Per vari motivi ho assistito a pochi concerti negli ultimi mesi, ma in ognuno di questi è capitato di imbattermi nella spettacolare esibizione di un cantante o un gruppo con capacità ben superiori alla media, in veri e propri "mostri sacri": a Verona ero presente allo show di Rod Stewart, sempre affascinante, con una voce intatta che graffia i vetri, poi nel bel borgo di Sogliano al Rubicone a quello dei Deep Purple, professionisti di eccezionale valore, col quel fenomeno di Ian Gillan, una poderosa sezione ritmica, un talentuoso tastierista e l'impressionante Steve Morse alla chitarra, infine qualche sera fa a Crespellano ho potuto studiare, e ammirare, le peculiarità del Banco del Mutuo Soccorso. Distanze siderali: da una sorta di rock&roll sconfinante nel folk e nel pop, a un micidiale, ritmatissimo hard rock, e a un progressive rock estremamente elaborato... a dire il vero qualcosa che avvicina Deep Purple e Banco lo si riesce a individuare nell'uso classico e articolato delle tastiere, nella ricerca di contaminazioni, di sonorità più complesse e preziose; i primi però sono immediati, duri, la loro musica è rapidissima, anche orecchiabile, mentre il gruppo italiano propone composizioni che radono al suolo un eventuale ascoltatore occasionale perché nulla concedono alla semplice melodia, mai si affidano a un riff accattivante, e devi avere un udito allenato alle stesse per apprezzarli, se no rischi di annoiarti, di non comprendere; devi essere in grado di percepire il significato dell'enfasi delle tastiere, di digerire i frequenti cambi di intensità e velocità, di ritmo in brani lunghissimi che paiono terminare e all'improvviso ripartono differenti, per tornare di nuovo alle cadenze iniziali, ognuno dei quali è in definitiva una piccola opera completa.
Solo un importante strumentista può suonare questo genere, renderlo così ricco, e non a caso i suoi rappresentanti più noti hanno nomi celebri: Emerson, Lake & Pamer, Jethro Tull, Genesis, Gentle Giant, King Crimson, Yes, gli stessi Pink Floyd, e in Italia PFM, Banco, le Orme, capaci di ammaliare creando atmosfere irreali, magiche, gli Area, e in una fase della sua carriera Lucio Battisti.
Il Banco del Mutuo Soccorso propone un rock progressivo puro, decisamente sofisticato, quasi barocco, basato sulla bravura del tastierista, Vittorio Nocenzi, che con i suoi pregevoli virtuosismi funge da fulcro in ogni pezzo, attorno al quale ruotano i fiati dell'ottimo Alessandro Papotto, un paio di rilevanti chitarre (a Crespellano mancava, tuttavia, quella storica di Rodolfo Maltese), un basso significativo e una buona batteria, ma soprattutto l'incredibile voce di Francesco di Giacomo, ancora potentissima, modulata, armoniosa: capita di attendere per minuti il suo intervento nell'esecuzione del brano e ogni volta di restare sorpresi dalla sua abilità canore, dal suo indiscutibile carisma accentuato dal lento avvicinarsi al microfono. E' difficile ascoltare questo gruppo, ma se vi si riesce per un po', se superate l'impatto iniziale, diventa altrettanto difficile smettere di farlo; mi successe una cosa simile con i Pearl Jam, quando decisi di capire perché tanti nel mondo li considerano una band speciale: misi nel lettore "Ten", poi "Vs.", e "Vitalogy", poi un altro cd, poi un altro ancora e ripetei l'operazione per un paio di settimane, dedicandomi così solo alla loro musica. Quale fu il risultato? Divenne un vizio, una droga, tanto mi pareva bella, inimitabile, insostituibile, tale da rendere nella mia testa e nelle mie orecchie banale, per tecnica compositiva ed esecutiva, quella di quasi ogni altro artista o complesso d'artisti.
Non amo particolarmente Genesis e Yes, molto di più i King Crimson, i Jethro Tull e le Orme, enormemente i Pink Floyd; mi piace in particolare l'album "Anima latina" di Lucio Battisti, che reputo uno dei suoi migliori, ma considerando il tutto certamente non sono un appassionato, tantomeno un esperto, di progressive; credo fra l'altro che chi vi si dedica in prevalenza, tenda a rimanervi confinato, un po' come accade ai veri cultori del jazz, o del blues, tuttavia, anche a causa delle due birre da smaltire (dovevo fare 70 km in auto per tornare a casa e non posso permettermi di perdere punti nella patente) che hanno accompagnato il notevole piatto di polenta fritta alla fiera di Crespellano, non è stato così faticoso passare quasi 2 ore nella piazza del paese della campagna bolognese ascoltando la raffinata esibizione del Banco, anzi, è stato un piacere avere una diretta conferma della loro evidente bravura, e riscontrare la presenza di un gran numero di persone, di tutte le età... è un buon segno perché significa che per quanto si sforzino a indirizzare i gusti uniformandoli verso il basso, per quanto sia potente la carica standardizzante, i nefasti reality show "musicali" della televisione non riusciranno mai a neutralizzare la totalità dei giovani cervelli italiani. |