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Articolo inserito in data 11/12/2009 17:11:43
Grotte in Centro Italia
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Umbria - BUCHE DEL VENTO - 28 e 29 novembre 2009

Buche del Vento (Terni)

Cercherò di essere breve e andare con ordine.

- Premessa

Telefonata di Luca Budassi, dei "Pipistrelli" di Terni:
- "Aho, Lu', cheffai sabato e domenica? Dai, zompa giù che ce divertimo... ce so' du buchi da vede', che tira 'na grann'aria. C'è un po' de gente... ce vieni?"
Telefonata di Davide Fiumi, noto festaiolo dello Speleo Club Forlì:
- "Ciao, Luca, fai qualcosa questo weekend?"
I conti tornano, siamo un bel gruppo... in due... possiamo partire per l'Umbria.

- La cena

Arriviamo a Civitella del Lago alle 17 di sabato e cerchiamo un bar per attenuare l'arsura del viaggio. Contattiamo Luca che mi da le ultime indicazioni per raggiungerli: hanno occupato una piazzola picnic poco più avanti, aldilà degli impianti sportivi.
L'accampamento è impressionante: ardono bracieri, sui tavoli ci sono salumi, formaggi e bottiglie di vino per lo spuntino prima della cena, ovunque si aggirano personaggi il cui inquietante aspetto ne denuncia l'attività preferita... la speleologia!
Davide afferra un bicchiere e in 30 secondi si ambienta, altri 5 minuti e parla correttamente alcuni dialetti umbri, 10 minuti e ne distingue le più complesse sfumature.
Alle 19 siamo pieni come otri, e Alessandro, apocalittico amico di Luca, dichiara giunto il momento di passare alla pastasciutta e "mettere su" la carne: pecora e cinghiale, soprattutto atomici spiedini di fegato di cinghiale e alloro.
Nel frattempo la gente aumenta: chiacchiero con un paio di "speleo" di Todi, con Nilio, Giorgio, Luca, Barbara, il caotico Alessandro, anima godereccia della festa, Matteo, Lello, e chissà con quanti altri, poi assisto al rito del Gran Pampel (Nilio si dimostra cerimoniere esperto e attento) tenendomi ben distante dal pentolone fumante che incredibilmente viene svuotato (a momenti ci fanno la "scarpetta"...) e attorno alle 22 comincio a pensare a come e dove dormire.
Mi richiama alla realtà il grido di Luca:
- "Aho, se va giù a scava'".
I più accorti, quelli con ancora un po' di sale in zucca, salutano e vanno verso casa. Alcuni si ritirano in una roulotte apparsa dal nulla non so quando. Tre fuoristrada e un kangoo 4x4 partono per le buche del Vento.

- L'avvicinamento

Luca aveva anticipato che la strada non era semplice, che sarebbe a un certo punto stato necessario voltarsi e continuare in retromarcia e causa della mancanza di piazzole utili per manovrare, che conveniva arrivare in fondo solo con i tre veicoli forniti di ridotte... il mio pensiero era andato a Lori, a casa: se avessi sfasciato la jeep mi sarebbe convenuto un onorevole suicidio, o il tentativo di far perdere le mie tracce in un convento francescano, o per non correre rischi di essere ugualmente rintracciato e adeguatamente punito, in uno in Tibet.
... 3 chilometri in retromarcia lungo una pista stretta e sconnessa, con rocce da una parte e dirupi dall'altra, secchi tornanti in salita e discesa, pietre e macigni tra i coglioni e ramacci a graffiare la vernice dei mezzi, Davide a piedi a indicare la giusta direzione (che spesso al buio non riuscivo a riconoscere) e un torcicollo che man mano diventava simile all'effetto di una scimitarra piantata nelle vertebre fra spalle e capo... il tutto per giungere nei pressi della meta dove senza problemi, in uno slargo, ho girato l'auto un paio di volte e trovato un parcheggio che permettesse anche agli altri di fare manovra...
L'impareggiabile Luca ha commentato l'equivoco semplicemente con un grugnito, e affermando che il tratto in retromarcia, in effetti, gli era parso più lungo della volta precedente...
Una nota di merito per Alessandro, immortale, che alla guida di un Land Cruiser e in condizioni tali da non ricordarsi il giorno dopo cos'era successo la sera prima, con a bordo due navigatori messi come lui (uno forse peggio), è riuscito a compiere l'intero percorso senza sbattere, precipitare, capottare... in realtà, poi, è "capottato", ma solo all'esterno della prima grotticella, addormentandosi come un angioletto a fianco del collega che l'aveva supportato nell'impresa con utili suggerimenti, pur non guardando mai nella direzione di marcia...

