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Articolo inserito in data 11/03/2010 11:33:25
Buca Alta del Ginepro
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Primi scavi alla BUCA ALTA DEL GINEPRO - 7 marzo 2010

Buca Alta del Ginepro (per me va...): quarta puntata

07/03/2010

Importante una premessa: sono appena tornato da un breve tour speleologico in Sardegna durante il quale ho passato 2 giorni dentro su Bentu, vastissima, spettacolare, visitato poi su Guanu e la grotta Biseddu, belle e interessanti, goduto del sole e della natura di quella terra, dell'amicizia e dell'ospitalità degli amici di Oliena. Ho declinato infine l'invito di Luca Budassi a partecipare a una esplorazione a Cittareale, durante la quale hanno completato una notevole risalita e scoperto grandi gallerie, nuovi pozzi, alcuni da disostruire per poter accedere all'evidente spazio oscuro sottostante, e individuato un probabile ingresso alto.

Sarei potuto quindi restare a casa a riposare, avrei potuto dormire fino a tardi, al caldo, uscire per pranzare al ristorante, magari andare nel pomeriggio per mostre, per fiere, o leggere un libro, o fare due chiacchiere in un'osteria, o scrivere qualcosa, ma incurante delle previsioni meteorologiche, dell'insistente pioggerella, dei consigli di Lorena, ben più assennata di me, ho deciso altrimenti.

Ho convinto Davide Fiumi a seguirmi e ne è nata un'avventura piacevole, ma indubbiamente estrema e priva di fondamento.
"Andiamo a scavare al Ginepro", nei pressi della cresta del monte della Volpe.

Non contento, con vanga sulle spalle e sotto una bufera di neve, ho pensato di provare un percorso alternativo di avvicinamento: ci ha salvato il GPS (portarlo è stata l'unica mia idea furba della giornata).
Abbiamo scavato per 3 ore nel fango, esposti al vento artico, immersi in una fitta nebbia, rallegrati dalla nevicata che nel frattempo è riuscita a depositare un candido strato di 10 e oltre cm sugli zaini, dal freddo polare, e ci siamo fermati quando oramai eravamo completamente bagnati.

Inutile dilungarsi sugli scarsi, più corretto dire deprimenti, risultati: stiamo aprendo una beffarda forra che si abbassa a gradini parallelamente alla superficie, quindi siamo sempre alla stessa profondità, a cielo aperto. E' un bel meandro largo un metro, con pareti lisce, con anse eleganti, dove risulta evidente l'azione erosiva dell'acqua, di tanta acqua, ma non ha alcuna intenzione di inabissarsi... non solo, per la terza volta ha curvato mirando il grande mucchio di terra estratto e depositato all'esterno, e per la terza volta ci costringerà a rimuoverlo. Però abbiamo individuato in zona altri due punti di assorbimento, probabilmente correlati al nostro "fosso", che meritano attenzione. 

Di ritorno, ridotti in condizioni pietose, siamo stati calorosamente accolti da un gruppo di incuriositi speleologi che avevano notato la nostra inaspettata presenza, il nostro inequivocabile aspetto, e stavano passando una tranquilla giornata in un casolare nei pressi del borgo dei Crivellari.
Non ricordo di aver bevuto in altre occasioni vino altrettanto inebriante, di aver mangiato salame e formaggio altrettanto buoni, marzapane e strudel altrettanto appetitosi, di aver mai gustato un caffè così corroborante, coccolato dal calore di un camino tanto affascinante... grazie ragazzi, ci avete consentito di sopravvivere!

Torneremo lassù a scavare solo quando la primavera si ricorderà della Romagna.

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