Immagino che la maggior parte delle persone che hanno meno di 30/35 anni neppure abbia mai sentito parlare di questo gruppo di punta della new wave, e neppure sappia che band capaci oggi di riempire stadi e vendere milioni di album, i Muse per citarne una di grande impatto che apprezzo particolarmente e presto rivedrò a San Siro, propongano una musica che si ispira, trae nutrimento proprio dalle splendide composizioni di quegli anni.
Per quanto mi riguarda posso senza dubbio affermare che fra il 1980 e il 1985 non è mai capitato che mancasse dal nostro 2cv bianco un nastro (... un milione di anni fa la musica in auto si ascoltava sfruttando questi pittoreschi e desueti supporti...) degli Ultravox; erano per noi preziosi perché mantenevano vive, amplificavano sensazioni alle quali mai avremmo rinunciato, perché alimentavano la sottile malinconia che ci caratterizzava pur dando una carica che ci avrebbe consentito, nei nostri sogni, di conquistare l'universo, perché accompagnavano ogni attimo della nostra vita sparandoci in aria nei migliori e riportandoci a galla nei peggiori. Erano preziosi quei nastri, come quelli dei Joy Division, dei Depeche Mode, dei Simple Minds, dei Cure, degli Echo & the Bunnymen (che saranno il 14 maggio a Senigallia... ho già i biglietti!), degli U2... perché contenevano una musica nostra, capace di descriverci e regalare energia, sicurezza, tranquillità, le stesse che oggi vedo tornare, spaventandomi e intristendomi, nell'amico che pensava di essersi dimenticato il cellulare a casa e scopre di averlo semplicemente riposto in una tasca diversa.
Ora potrei raccontarvi la storia degli Ultravox, provare a illustrarvi la loro importanza e grandezza, ma c'è già chi l'ha fatto in modo esaustivo e convincente (ondarock - Claudio Fabretti) e preferisco lasciarmi cullare da emozioni e ricordi che un paio di sere fa, quando al Vox Club di Nonantola ho avuto l'insperata fortuna di assistere al loro concerto, sono riemersi prepotenti. Splendide le tastiere, il violino di Billy Currie, affascinante e struggente la voce di Midge Ure, incalzanti e ossessivi i ritmi della batteria, ad accrescere il pathos di tante piccole, eleganti, bellissime sinfonie elettroniche. |