Negli ultimi 3 anni ho assistito a più di 100 concerti e questo è stato probabilmente, dal punto di vista della scenografia, il più bello di tutti. Non è un caso che i Muse abbiano ricevuto vari premi per i loro show; alcuni anni fa, sempre a Bologna, mi avevano impressionato, ma quella dell'altra sera è risultata a mio parere una performance superlativa, da studiare e prendere come modello.
La loro musica coinvolge, travolge, dal vivo trasmette energia, elettrizza, mantiene sempre un'intensità altissima, costringe a lasciarsi andare e seguire col corpo il ritmo, compatibilmente con l'esiguo spazio disponibile... il sold out è scontato, e di conseguenza l'altissima densità di fans. Inoltre suonano bene, con al centro la chitarra e la voce di Bellamy valorizzate ulteriormente dal notevole supporto di batteria e basso, i pezzi proposti sono tutti belli, lo stile è personale, riconoscibilissimo, e l'insieme di queste caratteristiche posiziona la band fra le più interessanti degli ultimi 10 anni. Ma come ho anticipato, ciò che rende i Muse inimitabili è il modo di esibirsi, la cura dell'effetto visivo, il perfetto equilibrio fra una scenografia modernissima, stupefacente, e l'esibizione che mai passa in secondo piano rispetto alla prima, anzi sfrutta proprio questa base spettacolare per elevarsi fino a toccare punte inimmaginabili di qualità ed emozione.
A 3 grandi parallelepipedi sospesi sul palco, con luminosissimi schermi su ogni lato, ne corrispondevano 3 simili in basso che si innalzavano e tornavano a scendere, su ognuno dei quali, quando salivano, si trovava uno dei 3 musicisti. In tal modo è capitato che suonassero - soprattutto all'inizio, con un impatto sorprendente sul pubblico - a 4/5 metri d'altezza, con immagini in diretta o filmati che scorrevano sulle pareti delle 6 strutture. Non potevano poi essere più indovinati i colori delle luci, con un predominio del rosso, ed escursioni frequenti verso il blu e il verde... si aveva l'impressione che si fondessero coi suoni, o ne fossero generati, o fossero una sola entità che mutava d'espressione a seconda del senso utilizzato dallo spettatore per esaminarla, per entrarvi in contatto e farsi trasportare in un attimo nello struggente universo parallelo creato dalla band.
Un attimo, un attimo e il concerto è terminato: talmente forte è stata la simbiosi, la capacità di stupirmi, di attrarmi, di meravigliarmi, che non mi sono accorto del passare del tempo... ho ripensato ai brani, sono certo di ricordarne almeno 15, quindi ne hanno proposto qualcuno in più, hanno cantato per quasi un'ora e 3/4... volato via, accidenti, il tempo è volato via...
I Muse torneranno in Italia nel giugno del prossimo anno, al Meazza di Milano... ci sarò! |