (inconcepibile vendere a prezzi simili, centinaia di euro, biglietti per posti dai quali la visuale era preclusa dalle zampe della struttura spaziale, ad esempio, o dai quali si poteva assistere solo al retro dello show, come quelli della gradinata arancione, o dai quali non si vedevano i megaschermi, quindi il concerto stesso (causando così l'occupazione da parte dei malcapitati di scalinate, ripiani, passaggi di ogni tipo), che l'esterno dello stadio pareva una caotica casbah dove contrattare e comprare ogni ben di Dio (a patto che fosse taroccato, o abusivo, illecito insomma)...
Comunque io avevo un posto discreto... casualmente... che c***!!
Gli U2 sono bravissimi, meritano e hanno un seguito tale che mai più potranno esibirsi in luoghi dalla capienza limitata, ma io tornerò a vederli solo se avrò il sentore che propongano un concerto "normale", dove possa scegliere se ammirarli nel prato fra decine di migliaia di persone che ballano e si divertono, o in gradinate, distante come Timbuctu, ma almeno di fronte a un palco su cui seguirli mentre insieme suonano, cantano, si muovono... certamente in futuro eviterò le loro esibizioni italiane.
E ora le ovvietà: gli U2 sono grandi... grandi... grandi! I pezzi classici, veri e propri capolavori, hanno una carica intatta, emozionano come se fossero stati appena composti, trascinano al pari di uno tsunami, ma gioioso, sono eruzioni vulcaniche di energia positiva e resteranno per sempre nella storia della musica: "Beautiful Day", "I Still Haven’t Found What I'm Looking For", "Unforgettable Fire", "Vertigo", "Sunday Bloody Sunday"... da brividi..., "Pride (In The Name Of Love)", "Where The Streets Have No Name", "One", " With Or Without You" solo per citarne qualcuno di quelli presentati. I brani del nuovo album sono belli, mai banali, mai ripetitivi, eppure sempre in stile U2, praticamente tutti da ascoltare: da segnalare fra questi "Moment Of Surrender" per l'eccezionale intensità dell'interpretazione. Bono è riuscito a rendere omaggio a Michael Jackson con un'eleganza che la maggior parte dei big che vi hanno provato negli ultimi giorni neppure sognano; Bono ha una classe e una coerenza che lo pongono ad altezze vertiginose dalle quali può permettersi di mantenerti sveglia la coscienza e pur nel suo mondo dorato essere credibile. Bono è una calamita, costringe a seguire i propri ritmi, ti ipnotizza, ti conduce in un luogo magico dove hai paura di respirare perchè temi di disturbare la sua esibizione, il suo coinvolgimento, poi improvvisamente ti esalta e ti porta con sè sulla coda di una cometa a sfrecciare fra le stelle in un universo di suoni, di ritmi entusiasmanti che potresti ascoltare per sempre.
Le foto sono di Andrea Gorini |