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Articolo inserito in data 17/10/2009 00:34:36
Alpi Occidentali
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Catena Breithorn-Lyskamm (Aosta - Svizzera) - CASTORE (4221m)

14/07/2005 e 15/07/2005

Castore (4221m): via Normale (catena Breithorn-Lyskamm - Aosta - Svizzera)

Cime:

Castore (4221m) - "Quattromila effettivo" (08)
Punta Felik (4088m)
- sommità "secondaria" (03)

Percorsi:

1) Colle di Bettaforca - passo di Bettolina - passo superiore di Bettolina - rifugio Quintino Sella
tempo impiegato: 2h 30'
dislivello in salita: 900m

2) Rifugio Quintino Sella - colle di Felik - Castore - colle di Felik - punta Felik - rifugio Quintino Sella - passo superiore di Bettolina - passo di Bettolina - colle di Bettaforca
tempo impiegato: 7h 00'
dislivello in salita: 650m

Tratti alpinistici:

- Normale: F+

1° giorno

Da Stafal si sale in funivia e seggiovia fino al colle di Bettaforca (2672m), poi si continua a piedi lungo il sentiero 9, verso nord. Inizialmente è un elementare percorso segnalato, panoramico, che guadagna quota con tranquillità su pietraie e chiazze di neve, aggira la punta Bettolina, tocca in successione il passo di Bettolina (2905m) e il passo superiore di Bettolina (c.3100m). Il tratto che segue, tuttavia, è più ripido e prima di raggiungere il rifugio (3587m) affronta una sottile cresta con passaggi aerei su grandi blocchi di roccia rossastra: è attrezzato con funi e un ponticello in legno, emozionante, divertente, ma esposto e se anche non risulta alla fine troppo faticoso, certamente necessita di un'attenzione e un impegno ben maggiori rispetto a quello precedente.  

Il rifugio Quintino Sella è una struttura molto frequentata, in splendida posizione a dominio delle alte valli d'Ayas e di Gressoney, ai margini del ghiacciaio di Felik e soprattutto di fronte al Castore e ai Lyskamm.

2° giorno

In buone condizioni climatiche questa è un'escursione semplice ed estremamente remunerativa per la bellezza della cima, l'eleganza della cresta percorsa e le spettacolari vedute che a più riprese offre verso il massiccio del Bianco, il Cervino, i Breithorn, i Lyskamm, le vette del gruppo del Rosa, quelle innumerevoli in Svizzera, a nord, e le altre in Italia, a sud. Occorrono solo alcune precauzioni legate alla consapevolezza di essere in un ambiente d'alta quota e di camminare su un ghiacciaio che, sebbene non particolarmente tormentato, qualche crepaccio può nasconderlo, e occorre non sottovalutare la cresta finale, a tratti affilata, per la possibile presenza di cornici e perchè in caso di scarsa visibilità, di maltempo, soprattutto di vento forte può trasformarsi in una trappola insidiosa.

Dal rifugio si risale senza particolari problemi il ghiacciaio di Felik: passano in tanti, normalmente c'è un'evidentissima pista battuta (che termina in vetta), il colle di Felik (4061m) è sempre visibile e la pendenza fin sotto a quest'ultimo è moderata. Solo la rampa che permette di raggiungerlo è ripida e faticosa, ma breve; noi, per superarla, ci siamo tenuti più a destra toccando così la cima relativamente significativa della punta Felik (4088m). Sono sufficienti 2 ore di cammino tranquillo per portarsi fin qui, sulla cresta di confine, ben oltre i 4000 metri di quota. Può eventualmente richiedere un po' di attenzione il crepaccio terminale.

Si va ora verso ovest affrontando un facile crinale, mirando in successione due caratteristici speroni rocciosi (si nota a destra, dietro, la cima glaciale del Castore); in seguito, però, la situazione cambia perchè lo spazio utile per procedere si riduce considerevolmente e aumenta l'esposizione: nulla di estremo, ma certamente è emozionante, e di grande soddisfazione, muoversi sull'elegante cresta sottile e dopo una rampetta finale giungere in vetta al Castore (4221m - 1 ora dal colle).

Noi siamo tornati percorrendo a ritroso la stessa via e lo stesso sentiero, senza fretta, in 4 ore.

Ed ora il racconto, il breve resoconto di un'esperienza risultata ben più dura del previsto

