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Articolo inserito in data 15/11/2009 10:15:00
Album
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MUSE - "The Resistance" - anno 2009

Fra le band degli ultimi anni questa è una di quelle che preferisco, per cui potrebbe capitarmi di scrivere cose scontate, di lasciarmi influenzare troppo dal gusto musicale che necessariamente, per definizione, è soprattutto personale. Quindi prima di partire con la stesura di questa piccola recensione, mi sono documentato e ne ho cercate su internet di redatte da persone musicalmente ben più preparate di me: ne ho trovata una entusiasta, evidentemente concepita da un fan accanito, mentre tutte le altre (sono numerose, ma dopo un po' mi sono stufato di leggerle perchè ribadiscono più o meno gli stessi concetti, tanto che paiono prodotte da un'unica mente!) esprimono giudizi estremamente negativi, a dir poco micidiali: "... svolte dance, deliri epico-sinfonici, cavalcate space-western, stando alla larga da ogni nozione di equilibrio o buon gusto...", "... la suite finale è mediocre - più che brutta un po' soporifera...", "... i pezzi da novanta però scarseggiano. Anche i brani più incisivi perdono colpi sul ritornello, la solita scarica di trionfalismo alla Muse. Molti, poi, sembrano patchwork di parti autonome... gli episodi fiacchi, invece, abbondano...", "... forse quella volta (Absolution) il risultato fu leggermente più godibile di questo enorme calderone (The Resistance)...", "... questa over-produzione risulta davvero stomachevole per qualsiasi palato. Nel disco si esagera un po’ dappertutto...", "... l’imitazione dei Queen più disastrosa della storia della musica...", "... a dover ascoltare il disco nella sua interezza sono rimasto invece totalmente spiazzato viste le premesse incoraggianti...", "... le tracce successive non aggiungono nulla di nuovo, se non altro materiale per la mia disapprovazione nei confronti di quello che le mie povere orecchie stanno sentendo...", "... ad una sorta di suite suddivisa in tre episodi spetta invece il gravoso onere di chiudere degnamente l’album, operazione miseramente fallita in un concentrato di noia pianistica pura. Nonostante una prova davvero deludente, continuo a considerare i Muse come musicisti di prima fascia...", "... le domande che sorgono spontanee riguardano le intenzioni dei Muse riguardo a questo lavoro; sia che abbiano voluto osare una svolta sinfonica, sia che abbiano voluto seguire la direzione del disco precedente o che abbiano tentato un’evoluzione del proprio sound, il risultato finale è in ogni caso un coitum interruptus che comporta un’inevitabile, sottile insoddisfazione.", "... difficile capire quale possa essere il pubblico interessato a quest'offerta musicale...".

Accidenti... non mi ero accorto che da giorni sto ascoltando uno degli album più brutti della storia!!
In realtà, fra tante note negative qualcuno salva i primi tre brani, altri le tracce da 5 a 8, la maggior parte critica aspramente la 4 e la piccola "symphony" di chiusura.
Cosa posso dire ora: timidamente che a me questo lavoro piace, e non poco!
Certo, è evidentissima l'influenza dei Depeche Mode in "Undisclosed Desires", elegante, e dei Queen in "United States of Eurasia", altrettanto rilevante, ma è innegabile che la qualità sia alta, e poi stiamo parlando di Depeche Mode e Queen, due che nonostante qualcuno ancora si ostini a non ammettere, sono fra le band più significative della musica moderna (e lo sanno bene i tanti che componendo negli ultimi 20 anni si ispirano a loro, o registrano e propongono cover).
Certo, è evidentissima la vena sinfonica e orchestrale nella stessa "United States of Eurasia", in "I Belong To You", notevole il piano, e nelle tre parti di "Exogenesis: Symphony", ma d'altronde un'intera orchestra con decine di elementi, primo violino e direttore ha partecipato alle sessioni di registrazione con la band... sarebbe curioso se non se ne sentisse l'apporto volutamente cercato.
Come sono evidentissimi gli inserti classici... si chiama contaminazione, quella che ha reso immensi i Pink Floyd, giochi di suoni nello spazio e nel tempo, affascinanti, moderni o antichi, velocissimi o dolci, quindi con accelerazioni improvvise, sferzanti, e attimi meditativi di pausa malinconica, perchè è proprio questa la peculiarità che si riscontra in ogni sezione di questo lavoro, il filo conduttore che lega ogni brano, ogni attimo: la malinconia, quella sottile, seducente malinconia che è presente in tutte le composizioni dei Muse da una dozzina d'anni a questa parte.

Alla luce di ciò reputo molto interessante questo album: "Uprising" e "Resistance" sono cavalcate struggenti, piccoli, personalissimi, malinconici capolavori (soprattutto la titletrack) che portano avanti un discorso mai contradittorio e mai interrotto, "Undisclosed Desires" è un primo omaggio, un ritorno alla parte più coinvolgente e malinconica degli anni '80 e Gahan e Gore (Depeche Mode) non avrebbero potuto farla meglio, "United States of Eurasia" è un secondo omaggio, a Mercury, il riconoscimento della sua malinconica grandezza con un delicatissimo atterraggio su un "Notturno" di Chopin; con "Guiding Light" si torna poi all'inizio, al malinconico stile Muse dove tanto importanti sono chitarra e voce, e la malinconica accelerazione di "Unnatural Selection" è quanto ci si aspetta subito dopo, e che puntualmente arriva (in entrambe si sentono riferimenti ai Queen). Ecco quindi "Mk Ultra", rapida come una meteora, inafferrabile e ammaliante come una cometa, energica come una tempesta solare, ancora chitarra e voce trascinanti, ancora sottilissima la malinconia, che resta immutata in "I Belong To You", anzi accentuata dalla coinvolgente presenza del piano e dal breve inserto finale di clarinetto basso, nonostante il ritmo differente, nonostante la portata differente del brano. Quest'ultimo è quello che predispone e introduce alla tanto criticata piccola sinfonia di chiusura: "Exogenesis: Symphony Part 1, 2, 3"... ascoltatela, ma come ho fatto io, più volte, e vi sarà evidente cosa leghi i Muse ad alcuni compositori del passato, e come nella profonda pace e serenità di quelle creazioni classiche (ad esempio i "Notturni", per restare a Chopin) sia il malinconico punto di arrivo della ricerca musicale di Matthew Bellamy.
Ho appositamente ripetuto mille volte la parola "malinconia": è una componente fondamentale della nostra vita, molto più positiva e costruttiva di quanto comunemente si ritenga, la base per riuscire a elaborare sentimenti e sensazioni, ricordi e paure, ricavandone una matura, preziosa consapevolezza.
Io uso fra le altre la musica dei Muse come sottofondo quando provo a scrivere racconti.

++     Uprising
+++   Resistance
+++   Undisclosed Desires
++     United States Of Eurasia (+ Collateral Damage)
++     Guiding Light
++     Unnatural Selection
+++   MK Ultra
++     I Belong to You (+ Mon Coeur S'Ouvre A Ta Voix)
++     Exogenesis: Symphony Part 1 (Overture)
++     Exogenesis: Symphony Part 2 (Cross-Pollination)
++     Exogenesis: Symphony Part 3 (Redemption)

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