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Articolo inserito in data 12/05/2010 23:34:44
Grotte in Emilia Romagna
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BUCA DEL TESORO - 9 maggio 2010

Buca del Tesoro (Forlì-Cesena)

coordinate ED50: N 43°46'04,4" - E 11°58'43,8"
quota:                 1172m slm

La grotta si trova nel crinale fra il passo Rotta dei Cavalli e il poggio Tre Vescovi, a sud-ovest di Verghereto, nei pressi del confine fra le province di Forlì-Cesena e Arezzo.
Per arrivarvi è necessario camminare per un paio di ore circa, e affrontare un significativo dislivello; noi siamo partiti da Verghereto, abbiamo raggiunto Montione, quindi i pittoreschi ruderi di Vado (ci sono un paio di lunghi, accentuati e fastidiosi saliscendi, soprattutto in considerazione del peso che portavamo sulle spalle...) e infine il passo, percorrendo così interamente il sentiero 173. Siamo poi andati a sinistra lungo il GEA (00), che dopo 400/500 metri passa a destra della grande dolina della buca del Tesoro, segnalata sulle carte escursionistiche e facilmente individuabile.
Abbiamo impiegato poco più di 2h e 15' per salire, 1h e 45' per scendere, e superato in tutto 900 metri di dislivello.
 
Da notare, visto che comunque ci si passa, le belle anse dirupate del fiume Savio e di un suo affluente dal ponte a 10 minuti di cammino dal paese, l'incrocio dei placidi torrenti sotto al ponticello del Vado, i ruderi dei casolari abbandonati, le erosioni nella marna-arenaria, le vedute verso il Comero e il Fumaiolo, e il bellissimo crinale boscoso con avvallamenti doliniformi e bucanotti di relativo interesse.

- L'imponente sprofondamento assomiglia a un breve canjon delimitato a tratti, a destra e sinistra, da ripidi muri di roccia; a nord c'è un largo scivolo con pendenza moderata e un soffice tappeto di foglie, mentre a sud si apre la grotta, ai piedi di una parete formata da enormi blocchi squadrati di arenaria e alta una decina di metri. Il luogo è affascinante, splendido.

- E' consigliabile utilizzare una corda da 20m per superare il pozzetto iniziale e aiutarsi nel successivo lastrone inclinato piuttosto scivoloso; il grande corridoio che abbiamo davanti è particolarmente suggestivo, sorprendente per le dimensioni: è lungo una trentina di metri, largo fra i 2,50 e i 3,50, e soprattutto alto fino a 8 metri. Si raggiunge con qualche attenzione il punto più basso, poi si risale per poco e dopo una curva a sinistra, l'enorme frattura si chiude. Le pareti sono in gran parte lisce e compatte, superfici di strati di arenaria perfettamente verticali, mentre in altri settori si presentano come cumuli di impressionanti macigni incastrati.

- Dove la base inverte la pendenza si trova un piccolo sprofondamento che inaspettatamente consente di accedere a due distinti cunicoli in ambiente di frana sulla cui stabilità non scommetterei: uno va in direzione dell'ingresso, è apparentemente più "solido", lungo 15 metri circa e dopo un tratto piano e una strettoia sale con decisione stringendosi irrimediabilmente; l'altro, in direzione opposta, è un inquietante budello fra pietre in equilibrio precario, e prosegue in discesa per una decina di metri costituendo così il fondo della grotta... prendiamo pochi dati per il rilievo e fuggiamo dalla trappola tirando un sospiro di sollievo!

- La grotta è di evidenti origini tettoniche; si è formata nell'arenaria in seguito allo sfaldamento di giunti di strato e all'allargamento di fratture causato da crolli (ne sono testimonianza le pietre di ogni dimensione che ricoprono il pavimento). La notevole ampiezza amplifica il suo interesse dal punto di vista geologico. Da segnalare il consistente stillicidio che, in considerazione della vicinanza alla superficie esterna, probabilmente cala o sparisce in altre stagioni.

- La buca del Tesoro è conosciuta dalla gente dei paesi circostanti. Le sue peculiarità (è nei pressi di un antico, importante sentiero di collegamento, in una zona isolata, in passato selvaggia, non carsica, in cui quindi fenomeni naturali di questo tipo sono rari e soprattutto tradizionalmente misteriosi) hanno facilitato la nascita di leggende tramandate fino ai giorni nostri; riporto in seguito quella che ne giustifica il nome e fu riferita da un abitante di Montione a Luciano Bentini, studioso del Gruppo Speleologico Faentino, il quale la trascrisse e pubblicò nel capitolo "Grotte di Romagna" del primo volume "Romagna, vicende e protagonisti" (1986).

...

"Oltre un secolo fa due fratelli casentinesi della famiglia dei Portolani, che abitavano non molto lungi dal versante toscano, avendo saputo che nella grotta era nascosto un tesoro, vi si recarono per impadronirsene, facendosi però accompagnare per misura precauzionale da un fraticello del vicino santuario della Verna, che aveva il compito di pregare e recitare passi dei Libri Sacri, mentre essi si inoltravano sotto terra.

Tutto procedette per il meglio: i due fratelli trovarono sacchi di monete d'oro e stavano trascinandoli all'esterno quando il frate, forse emozionato nel sentire il tintinnio del prezioso metallo, sbagliò una parola di un'orazione; allora come per incanto una fortissima folata di vento lo strappò dall'orifizio della grotta e lo trasportò lontano. In quell'istante i Portolani stavano uscendo e si meravigliarono molto che il frate li avesse abbandonati, ma poichè il tempo stava improvvisamente volgendo al peggio e nubi minacciose stavano oscurando rapidamente il cielo, caricarono l'oro su una treggia trascinata da un paio di buoi e si diressero il più rapidamente possibile verso la loro casa.

Il cielo nel frattempo era divenuto nero come la pece, sembrava notte fonda. Poi scoppiò un temporale di inaudita violenza; l'acqua sembrava una muraglia e lampi accecanti squarciavano la cappa plumbea delle nubi, ma la casa era oramai vicina e i due fratelli, guidati dai bagliori delle folgori, giunsero finalmente sull'aia, impauriti ma esultanti. Correndo si rifugiarono nell'abitazione lasciando nella corte la treggia carica dell'oro e proprio in quell'istante un fulmine, con un fragore tremendo, cadde vicinissimo; poi, come per sortilegio, l'uragano finì, il vento spazzò le nuvole e tornò il sereno.

I Portolani si precipitarono fuori per recuperare il tesoro e portarlo al sicuro in casa, ma ebbero l'amara sorpresa di trovare solo un mucchietto di cenere e di tizzoni carbonizzati; l'ultimo fulmine aveva colpito proprio il loro oro, certamente custodito dal diavolo, e per nera magia l'aveva trasformato in carbone".

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