In questa vecchia relazione parlo di una bella esperienza vissuta qualche anno fa nel Carso Triestino; torno a pubblicarla perchè mi ricorda momenti piacevoli, luoghi splendidi, amici interessanti, e ne approfitto per rendere note tante foto ritrovate casualmente.
Grotta Gualtiero Savi (Trieste)
Una telefonata giunge dal Veneto, e capita a proposito vista l'attuale carenza di idee speleologiche: Simona e Sandro visiteranno la grotta Gualtiero Savi, a due passi dalla Slovenia, col supporto di alcuni mitologici personaggi della Commissione Grotte Boegan di Trieste e ci invitano a seguirli.
Per quanto ne so si tratta di un vero e proprio gioiello, tanto prezioso da consigliare la sua chiusura e una notevole limitazione del numero dei visitatori; selezioniamo così 4 carismatici elementi di indiscutibile caratura intellettuale (?) e morale (??), li dotiamo di macchine fotografiche, flash, fotocellule, ammennicoli vari, carabattole luccicanti, li istruiamo, li ripuliamo e li spediamo al confino... al confine!
Ecco la puntuale relazione di uno dei partecipanti:
"Il viaggio è lunghissimo, ma a Draga Sant'Elia ci aspetta un sole piacevole. Salutiamo con dignità i colleghi, la nostra professionalità è evidente; ci cambiamo e prepariamo l'attrezzatura."
"Ric sfoggia un'elegante tuta nuova; la sua atletica figura spicca come potrebbe farlo una poderosa quercia in un campo di grano, una gemma incastonata in una ruvida pietra, uno stercorario al lavoro sopra... da qualche parte. Per sottolineare questa sua sciccosa condizione decide di percorrere l'intera grotta senza staccare l'etichetta col prezzo dall'immacolato capo d'abbigliamento: la classe non è acqua!"
"Alex maneggia la macchina fotografica come un pistolero la sua colt in uno spaghetti-western, nel senso che spara a raffica un po' ovunque, senza mirare nè ricaricare; è bello come il sole, pare un eroe greco, i muscoli contratti, il profilo maschio, la mascella quadrata, la chioma fluente, lo sguardo spento, ma ardito, il solitario neurone fremente, pronto all'azione nonostante il lungo periodo di totale inattività."
"Lori è la donna flash, capace di portare sulle spalle il peso che un tale ruolo comporta, con un sorriso, senza timore, come potrebbe farlo un capo di stato con le proprie responsabilità, Atlante col mondo intero, Ercole con la sua clava, un boscaiolo con la sua ascia, uno stercorario con la sua pallina di... cibo."
"Io, Gianluca, sono la determinazione personificata; preparo meccanicamente i miei attrezzi e una luce divina anima i miei occhi color acciaio, un qualcosa di ineluttabile mi guida verso un obbiettivo che devo centrare, nel quale voglio fondermi, come un meteorite verso un siderale impatto, un implacabile dardo verso l'ignaro bersaglio, una grassa fetta di ciauscolo, un bicchiere di grappa verso l'accogliente stomaco di Ric, la sudata pallina strappata allo stercorario e lasciata cadere dall'alto verso l'informe massa dalla quale ha avuto origine."
"Dopo una piacevole passeggiata in val Rosandra ci inerpichiamo lungo un sentiero fino ad incontrare la botola metallica che protegge l'ingresso della grotta. Una breve galleria e siamo in una saletta; mi guardo attorno ed è facile capire il tipo di ambiente in cui ci muoveremo: ovunque concrezioni, stalattiti, colonne, vaschette, uno spettacolo straordinario!"
"Ci guidano nel ramo a destra; una breve risalita in scaletta, aggirabile affrontando un cunicolotto e una brutale strettoia, e come in una fiaba ci troviamo ad avanzare in un bosco incantato. E' incredibile quello che la natura ha creato qua dentro, non ha dimenticato un solo centimetro quadrato di superficie, sembra che la sua mano opulenta, indecisa su dove lasciare la testimonianza della propria fantasia, abbia optato per plasmare un'unica, stupenda, immensa, variegata concrezione cava entro la quale stiamo passeggiando."
"Scattiamo decine di foto; Sandro, Galliano e Roberto, il nostro mentore triestino, consigliano di risparmiarle perchè ciò che ci aspetta è più bello di quanto abbiamo di fronte... non pare una cosa possibile, eppure ci ricrederemo!"
"Raggiungiamo la sala dell'Elefante. Normalmente gli speleologi non danno nomi di questo tipo a luoghi o a particolari strutture rocciose, forse perchè amano l'ambiente in cui si trovano e non vogliono contaminarlo con immagini che li riportano all'esterno, o semplicemente perchè non desiderano essere confusi con turisti che sembrano soffrire se non individuano in un antro una madonnina, o un organo, o un orso, o un trono, ma in questo caso è difficile resistere alla tentazione: l'elefante, qui davanti, c'è veramente e si sta abbeverando ad una pozza limpida. Socchiudo gli occhi e riesco a vederlo mentre si getta l'acqua sul dorso, con la proboscide, fiero, disturbato dalla mia presenza; sento un suo cupo brontolio, un barrito... no, non sono polmoni, è uno stomaco, è Ric in preda ad una delle sue pericolose crisi di astinenza da porchetta."
