23/01/2011
Ci vorrebbe un po' di fortuna per rendere utile tanto lavoro, tuttavia, in fondo, sarebbe ingiusto sciupare "merce" così pregiata per la speleologia.
Abbiamo ampliato notevolmente il pozzetto terminale di Unpinefo, abbiamo estratto le pietre risultanti da una simile, impegnativa, disostruzione, ci siamo abbassati di oltre un metro nella speranza che il pertugio si allargasse naturalmente, o almeno proseguisse con dimensioni immutate, e per un attimo ci siamo illusi quando a nord si è aperta una fessurina da dove entra, raramente, una goccia d'acqua. In effetti ora, alla base, c'è per la prima volta qualcosa di comparabile al fango che caratterizza ognuna delle grotte d'origine carsica della vena del Gesso, ma è probabile che non vi sia più alcuna possibilità di continuare l'esplorazione.
Sondando il terreno, infatti, abbiamo capito che la parete destra (est), forma una specie di scalino e che questo si infila, come uno scivolo, sotto a quella sinistra. Ne deriva un minuscolo crepaccio inclinato verso ovest, alto forse 10 cm e largo 30/40, tappato da terra umida, dove risulta estremamente complesso, viste le dimensioni dell'ambiente, infilare anche solo una mano.
Occorrerà togliere gli ultimi 30 cm terriccio e ghiaia che sono in fondo al pozzetto per avere conferma della reale altezza del crepaccio, più che altro per scrupolo, quindi misurare il tutto e sfruttare lo spazio faticosamente liberato per gettarvi ciò che estrarremo negli scavi che inizieremo un paio di metri a monte, nel corridoio d'accesso. Immagino che anche questi porteranno velocemente ad esiti scadenti, per cui passeremo a quella che potrebbe infine essere la sola via lungo la quale la grotta si sviluppa, cioè alla base del pozzo principale.
Da segnalare la presenza nel bosco di fiabeschi personaggi, non particolarmente amichevoli, ma neppure aggressivi, caratterizzati da comportamenti e intenti misteriosi, che fra loro si definiscono PIP (?!?). Uno è evidentemente il capo, il Presidente, emana uno sgradevole odore e si esprime con cavernosi, orribili, rumori; l'altro è senza dubbio un disadattato, completamente imprevedibile e dalla indefinibile età. L'ultimo è molto vecchio, canuto, e pare seguire i primi due per costrizione, o perché non sa che altro fare, o per sopraggiunta demenza senile.
Le foto sono di Fabrizio Bandini e Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì |