"Mi chiamo Salvatore Brai; sono nato a Oristano, in via Cagliari, il 6 maggio del 1938. Sono quindi un Sardo e il mio carattere probabilmente ne è una testimonianza diretta: la durezza, l'orgoglio, l'onestà interiore, la determinazione, anche la testardaggine che non sempre ha facilitato i miei rapporti soprattutto con le persone che mi sono più vicine, per le quali darei tutto e per le quali provo a scrivere questo libro, sono segni tipici di chi ha avuto origine nella terra dei nuraghi, delle genti che a questi poderosi, millenari monumenti di roccia hanno finito per assomigliare..."
Inizia così il libro del quale qualche giorno fa mi hanno consegnato una copia: riceverlo sarebbe stato un episodio normale, per nulla rilevante, se questa frase... se l'intero libro non l'avessi scritto io! Abitualmente immagino racconti e li creo seguendo l'istinto, mutandone più volte la trama originaria in base alle sensazioni che provo nei 3 o 4 giorni necessari per completarli. Soprattutto fino ad ora non sono riuscito a impegnarmi a fondo, a elaborare un progetto letterario e a lavorare per realizzarlo, forse perché per uno come me è più facile vivere sognando di diventare uno scrittore, fingendo di sperare di averne le capacità, piuttosto che adoperarsi con continuità per dimostrare a se stesso di esserlo realmente.
Alcuni mesi addietro mi contattò Salvatore Brai, un importante imprenditore, un uomo notevole, estremamente determinato, che nella sua vita è riuscito a ottenere risultati significativi in tutto ciò che si è ripromesso di fare. Aveva, prima di ritirarsi e lasciare l'azienda di famiglia ai nipoti, un ultimo sogno: scrivere e pubblicare un'autobiografia per raccontare ai figli, ai nipoti stessi, ai parenti, agli amici, ai colleghi e a chiunque fosse curioso di scoprire i suoi "segreti", quali scelte, quali sacrifici, quali intuizioni abbiano permesso a un bambino sardo particolarmente povero, tanto da trascorrere una parte dell'infanzia in orfanotrofio, di elevare la propria condizione sociale fino a diventare un personaggio di successo.
Aveva raccolto un quantitativo impressionante di appunti, caotico e ricchissimo di riferimenti, tuttavia non era in grado di trasformarlo in un qualcosa di omogeneo e leggibile... gli serviva, insomma, uno scrittore. Capii subito che il materiale era interessante, ma più di ogni altra cosa mi convinse ad accettare la proposta la voglia improvvisa, finalmente, di mettermi alla prova. Per la prima volta in vita mia avevo un impegno letterario, una data di consegna da rispettare e l'obbligo di redigere un testo che non solo piacesse a me, ma anche all'attentissimo, esigente Salvatore. Potevo utilizzare istinto e immaginazione per le parti descrittive, ma dovevo narrare con precisione gli episodi, collegarli, renderli un insieme, e soprattutto esprimere al momento giusto pensieri e sentimenti di un'altra persona.
Impormi un certo rigore è stato più facile di quanto credessi, non so tuttavia se da questa positiva esperienza trarrò gli stimoli necessari per dedicarmi con scrupolo al completamento della mia raccolta di racconti, alla stesura del mio primo romanzo. E' comunque emozionante leggere il proprio nome sulla copertina di un libro.
|