Partii da Bormio, dove ero in vacanza, e passai da Bergamo per incontrarmi con Ernesto, la guida alpina con la quale avevo previsto di portare a termine facilmente questa avventura. Ci conosciamo da qualche anno, è un professionista piuttosto forte e preparato, ed è un buon amico.
Dopo un viaggio lungo e stressante giungemmo a Stafal, a nord di Gressoney-la-Trinitè, nelle prime ore del pomeriggio. Mangiammo un panino e bevemmo una birra, forse un paio, quindi prendemmo la funivia. Io avevo da un annetto alcuni malesseri ricorrenti, ma neppure sospettavo di soffrire di una grave intolleranza al lattosio, e tantomeno del danno che avevo fatto in quella breve pausa nel bar-paninoteca ingerendo un discreto quantitativo di formaggio.
A metà circa del sentiero per il rifugio mi resi conto che qualcosa non stava andando per il verso giusto: il mal di testa, leggero prima, poi più forte, si era concentrato sopra gli occhi e aveva anticipato di poco una nausea micidiale. Le mie condizioni peggiorarono rapidamente e ancora prima di arrivare al Quintino Sella iniziai a vomitare violentemante.
Il mio compagno, prudente e responsabile, si spaventò, probabilmente pensando a problemi legati alla quota, ma io, avendo nei mesi precedenti manifestato sintomi simili anche a Forlì, dove abito, a 30m slm, sapevo che l'altitudine non poteva esserne la causa, e lo convinsi a procedere almeno fino al rifugio, dove avremmo deciso cosa fare.
Con crisi di questo tipo non riuscivo ne' a bere, ne' a mangiare, per cui mi stesi in branda; fino alle 2, quindi per almeno 6 ore, ogni 10/20 minuti mi alzai per barcollare verso il bagno e dar libero sfogo a conati oramai inutili. La testa scoppiava e l'equilibrio su gambe di gelatina era quantomeno precario.
Confuso, stanco, demoralizzato, mi sedetti al buio nella sala comune, anche per evitare di disturbare ancora gli altri ospiti della struttura; ad occhi chiusi percepii un leggero rumore, una presenza: era Ernesto, in piedi davanti a me, in silenzio. Non mi chiese come andava - era evidente la mia prostrazione - ma cosa volessi fare, se tornare subito a valle, o aspettare la mattina.
Per qualche minuto non risposi. Sognavo il mio letto a casa, il mio bagno caldo in cui permettermi di star male senza svegliare o preoccupare altre persone, ma ero terrorizzato pensando alle ore di cammino, alle centinaia di chilometri in auto... ebbi l'impressione che la nausea si fosse attenuata, di un lieve miglioramento - forse speravo che così fosse, o semplicemente il paio di supposte di novalgina avevano finalmente attenuato il malessere - e dissi:
"Oramai siamo qui... io proverei a salire, partendo ora... piano piano, se hai pazienza, credo di potercela fare..."
"Ma sei impazzito?"
"Ok, in dieci minuti sarò pronto... se la situazione non migliora, saremo sempre in tempo per tornare..."
Non so come, ma lo convinsi; alle 3,30 eravamo sul ghiacciaio, e attorno alle 6,45 in cima, dopo una fatica immane e varie brevi pause.
Considerato che avevo "rigettato il mondo", erano quasi 24 ore che non assimilavo liquidi o cibo; ero distrutto, ma accovacciato a prendere fiato in cima al Castore. L'emicrania era passata, anche la nausea in parte; sentivo solo un notevole intontimento causato probabilmente dalla debolezza e dal digiuno, e un freddo impressionante. La giornata era splendida, e la temperatura polare. Da lassù vedemmo sorgere il sole aldilà del gruppo del Rosa, poi partimmo per tornare. Ricordo pochissimo di quei momenti, e nulla del rifugio dove ci fermammo e riuscii a bere un the ingerendo una barretta energetica.
Scendemmo a Stafal e ci fermammo a mangiare. Oramai la crisi era passata e l'appetito esploso prepotentemente. Il caso, o la fortuna, mi fece evitare cibi con burro o formaggi, potemmo così metterci in auto senza ulteriori problemi e dirigerci verso la Lombardia.
A mezzanotte circa giunsi a Bormio, fisicamente a pezzi, confuso, come se avessi solo sognato quanto avvenuto nelle 48 ore precedenti, e anche il giorno dopo non riuscii, scavando nella mente, a recuperare particolari emozioni alpinistiche ed immagini di questa durissima esperienza.
Ricordo la sofferenza, la debolezza, il freddo in vetta, un astro magico che si alzava alle spalle del Rosa, il the al rifugio, liquido, zuccherato, caldo, e la netta impressione di essere tornato a vivere nel momento in cui la nausea, finalmente, lasciò il posto alla voglia, alla possibilità di bere e mangiare.

"Ernesto lungo il sentiero per il rifugio Quintino Sella"

 

"Lungo il sentiero per il rifugio Quintino Sella"

 

"Ernesto lungo il sentiero per il rifugio Quintino Sella"

 

"Ernesto lungo un tratto attrezzato del sentiero per il rifugio Quintino Sella"

 

"Tratto attrezzato del sentiero per il rifugio Quintino Sella"

 

"Ernesto sul ponticello in legno del sentiero per il rifugio Quintino Sella"

 

"Castore, ghiacciaio e colle di Felik, e punta Felik (dai pressi del rifugio Quintino Sella)"

 

"Punta Parrot, Ludwigshohe, corno Nero, Balmenhorn, piramide Vincent e ghiacciaio del Lys (dai pressi del rifugio Quintino Sella)"

 

"Lyskamm (dai pressi del rifugio Quintino Sella)"

 

"Cervino (dai pressi del rifugio Quintino Sella)"

 

"Ernesto Cocchetti, amico e guida alpina della val Seriana, nei pressi della cima della punta Felik"

 

"Castore (cresta SE e speroni rocciosi), colle di Felik ed Ernesto (dai pressi della cima della punta Felik)"

 

"Ernesto sulla cresta SE del Castore"

 

"Ernesto sulla cresta SE del Castore, e cima"

 

"Cresta SE del Castore (dai pressi della cima)"

 

"Sono io, ancora sofferente, sulla cima del Castore"

 

"Alpinisti in cordata sull'anticima della cresta SE del Castore, cima e anticima N"

 

"Alpinisti in cordata sulla cresta SE (fra i due speroni rocciosi) del Castore"

 

"Ghiacciaio di Felik (dai pressi della cima della punta di Felik)"

 

"Castore (le due a destra sono la cima e l'anticima N) e alpinisti (dai pressi della cima della punta di Felik)"

 

"Sono io, finalmente in buone condizioni fisiche, sul ghiacciaio di Felik"

 

"Ernesto sul ghiacciaio di Felik (in fondo, al centro: rifugio Quintino Sella)"

 

"Tratto attrezzato e ponticello in legno del sentiero per il rifugio Quintino Sella"

 

"Stambecco, nei pressi del passo di Bettolina"

 

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