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Manuale - 2.1 Le grotte: evoluzione e morte
Compatibilmente con i tempi geologici, possono avvenire vari fenomeni: capita, ad esempio, che si sollevi la montagna, oppure che l'acqua trovi una nuova via d'uscita, o che i condotti crescano tanto da causare un calo del livello nell'intero complesso ipogeo, o anche solo in un suo settore.
Gli spazi interni verranno così a riempirsi d'aria; siamo sempre nella fase giovanile dell'evoluzione, ma assistiamo alla formazione di torrenti e fiumi sotterranei: l'acqua entrerà principalmente da grandi inghiottitoi e seguirà le linee di massima pendenza acquistando una notevole energia cinetica che favorirà soprattutto l'erosione per azione meccanica.
La crescita volumetrica della grotta diventa prevalentemente verticale: si creano canyon, meandri, pozzi, vaste sale (spesso sono situate in corrispondenza di una cascata che, come all'esterno, consuma l'orlo da cui si getta facendolo arretrare; col contributo di crolli che portano i soffitti ad assumere una forma ad arco, più adatta a resistere all'enorme peso della parte di montagna sovrastante, si consolida un salone alto approssimativamente quanto la cascata originaria).
Il sistema in questa fase viene definito vadoso: ha un'evoluzione che dipende sempre dall'acqua, ma ottiene il suo propellente dalla forza di gravità. La sezione delle gallerie vadose è tendenzialmente rettangolare, alta, a volte decine di metri, e abbastanza stretta; il fondo di tali meandri è percorso da ruscelli e contraddistinto dalla presenza di ghiaia e ciottoli.
"Torrente nella grotta risorgente del Rio Cavinale (Vena del Gesso - Ravenna)"
"Torrente nella grotta Brussi (Vena del Gesso - Ravenna)
Arrivati al livello di base il flusso dell'acqua torna placido; troviamo gallerie orizzontali e bacini sifonanti di diverse dimensioni. In questo momento della vita di una grotta, sulle sponde di questi bacini, ogni tanto noi speleologi possiamo arrivare; alcuni, gli speleo-sub, stregati dall'ignoto sfidano i sifoni: il rischio è rilevante, almeno quanto la preparazione e il coraggio di chi lo affronta, e i risultati, pur se eccezionali dal punto di vista dell’impresa, raramente sono significativi da quello dell'avanzamento dell'esplorazione.
Da notare che l'acqua, insensibile alla nostra presenza e ai nostri sforzi, può ora proseguire in gallerie sommerse fino alle risorgenze; ne risulta che in queste zone torna prepotentemente in gioco la dissoluzione chimica.
La grotta è nata, è cresciuta, è matura; l'invecchiamento inizia nel momento in cui le condizioni che hanno determinato lo sviluppo della stessa mutano causando una progressiva sparizione dell'acqua. Capita che la scomparsa sia improvvisa, se cambia traumaticamente la circolazione idrica esterna, ma più frequentemente possono calare i flussi (ad esempio in seguito alle glaciazioni alcune grotte sulle coste sarde e su quelle mediterranee della Francia sono finite varie volte sotto il livello del mare, e altrettante sono riemerse, sempre con una lentezza esasperante... da glaciazione, appunto), i fiumi diventare ruscelli, rigagnoli, infine sparire; in questo secondo caso resta presente solo l'acqua, un nulla rispetto a prima, che percolando perde anidride carbonica e rideposita il carbonato di calcio precedentemente disciolto, portando così al concrezionamento (formazione di stalattiti, stalagmiti, colate).
"Torrente e laghetto nel ramo dei Fiorentini, dell'antro del Corchia (Alpi Apuane - Lucca)"
La mutazione può riguardare anche una singola parte del sistema: distinguiamo quindi i rami attivi, dove osserviamo fenomeni di erosione e corrosione, dove il fragore di torrenti e cascate riesce a volte a rendere vani i tentativi di comunicare a voce, e quelli fossili, nei quali si creano le concrezioni e ci accompagna solamente un delicato, ipnotico stillicidio.
In ogni caso, si tratti di un settore o dell'intero complesso sotterraneo, la storia sta volgendo al termine; ancora migliaia di anni, certo, ma il destino è segnato: la grotta sta morendo, e lo fa ricoprendosi di fantastici, fragilissimi gioielli. Un'agave esplode in un'unica, preziosa fioritura che ne consuma totalmente l'energia vitale, e nello stesso modo un insignificante antro oscuro vuole regalarci in quell'attimo geologico un sogno, una fiaba, il più incredibile degli spettacoli naturali.
"Laghetto e sala concrezionata nella grotta del Fiume (gola di Frasassi - Ancona)"
I sedimenti rimangono abbandonati sul fondo delle gallerie, stalattiti e stalagmiti finiranno per renderle inagibili, poi per chiuderle, e ogni tanto saranno crolli parziali a cancellare per sempre una sala, una caverna, e un collasso strutturale potrà annullare l'intero sistema. Il tutto avverrà seguendo i ritmi temporali del nostro pianeta: dal punto di vista di quelli umani, infatti, una grotta è più stabile di una montagna; e dal punto di vista dell'uomo moderno è pure più inutile di una montagna, che a sua volta spesso conta meno di niente.
Immediato il rapporto causa-effetto: se come noi le grotte muoiono naturalmente, in ugual modo possono brutalmente essere uccise. E' frequente che sia lo stesso speleologo a non avere rispetto di quanto il mondo sotterraneo solo a lui dona, immaginiamoci quindi che rispetto possa avere il proprietario di una cava, o chi ha interesse a mascherare una discarica abusiva, o a nascondere facilmente liquami, o chi progetta una valorizzazione turistica utopistica, ingannevole, irreale (ma non lo sono i finanziamenti che si ottengono da istituzioni ed enti) di delicatissimi ecosistemi carsici.
Resta da segnalare il lato comico della vicenda. Un complesso ipogeo è puntuale, paziente e preciso: non esiste schifezza che infiliamo dentro un inghiottitoio che presto o tardi non ci venga restituita nell'acqua di una risorgente; nel migliore dei casi ci faremo il bagno, o c'innaffieremo i campi per far crescere quanto ci mangeremo, nel peggiore ce la berremo.
Capitoli precedenti:
1. Cos'è la speleologia 2.1 Le grotte: nascita
Capitolo successivo:
3. Le grotte: una classificazione |