"Tornati alla saletta nei pressi dell'ingresso, l'attraversiamo per affrontare la serie di passaggi che ci porterà alla caverna Hebron. Cunicoli disostruiti, passerelle metalliche su piccoli salti, scalette fisse in verticali più alte... mi rendo conto di aver erroneamente creduto, forse perchè poco si sa della Savi, perchè mai mi era capitato di sentirne parlare e pure adesso, dopo un'ora di ricerca in Internet, non ho trovato sue descrizioni e neppure un abbozzo di rilievo, che si trattasse di un ambiente ipogeo di limitate dimensioni. Chiedo notizie; mi dicono che lo sviluppo tocca oramai i 4 chilometri e ci sono discrete possibilità di congiunzione con un paio di grotte vicine."
"Proseguiamo nel ramo del Tuono. Ancora un cunicolo, dove notiamo il poderoso lavoro di scavo volto a facilitarne la percorribilità, un paio di discese e una acrobatica salita su artigianali pioli metallici; lasciamo una prima sala e arriviamo in una seconda, grande, col pavimento fortemente inclinato, che per noi rappresenta il punto in cui termina la visita."
"Approfitto del momento caotico in cui si mischiano speleologi che giungono con altri che ripartono, per affrontare una breve risalita e un facile traverso sul lato opposto a quello da cui siamo scesi in questa caverna; da una finestra passo ad un alto meandro scivoloso, sotto c'è una pozza d'acqua, davanti riesco a vedere solo fin dove mi permette la luce, ma è evidente dall'ampiezza del canyon che la grotta prosegue per un lungo tratto, e dall'oscurità, dalla conformazione, dal fango presente, che lo fa con caratteristiche completamente differenti da quelle mostrate fino ad ora."
"La curiosità mi porta ad avanzare per qualche metro. L'ambiente è più ostile e posso solo immaginare che un'eventuale progressione comporterebbe maggiore impegno e attenzione; devo infatti tornare velocemente sui miei passi, richiamato all'ordine dal padrone di casa."
"Si va verso l'uscita; ci concentriamo sulla produzione di immagini quantomeno memorabili. Ovunque notiamo concrezioni bellissime, è un continuo segnalarsi soggetti meritevoli d'essere ripresi. Lori, la donna flash, mugugna perchè siamo in tre o quattro a chiamarla in continuazione e l'ingombrante accessorio che si trascina dietro da ore pare impazzito, scatta senza sosta anche se nascosto dentro la sacca. Ad ogni lampo mi accorgo che il suo sguardo è sempre più incazzato; conoscendone il caratteraccio decido di evitare l'imminente esplosione e mi volatilizzo lasciando fra me e lei l'intero gruppo. Alex è meno esperto e pagherà pesantemente la propria mancanza di accortezza."
"Fotografo alcune candide cannule e cerco di non calpestare le sottilissime croste, fragili, che a tratti ricoprono il pavimento; Roberto mi indica un paio di incredibili stalattiti rosse, sembrano d'ambra, le chiama carote. Siamo nuovamente nella prima saletta; una breve sosta, quindi usciamo e con tranquillità, speleologicamente sazi, torniamo alle auto."
"Passiamo la serata in trattoria gozzovigliando e facendo programmi per il futuro; curioso che insieme alla grappa siano comparsi dal nulla un paio di Triestini. Uno di loro, Luciano Filipas, ci parla di un lavoro di disostruzione da fare alla Jerko, ci chiede se siamo interessati... sia il nome della grotta che quello del personaggio mi ricordano qualcosa, mi sa che si tratta di una proposta da accettare, e così facciamo, anche incoraggiati dai vistosi cenni di assenso di Sandro e Galliano. Il progetto purtroppo non prenderà corpo, ma cercheremo altre occasioni per convincere Filipas a coinvolgerci nei suoi viaggi verso il Timavo."
"A proposito di viaggi, dobbiamo tornare verso casa. Ric, evidentemente ubriaco (è stato grande nel curare le pubbliche relazioni con i colleghi della Boegan, ma sconta le conseguenze di un tale sforzo politico-cultural-alcolico), si convince che sono io quello alterato e reputa necessario mantenermi sveglio mentre guido; decide di farlo costringendomi ad ascoltare ad altissimo volume "The Passenger" di Iggy Pop, sempre solo questa canzone, fino a Venezia (siamo partiti da Trieste!), dove con un acrobatico mix passerà a "Mi piacciono le sbarbine" degli Skiantos, ripetuta inesorabilmente sino a Forlì."
"Nei pressi di casa, non potendo farlo con Ric, più grosso e forte di me, approfitto di un suo svenimento per gettare i 2 cd da un viadotto."
Alcune foto sono di Alex Nati, dello Speleo Club Forlì |