- I tentativi di disostruzione

Ricapitoliamo: non so a che ora della notte ci troviamo davanti all'ingresso della grotta Anemos 2 (una delle buche del Vento). Fuori il generatore è acceso, all'interno si sente il rumore del demolitore e 3 o 4 speleologi sono al lavoro, occupando quasi per intero lo spazio disponibile. Il pertugio d'accesso è tappato dal navigatore di cui ho parlato qualche riga sopra, che a causa dell'elevatissimo tasso alcolico ha provato a entrare carico di materiale, cavi, trapano, mazzette, scalpelli, incastrandosi irrimediabilmente.

Davide ed io proseguiamo così lungo il sentiero per meno di un centinaio di metri alla ricerca di un bucanotto ventoso, descritto come interessante, dove provare a combinare qualcosa di utile: è un pozzetto largo mezzo metro e profondo uno, con un'evidente minuscola prosecuzione orizzontale dove neppure si riesce a infilare un braccio e la base composta da detriti; aspira l'aria in modo impressionante.
Iniziamo a togliere faticosamente qualche sasso (l'ambiente è molto ristretto, scomodo, ma l'esperienza di scavo maturata nell'ultimo anno a Unpinefo ci ha temprato, e soprattutto abituati a essere pazienti e metodici), quindi ci procuriamo un secchio riscontrando che gli ardori esplorativi dei compagni d'avventura nella prima grotta si stanno progressivamente spegnendo.
Ci abbassiamo di 60/70 cm e riusciamo a mettere le gambe nella condottina; è solo questione di tempo, poi quasi stendendoci vi guardiamo dentro: è una angusta galleria con soffitto e pareti apparentemente compatte, occlusa da detriti, che aspira il fumo di una sigaretta tanto velocemente da impedire di riconoscerne il percorso.
All'esterno Luca ha cominciato a gironzolare attorno alla "nostra" grotticella... evidentemente vuole "piratarcela"... vi butta un occhio dentro, ci avverte che gli altri hanno desistito e sono tornati all'area picnic. Io e Davide decidiamo di dormire lì, nella jeep, e uguale fa Luca, nel bagagliaio della sua.

Matteo è steso per terra, infagottato nel sacco a pelo, e neppure si accorge di noi che passiamo oltre. Sono le 3.

Alle 9 di domenica mattina ci sveglia il suono di un telefonino. Mi ci vuole un minuto per capire dove sono... chi sono... perchè c'è una massa informe che ronfa nel sedile a fianco... trovo il rumoroso apparecchio e rispondo: è Lori che vuole sapere se siamo ancora vivi... certo, rispondo, ma mento perchè non ne sono sicuro...

Raggiungiamo Luca e Matteo che, come sospettato qualche ora prima, hanno approfittato del nostro lavoro certosino e della nostra momentanea assenza per portare il generatore nei pressi del buco nuovo e col demolitore trasformarlo in un'agevole cameretta. Decidiamo di lasciarli lì per tentare di andare in paese a fare colazione. Sulla strada incrociamo Alessandro: fresco come una rosa e in compagnia di un simpatico collega sta tornando alle grotte con le provviste. Proseguiamo ugualmente verso Civitella del Lago e inaspettatamente non ci perdiamo... anche grazie al GPS.

Eccoci di nuovo in zona operativa. L'attività ferve; il disinteresse generale verso Anemos 2 ci permette di visitarla e renderci conto del lavoro fatto dagli altri mentre noi stavamo nella notte aprendo quella che da adesso in avanti chiamerò Anemos 4.
Ci dirigiamo quindi in un valloncello vicino dove alcuni stanno trafficando attorno al pozzo Anemos 1; vi scendo e tentando di spostarmi in uno stretto cunicolo per fotografare la stanzetta aldilà di una fessura non ancora superata, senza casco per avanzare ulteriormente, di 10 cm al massimo, "caccio" una micidiale testata in una infida lama di roccia... ringrazio e risalgo...

Restiamo in Anemos 4 fino a inizio pomeriggio: riusciamo a procedere per qualche metro, ma è sempre più evidente che quelle che inizialmente sembravano pareti compatte in realtà sono sottili croste di concrezione che ricoprono massi incastrati e roccia fratturata. Siamo in un ambiente di frana simile a quello di Anemos 2 e Anemos 1: l'impressione è che le forti correnti d'aria in entrata o uscita a seconda del momento, dipendano dalla presenza degli anfratti impercorribili fra i macigni, e dalle innumerevoli sottilissime fessurine della roccia che risulta particolarmente rotta, instabile, e sembra disgregarsi con facilità riempiendo di detriti gli spazi vuoti che eventualmente si erano in passato formati.

Alle 15 rinunciamo a ulteriori tentativi di disostruzione, con mestizia ci dirigiamo all'area picnic e per consolarci siamo costretti a fare una grigliata con qualche decina di salsicce. Un po' di vino, di formaggio, lo stufato di cinghiale come dolce, una sosta al bar del paese dove oramai si sono abituati agli esseri sporchi e trasandati che dal pomeriggio di sabato infestano la zona, quindi i saluti e la partenza per Forlì.

