Grotta della Colombaia (Ravenna)
coordinate ED50: N 44°14'45,3" - E 11°41'55,1" quota: 244m slm
Grotta del Pilastrino (Ravenna)
coordinate ED50: N 44°14'45,9" - E 11°41'55,9" quota: 256m slm
Le 2 grotte si trovano nella stessa dolina, nei pressi di ca' la Villa e a nord di ca' Castellina.
Si risale la valle del Senio e si lascia a destra il paese di Riolo Terme. Subito si supera la deviazione a sinistra per Brisighella e si rasentano le Terme e il parco annesso. Nella piccola rotonda successiva si azzera il contachilometri; al km 0,6 si volta a sinistra in via Rio Ferrato. Si ignora una diramazione a destra e si continua sulla stretta strada asfaltata che più avanti prende nome di via Monte Mauro. Al km 4,1 si nota a destra un capannone e si parcheggia nei pressi. Si prosegue a piedi in blanda salita per non più di 200 metri, lasciando a destra ca' la Villa e il successivo uliveto. Difficilmente i cani di guardia al casolare non si accorgeranno di voi! Si abbandona la strada per inoltralsi a destra nel punto in cui un vigneto subentra agli ulivi. Davanti a un'evidente capanna con attrezzi agricoli (casa e cani sono a destra, vicini, visibili, rumorosi i secondi) si va per poco a sinistra, quindi su traccia a destra si entra nella dolina infrascata. La si trova facilmente, ma per scendervi è consigliabile individuare il sentierino giusto in modo da evitare dirupi e grovigli di rovi. Subito a sinistra c'è il piccolo sprofondamento, assomigliante a un inghiottitoio, in cui si apre il primo ingresso della grotta del Pilastrino; il secondo si trova invece a destra della traccia, a una decina di metri dal precedente (attenzione: è un pozzetto a cielo aperto). In fondo alla dolina è impossibile non riconoscere l'imponente accesso della grotta della Colombaia. Per arrivare fin qui sono necessari 5 minuti di cammino.
Grotta della Colombaia
Ci colpisce la notevole dimensione dell'ingresso di questa grotta, raramente riscontrabile in altre della stessa zona carsica; l'impressione, tuttavia, di entrare in qualcosa di "grande" presto scompare. Percorriamo un comodo meandro con un paio di apprezzabili colate, superiamo un passaggio più basso e ci fermiamo davanti a quello che il rilievo indica come il cunicolo della Salamandra: il bucanotto è praticamente tappato da piccoli detriti e fango proveniente dallo scivolo vicino. Scaviamo in posizione scomoda e faticosa per un'oretta, ma alla fine riusciamo a rendere transitabile il budello, lungo pochi metri. Torniamo a camminare nel punto in cui arriva da sinistra un torrentello. Proseguiamo nel meandro attivo, lasciamo a sinistra una curiosa formazione di fango (piccole piramidi erose la cui cima è protetta da un guscio di lumaca!) e raggiungiamo il fondo. A sinistra, come era precedentemente comparso sparisce in una fessura il fiumiciattolo, mentre di fronte a noi una corda appesa è testimonianza di una risalita (R12) che a giudicare dal rilievo in nostro possesso non ha portato a significative prosecuzioni. Poco prima un camino ha suggerito un analogo, vano tentativo. Interessante è la traccia nelle pareti di una recente piena, ad oltre 2 metri di altezza: evidenzia come in determinate condizioni l'acqua non riesca a defluire e invada inquietantemente parte del meandro. Di ritorno, nei pressi dell'ingresso, aldilà di una fessura che avevamo notato a destra all'andata, visitiamo una cameretta con una belle concrezioni, due corde e una rustica scaletta provenienti dall'alto a ricordare altri due acrobatici tentativi di prolungare la grotta.
Disostruzione del cunicolo della Salamandra (video di Fabrizio Bandini)
Passaggio del cunicolo della Salamandra (video di Fabio Belletti)
Grotta del Pilastrino
Dei due ingressi, entrambi a pozzetto, il principale (P4, nella dolinetta con uno scivolo terroso) è affrontabile anche in libera mentre il secondo, fra l'altro più profondo, assolutamente no; occorre quindi attenzione nel riconoscimento di quello giusto, ed è consigliabile nel dubbio, e in ogni caso, l'utilizzo di una corda da 10 metri legata ad un albero. In basso percorriamo brevemente un'ampia faglia caratterizzata da belle pareti lisce e verticali. Al termine risulta impraticabile un passaggio in frana che permetterebbe di uscire alla base di un grande sprofondamento facilmente individuabile all'esterno, e riconoscibile anche grazie al cumulo di porcherie (eternit, macerie, ferraglia e rifiuti vari) che un "genio" vi ha scaricato in passato.
Alcune foto sono di Fabio Belletti e Fabrizio Bandini, dello Speleo Club Forlì |