Grazia Deledda
"L'edera"
E' un interessante romanzo classico, con personaggi caratterizzati, significativi e belle descrizioni di tradizioni antiche. Come sempre nei suoi scritti, sentimenti profondi e irrazionali, influenzati da convinzioni e pregiudizi primitivi, portano a comportamenti estremi tesi a evidenziare nella trama lo spirito di sacrificio di una persona, in questo caso della protagonista.
Annesa è una trovatella accolta nella nobile famiglia Decherchi. Cresce trattata come una figlia legittima, e come tale si comporta, riconoscente, affezionata, indissolubilmente legata ai propri benefattori (da qui la simbologia nel titolo del romanzo). Nella casa abitano i due anziani don Simone e zio Cosimu, Rachele, figlia del secondo e vedova del figlio del primo, Paulo, nipote irresponsabile e immaturo che lentamente, inesorabilmente, sta mandando in rovina la famiglia, anche lui vedovo, e la sua bambina Rosa, ritardata. Ci sono poi il giovane Gantine, l’ultimo dei servi rimasto, fidanzato di Annesa oramai trentenne, e zio Zua, un vecchio parente ospitato, benestante, invalido, asmatico, collerico, sarcastico. Paulo, diventato amante della protagonista, passa il tempo cercando prestiti da amici e strozzini in giro per la regione, gli altri fatalisticamente attendono gli eventi. Per saldare i debiti, entro una settimana andranno all’asta la casa e l’ultima delle tanche: i Decherchi sono destinati alla miseria più assoluta. Zio Zua non sopporta Paulo perchè è ben consapevole delle sue responsabilità nella decadenza della famiglia, come d’altronde lo sono tutti gli altri tranne Annesa, e astiosamente pare rifiutare di intervenire in aiuto, ma in segreto dà il compito a prete Virdis, un personaggio pittoresco, buono, saggio, di comprare le proprietà in vendita, salvando in tal modo i parenti che lo ospitano. Tuttavia la donna, inconsapevole dell’evolversi della situazione, in un eccesso d’ira causata dalle provocazioni in parte motivate del vecchio asmatico e dalla tensione legata alla situazione, lo soffoca con una coperta, convinta così di portare un beneficio al gruppo e soprattutto a Paulo, secondo lei vittima della sorte avversa e non delle proprie evidenti mancanze. L’orribile delitto è doppiamente inutile, viste le disposizioni di zio Zua e il prestito ottenuto in extremis da Paulo con la promessa di matrimonio fatta a una locandiera di cattiva reputazione. I componenti della famiglia vengono accusati di omicidio e arrestati, mentre Annesa fugge; l’aiuta e la nasconde zio Castigu, un vecchio pastore che fu servo dei Decherchi, una figura secondaria, ma probabilmente la più bella, pura, coerente del romanzo. Inaspettatamente, nonostante i sospetti e le allusioni di tanti paesani, l’indagine si conclude con l’accertamento della morte per cause naturali di zio Zua, e col conseguente rilascio dei Decherchi, ma oramai la protagonista è consapevole, grazie ai colloqui con prete Virdis, all’esame di coscienza fatto in solitudine e alla ritrovata fede religiosa, delle proprie colpe e vuole assolutamente espiarle, così...
Chiara la simbologia e terribile la frase finale del romanzo: "... l’edera si riallaccerà all’albero e lo coprirà pietosamente con le sue foglie. Pietosamente, poiché il vecchio tronco, oramai, è morto." |