Grazie, Luca, a te e ai tuoi amici per l'ennesima splendida, divertentissima avventura che ci avete regalato.

- Le grotte

Per giungere in località Buche del Vento occorre dal lago di Corbara salire verso Civitella del Lago, proseguire lasciando a sinistra il paese e la deviazione per Scoppieto, rasentare gli impianti sportivi e arrivare a un evidente spiazzo a sinistra da dove si staccano, in direzione quasi opposta, due sterrate. Si riconosce facilmente il posto perchè fra la seconda pista e la strada provinciale c'è un'area picnic.
A noi interessa la prima sterrata, quella che precede di una decina di metri lo stesso spiazzo: questa è per un po' percorribile anche con auto normali, ma da un certo punto in avanti adatta alle sole jeep.
Ai vari bivii ci si tiene sempre a sinistra fino a quello nei cui pressi, a destra, c'è un cancello giallo: da qui in avanti a ogni incrocio si resta a destra (comunque non si lascia mai quella che pare essere la pista principale). Nella parte finale del percorso sono rari gli spazi per fare manovra; nell'ultimo di questi abbiamo girato e lasciato il fuoristrada.
La pista diventa un comodo sentiero lungo il quale si trova, dopo neppure 500 metri di cammino, la grotta Anemos 2. Quella che abbiamo aperto e chiamato Anemos 4 è qualche decina di metri più avanti. Ancora 10 metri e si nota un canalone a destra sbarrato da un gradino roccioso che è possibile aggirare su traccia in entrambi i versanti per giungere, appena sopra, all'ingresso del pozzo Anemos 1.

coordinate ED50: N 42°42'31,9" - E 12°17'57,2" (imbocco strada sterrata)

coordinate ED50: N 42°42'54,0" - E 12°17'47,3" (bivio con cancello giallo)

coordinate ED50: N 42°42'42,2" - E 12°18'45,1" (ultimo spazio in cui fare manovra)

coordinate ED50: N 42°42'38,0" - E 12°19'00,8" (grotta Anemos 2)

coordinate ED50: N 42°42'37,8" - E 12°19'04,0" (grotta Anemos 4)

coordinate ED50: N 42°42'36,2" - E 12°19'05,2" (pozzo Anemos 1)

Grotta Anemos 2

Un basso ingresso permette di accedere a una breve galleria, seguita a destra da una saletta. Qui si è tentato di seguire la corrente d'aria disostruendo un cunicolo di alcuni metri, ma purtroppo in un ambiente di frana e roccia fragile e fratturata la si perde fra detriti e in fessure.

Grotta Anemos 4

Al pozzettino iniziale segue ora una minuscola galleria che presto diventa un cunicolo in parte ostruito da detriti. Come nella precedente si avverte chiaramente la corrente d'aria, ma è anche evidente che la stessa si perde fra pietre e millimetriche fratture, in un ambiente instabile.

Pozzo Anemos 1

E' profondo una decina di metri, affrontabili con un po' di attenzione in libera, e totalmente ricavato con una considerevole disostruzione fra inquietanti macigni (all'esterno il muretto roccioso soprastante fa paura, all'interno un paio di tubi metallici garantiscono una discutibile stabilità). In basso è interessante il breve cunicolo in cui è forte la corrente d'aria: si stringe, risultando per ora impercorribile, appena prima di una cameretta che pare spaziosa (2 o 3 metri dove forse sarebbe possibile alzarsi in piedi) e concrezionata, con pareti compatte. Realisticamente però l'ambiente non è differente da quelli trovati nelle due grotte precedenti ed è probabile che un'ulteriore disostruzione non porti a risultati rilevanti, considerando fra l'altro che sarebbe a mio parere estremamente rischioso portarla avanti a quella profondità senza aver prima fatto un impegnativo lavoro di consolidamento all'esterno e nel pozzo.

Grotta Anemos 3

So che esiste, lì nei dintorni, formata da 3 minuscole sale, per uno sviluppo di pochi metri, ma non ho avuto il tempo di cercarla.

"Grotta Anemos 2"

 

"Grotta Anemos 2"

 

"Grotta Anemos 2"

 

"Grotta Anemos 2"

 

"Grotta Anemos 2"

 

"Grotta Anemos 2"

 

"Grotta Anemos 4"

 

"Grotta Anemos 4"

 

"Grotta Anemos 4"

 

"Grotta Anemos 4"

 

"Grotta Anemos 4"

 

"Grotta Anemos 4"

 

"Grotta Anemos 4"

 

"Grotta Anemos 4"

 

"Pozzo Anemos 1"

 

"Pozzo Anemos 1"

 

"Pozzo Anemos 1: saletta oltre la strettoia"

 

"Il ritorno"

 

"Il ritorno"

 

"Il ritorno"

 

"Il ritorno"

 

"Il ritorno"

 

"Il ritorno"

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